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UniCredit, Orcel rivendica l’“italianità” del gruppo: "Siamo i primi investitori in titoli di Stato italiani, deteniamo circa €40 mld"

In audizione al Senato l’ad respinge i rilievi del Golden Power e rivendica il peso dell’Italia nel gruppo, dal 2022, 5.000 assunzioni in tre anni e 1.000 nel 2024; Orcel chiude alla pista Banco Bpm, conferma partecipazioni del 26% in Commerzbank e del 29,5% in Alpha Bank, e conferma il ritiro quasi totale dalla Russia

28 Novembre 2025

UniCredit, Orcel rivendica l’“italianità” del gruppo: "Siamo i primi investitori in titoli di Stato italiani, deteniamo circa €40 mld"

Andrea Orcel, Ceo UniCredit

Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit, ha respinto in Parlamento i dubbi sollevati dal governo sull'“italianità” della banca nell’ambito della procedura di Golden Power. Nel corso dell’audizione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario, il 27 novembre al Senato, Orcel ha ribadito che UniCredit è "una realtà con cuore italiano e dimensione paneuropea", presente in 14 Paesi con oltre 20 milioni di clienti, e che all’Italia destina "circa il 45% del bilancio" detenendo "40 miliardi di euro in titoli di Stato", più di qualsiasi altro istituto.

Rivendicando il ruolo centrale del mercato domestico, ha ricordato che il gruppo conta in Italia 30.000 dipendenti, più di 8 milioni di clienti e quasi 500 miliardi di risparmi gestiti. Dal 2022 al 2024 UniCredit ha erogato "11,5 miliardi di finanziamenti green e 6,7 miliardi di finanza sociale", mentre la Fondazione UniCredit investirà "oltre 12 milioni l’anno contro la povertà educativa". Sul fronte occupazionale, ha confermato per il 2025 un piano di nuove assunzioni: "solo quest'anno abbiamo assunto 1.000 persone in Italia, di cui 700 giovani nella rete commerciale; questi numeri confermano la continuità degli investimenti avviati negli anni precedenti: dal 2021 sono entrate a far parte del nostro gruppo circa 5.000 nuove persone".

Richiamando la strategia di crescita organica degli ultimi anni, Orcel ha affermato che gli investimenti in persone, rete e tecnologia "continueranno a rappresentare la priorità", pur valutando iniziative esterne in grado di accelerare ulteriormente lo sviluppo.

La vicenda Banco BPM e il Golden Power

Orcel ha difeso nuovamente l’Ops lanciata nel 2024 su Banco BPM, rigettando le prescrizioni Golden Power del 18 aprile 2025. Secondo l’ad, il provvedimento si basa su informazioni che "UniCredit non ritiene corrette". Per questo motivo la banca ha presentato ricorso al TAR del Lazio – che ha chiesto la modifica di due condizioni su quattro – e, successivamente, al Consiglio di Stato. Pur confermando la preferenza per "una soluzione negoziata e costruttiva", Orcel ha precisato che la banca continuerà a perseguire in Italia una crescita organica tale da generare "valore equivalente a quello dell’operazione su Banco BPM".

Il Ceo di Piazza Gae Aulenti ha poi inoltre dichiarato, alla Commissione d'inchiesta bancaria al Senato, che: "Col risiko bancario non si può mai dire ma Banco Bpm per Unicredit non è più attraente come ai tempi della nostra ops perché l’azionariato ormai è cambiamo: notiamo dall’esterno, come notate tutti voi, che esiste un altro azionista che de facto ha il controllo relativo. Se ci fossero altre opportunità in Italia le valuteremo ma un ritorno su Bpm è escluso". Per questo, come anticipato da Il Giornale d’Italia, il dossier Banco BPM potrebbe tornare sul tavolo se Piazza Meda dovesse confluire nel cosiddetto Terzo Polo: in tal caso, UniCredit potrebbe rilevare parte dei 209 sportelli stimati in esubero, seguendo un modello analogo a quello adottato nell’acquisizione di UBI da parte di Intesa Sanpaolo

Partecipazioni e operazioni strategiche

Sul dossier Generali, Orcel ha chiarito che UniCredit ha effettuato "un investimento finanziario" che aveva inizialmente portato la partecipazione al 6,7%, poi ridotta al 2%. In ambito assicurativo, ha richiamato l’operazione da 1,4 miliardi per acquisire CNP Assurances e Allianz Vita in Italia, internalizzando la catena del valore del ramo vita e riportando sotto il controllo della banca 45 miliardi di risparmi.

A livello internazionale, ha citato la partecipazione del 26% in Commerzbank (con opzione per salire al 29,9%) e l’acquisizione del 29,5% di Alpha Bank in Grecia, oltre alla fusione tra UniCredit Bank e Alpha Bank Romania. Ha inoltre ricordato l’operazione su Aion Bank e Vodeno, finalizzata a sostenere la crescita tecnologica ed esplorare rientri in mercati come la Polonia.

Stablecoin, euro digitale e innovazione

Orcel ha poi illustrato il progetto di stablecoin sviluppato con un consorzio bancario europeo. Si tratta di uno strumento ancorato in rapporto 1 a 1 a euro depositati presso la banca, concepito per "digitalizzare l’euro attraverso tecnologie tokenizzate basate su blockchain". La stablecoin, ha spiegato, "si muove in parallelo all’euro digitale", che invece ha come controparte la BCE e non è tokenizzabile. Le due forme, ha precisato, "non sono in contrasto ma complementari".

La progressiva uscita dalla Russia

Sulla Russia, Orcel ha confermato anche in Commissione il percorso di graduale uscita dalla regione. "Dal giorno dell'invasione tutte le banche hanno smesso di dare credito nuovo ad aziende russe. Dal 2022 i prestiti sono scesi del 95%, da 7,6 miliardi a 700 milioni, di cui 300 milioni relativi a mutui preesistenti che non possono essere richiamati prima della scadenza. Il segmento retail russo - ha dichiarato il Ceo -, sarà completamente chiuso entro metà del prossimo anno". 

Dalle informazioni raccolte da Il Giornale d’Italia, l’uscita dalla Russia rappresenta per UniCredit un rammarico, poiché il Paese resta uno dei mercati più rilevanti per le imprese italiane. Al termine del conflitto russo-ucraino, è verosimile che l’export verso la Russia tornerà ad aprirsi e che molte aziende italiane cercheranno nuovamente un partner bancario sul territorio. UniCredit, oggi, è l’unica banca italiana ancora presente sul territorio.

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