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Gas e materie prime, Russia e Cina abbandonano il dollaro per le negoziazioni. Stipulati accordi di 16,5 mld in "rubli e yuan"

Mosca e Pechino trovano un nuovo accordo che si aggiunge a tutti i precedenti: il gas e le materie prime scambiate attraverso i gasdotti Power of Siberia e gasdotto Soyuz Vostok saranno pagati in rubli e yuan. L'accordo proietta le due economie in una nuova era di scambi

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Russia e Cina stanno passando a regolamenti in valute nazionali per le forniture energetiche. I pagamenti per il gas russo sono già effettuati su base paritaria in rubli e yuan. Lo ha annunciato il vice primo ministro della Federazione Russa Alexander Novak in un'intervista al canale televisivo Rossiya-24 a seguito di una riunione della commissione intergovernativa russo-cinese.

Gas, l'accordo sui pagamenti tra Russia e Cina porterà benefici anche alle loro valute nazionali

"Stiamo passando agli accordi in valute nazionali - sia in rubli che in yuan - per le risorse energetiche fornite, accordi reciproci che avvengono, anche per la fornitura di attrezzature dalla Cina", ha affermato. "Ad esempio, le forniture di gas oggi tra Gazprom e la Repubblica popolare cinese sono effettuate su base paritaria in rubli e yuan".
Novak ha poi aggiunto che anche il pagamento per la fornitura di petrolio e prodotti petroliferi passerà attivamente alle valute nazionali di Russia e Cina.

Dopo che Russia e Cina, nel febbraio 2022, firmarono un accordo per la fornitura di altri 10 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno per i prossimi 25 anni, col progetto di allargare il Power of Siberia 2 che sarà pronto per il 2030, oltre all’allargamento del Power of Siberia pronto per il 2025-2026, Pechino riuscirà ad ottenere dalla Russia altri 50 miliardi di metri cubi di gas ogni anno. Ovviamente sono soltanto un terzo rispetto a quanto ne acquistiamo noi dalla sola Russia, ma l’elemento essenziale e prevalente è che Mosca e Pechino contratteranno in rubli, almeno questo è l’accordo.

Gas, la Russia vuole accelerare sulla realizzazione del Power of Siberia?

La guerra del gas è entrata in una nuova fase e mentre l'Europa cerca di ultimare il rifornimento di gas russo mediante Ankara, dopo la chiusura del Transgas e l'attentato ai gasdotti Nord Stream 1 e 2, Russia e Cina trovano l'intesa anche sul pagamento in monete nazionali del gas. La contromossa di Putin, già anticipata nel suo viaggio a Pechino in occasione dell'inaugurazione delle scorse Olimpiadi invernali. Sin da allora la decisione presa fu che il principale acquirente di gas russo, potrebbe diventarlo il Dragone. E con volumi decisamente diversi.

Precedentemente già l'accordo per il gasdotto Soyuz Vostok tra Gazprom e Cnpc

Con questa semplice valutazione commerciale si spiega il nuovo accordo tra Gazprom, la compagnia energetica russa, con la compagnia energetica cinese Cnpc: "Il progetto è passato alla fase di attuazione pratica", così l'amministratore delegato di Gazprom, Alexey Miller, ha commentando la firma del contratto per la progettazione del gasdotto Soyuz Vostok.

Si tratta di una tubatura che, attraverso la Mongolia, arriverà in Cina. Un'infrastruttura che potrebbe trasportare fino a 50 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno verso il gigante asiatico. Il primo passaggio attraverso il gasdotto, che connetterà la zona dell’estremo Oriente russo con la Cina nord-orientale, inizierà probabilmente già tra due o tre anni.

Questo nuovo contratto di fornitura di gas al Dragone si aggiunge ad altri contratti già attivi tra Mosca e Pechino. La Russia infatti fornisce gas naturale alla Cina attraverso il gasdotto Power of Siberia già dal 2019, oltre che attraverso spedizioni di gas naturale liquefatto (gnl). Nel 2021 ha esportato 16,5 miliardi di metri cubi di gas verso la Cina, ma entro il 2025, questa quantità dovrebbe salire fino a 38 miliardi di metri cubi l’anno.

 

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