29 Marzo 2023
Fonte: Avvenire
Via i monaci ortodossi legati alla chiesa russa. L’imperativo è del governo ucraino guidato da Volodymyr Zelensky, che ha cacciato i religiosi dalle loro abitazioni nel principale luogo sacro di Kiev, il Pechersk Lavra, un complesso di monasteri rupestri ortodossi che si trova nel cuore della capitale ucraina. I monaci ortodossi sono sospettati di collaborare con gli “invasori russi”, nonostante già nel maggio scorso il metropolita Onufriy abbia condannato pubblicamente l'invasione e abbia preso le distanze dal patriarca di Mosca, Kirill, che è un sostenitore dell'invasione e alleato di Vladimir Putin. I servizi di sicurezza ucraini hanno dato via a circa 60 procedimenti penali contro religiosi filo-russi del Patriarcato di Mosca, molti dei quali sono sospettati di collaborazione con l’esercito invasore. Anche il Pechersk Lavr è stato oggetto di perquisizioni da parte dei militari.
“Solo pochi sacerdoti hanno effettivamente collaborato”, ha denunciato l’arcivescovo Iona. “Non è giusto dare la colpa a tutta la chiesa. C’erano anche collaboratori tra gli stessi servizi di sicurezza e altri organi pubblici, ma il governo ha scelto di attaccare la Chiesa”. Ma il ministro della Cultura ucraino, Oleksandr Tkachenko, ha ordinato da tempo ordinato ai monaci della Chiesa ortodossa ucraina di abbandonare tutti i locali della Lavra, e oggi, mercoledì 29 marzo, è l'ultimo giorno per farlo. Molti hanno lasciato già gli edifici, altri sono pronti a resistere, seppur in maniera pacifica. Tkachenko ha detto che se i monaci vogliono restare, devono solo trasferire la loro fedeltà alla Chiesa ortodossa dell'Ucraina, a cui ora sarà affidato il Monastero.
Il 78enne metropolita Onufriy ha lanciato diversi appelli al presidente Zelensky affinché fermi lo sgombero. “Abbiamo inviato lettere al governo, ma non abbiamo ricevuto risposta”, ha detto, spiegando di non aver dato indicazioni ai fedeli sul se devono arrendersi o resistere. “Ognuno prenderà la propria decisione, ma senza violenza”. Lo scorso dicembre il presidente ucraino aveva firmato un decreto per espellere le organizzazioni religiose russe. L’accusa era la stessa: “Collaborano con Mosca”. Un mese dopo, in gennaio, Kiev aveva chiuso due chiese ai sacerdoti della maggiore confessione cristiana sospettata di collaborazionismo. Ora è arrivato lo sfratto.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia