22 Febbraio 2024
Bandiera Usa, fonte: imagoeconomica
Le statistiche sull'economia americana sono molto positive, come sottolineato dagli economisti e dai rappresentanti dell'amministrazione Biden. La crescita del PIL per il 2023 è stata del 2,6%, la disoccupazione rimane al livello più basso da decenni, al 3,7%, e l'inflazione è scesa al 3%. Tutto ciò nonostante il deciso intervento della Federal Reserve per frenare la crescita dei prezzi, con un rapido aumento dei tassi di interesse fino al 5,5%. Sembra che il tentativo di ottenere un "atterraggio morbido", ovvero il successo nel combattere l'inflazione senza provocare una recessione, abbia avuto successo.
Eppure, il sentiment negativo tra i cittadini americani riguardo alle prospettive economiche persiste. Quasi la metà degli intervistati in un recente sondaggio della CNN ha dichiarato che l'economia sta peggiorando, nonostante i dati indichino il contrario. I cittadini spesso menzionano i prezzi elevati degli alimenti e delle abitazioni, oltre alle preoccupazioni per il futuro. È comune sentir dire che, sebbene le condizioni finanziarie delle persone siano migliorate negli ultimi tempi, molti temono per il futuro a causa della precarietà e della mancanza di risparmi.
Negli ultimi mesi si è iniziato a notare un certo movimento nei sondaggi sulle questioni economiche, tuttavia il divario tra le statistiche ufficiali e le percezioni continua a confondere molti esperti. Vanno alla ricerca di fattori esterni per spiegare ciò che viene definito il "vibecession", ossia il sentimento negativo (dove "vibes" deriva da "vibrazioni", intese come sensazioni) che suggerisce l'esistenza di una recessione, mentre in realtà l'economia sta crescendo.
Di Andrew Spannaus
È indubbio che le circostanze sociali e politiche contribuiscano all'atteggiamento negativo: la crisi dell'immigrazione al confine sud, le guerre nel Medio Oriente e in Ucraina, e l'alta conflittualità politica nel Paese. Quest'ultimo fattore impatta non poco; infatti, i repubblicani vedono l'economia con occhi negativi, mentre i democratici tendono ad essere più ottimisti. L'orientamento politico spesso influisce di molto sulle valutazioni della bontà delle politiche governative, a prescindere dalle condizioni oggettive.
Ma agli esperti bisogna ricordare che la strada verso la ricostruzione della classe media americana è ancora lunga. Decenni di globalizzazione e politiche liberiste hanno creato situazioni di debolezza e instabilità economica non facili da risolvere. È vero che i salari reali hanno tenuto il passo dell'inflazione, ma mantenere lo status quo o ottenere un miglioramento minimo non è sufficiente per generare ottimismo.
Ci sono difficoltà dovute ai salari bassi in settori che vanno dai servizi alla manifattura, che stanno provocando nuove lotte sindacali; il costo delle case è cresciuto notevolmente, costringendo molti a lavorare lontano da dove vivono; e per chi guadagna poco, il rischio di una crisi di salute o di un guasto all'automobile può mandare in fumo i risparmi in pochi giorni.
L'amministrazione Biden conta sul fatto che gli americani cominceranno a sentirsi meglio grazie alle nuove politiche industriali messe in atto per rafforzare l'economia produttiva, e agli interventi di welfare per i ceti più deboli. Un miglioramento delle percezioni potrebbe essere decisivo per la campagna elettorale. Ma politici ed economisti farebbero bene a ricordare che non si esce facilmente da quarant'anni di stagnazione a causa delle politiche della globalizzazione finanziaria. Occorre spiegare in modo chiaro i problemi ancora da aggredire e lavorare sodo, piuttosto che darsi le pacche sulle spalle per i risultati parziali ottenuti finora.
Di Andrew Spannaus.
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