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Le disuguaglianze salariali in Italia nel 2024: un mercato del lavoro che non trova equilibrio

Il 2024 restituisce un quadro di disuguaglianze salariali sempre più marcate. Nonostante un miglioramento della distribuzione dei redditi, il divario tra i comparti ad alta e bassa retribuzione si allarga, con l'espansione dell'occupazione che si concentra soprattutto nei settori meno tutelati.

21 Novembre 2025

Le disuguaglianze salariali in Italia nel 2024: un mercato del lavoro che non trova equilibrio

Il mercato del lavoro italiano tra crescita e disuguaglianze

Nel 2024, il mercato del lavoro italiano sembra registrare una crescita complessiva, ma l’Osservatorio statistico INPS conferma che la disuguaglianza salariale è ancora una delle caratteristiche più evidenti del panorama lavorativo. I dati mostrano una retribuzione media annua di 24.486 euro lordi, ma la distanza tra i settori più pagati e quelli più poveri è abissale. In un contesto in cui le disuguaglianze retributive restano forti, emerge un dato cruciale: la crescita occupazionale è concentrata nei settori a bassa remunerazione, consolidando così lo squilibrio.

Settori ad alta retribuzione: il predominio della finanza e dell’energia

I settori che continuano a dominare la classifica delle retribuzioni sono quelli che richiedono specializzazioni elevate e che garantiscono maggiore stabilità. In cima alla lista si conferma il settore finanziario e assicurativo, con una media di 56.429 euro lordi annui, che distacca di oltre 20.000 euro gli altri comparti. Accanto a questo, troviamo le estrazioni minerarie e la fornitura di energia e gas, che raggiungono rispettivamente i 51.530 euro e 50.015 euro. Settori che, seppur ben remunerati, sono caratterizzati da contratti stabili e continui, che garantiscono una media di quasi 300 giornate retribuite all’anno.

I settori a bassa retribuzione: ristorazione e attività creative in fondo alla classifica

All’altro estremo della scala retributiva, i lavoratori dei settori meno pagati, come la ristorazione, gli alberghi e le attività artistiche, continuano a vivere in una condizione di precarietà strutturale. In particolare, i dipendenti della ristorazione guadagnano in media solo 11.233 euro lordi, con un numero di 183 giornate retribuite all’anno, segnando così la profonda discontinuità e la natura stagionale del lavoro. A seguire, le attività artistiche e sportive e l’istruzione privata si attestano su retribuzioni che non superano i 16.000 euro, evidenziando il part-time e i contratti brevi come le principali cause di questa disuguaglianza salariale.

Le dinamiche occupazionali: crescita nei settori a basso salario

Il dato più significativo che emerge dalle statistiche dell’INPS riguarda proprio la dinamica dell’occupazione. Sebbene la distribuzione dei redditi segnali un lieve miglioramento, con un calo dei lavoratori sotto i 25.000 euro e una crescita dei salari medi e alti, è preoccupante che il 2024 veda una concentrazione della crescita occupazionale nei settori a bassa remunerazione. Alloggio e ristorazione, con 100.022 nuovi addetti, commercio (+66.993) e costruzioni (+38.196) sono i principali settori che spiegano il 60% dei nuovi posti di lavoro. Tuttavia, questi settori, che si caratterizzano per una bassa retribuzione, rischiano di mantenere intatta la povertà lavorativa, limitando la possibilità di una vera inclusione sociale.

Il lavoro part-time: una questione di genere e di disuguaglianza sociale

Un altro elemento chiave nelle disuguaglianze salariali è il lavoro part-time, che, nel 2024, interessa un terzo dei lavoratori dipendenti, ma con una netta frattura di genere. Infatti, mentre circa una donna su due lavora part-time, solo il 21% degli uomini è coinvolto in contratti a orario ridotto. Questo dato evidenzia la difficoltà delle donne nel conciliare lavoro e carichi familiari, con il risultato che le lavoratrici restano più esposte alla povertà lavorativa, ai contratti precari e alle riduzioni di orario. La retribuzione annua delle donne è di 19.833 euro, contro i 27.967 euro medi degli uomini, una disparità che riflette il persistente gender gap nel mercato del lavoro.

Un Paese a due velocità: disuguaglianze che si ampliano

Il quadro complessivo ci restituisce un’Italia a due velocità: da un lato, settori come la finanza e l’energia continuano a garantire salari elevati e stabilità, mentre dall’altro, comparti come la ristorazione, i servizi e le attività creative vedono un crescente numero di lavoratori sottopagati e in condizioni di precariato. Nonostante il mercato del lavoro registri un timido miglioramento nella distribuzione dei redditi, con una crescita dei salari medi e alti, il divario tra i comparti ad alta e bassa retribuzione resta una sfida cruciale. Inoltre, l’espansione dell’occupazione nei settori a bassa retribuzione non è accompagnata da un parallelo aumento delle tutele. Settori come l’edilizia, la logistica e il commercio continuano a presentare retribuzioni inferiori alla media, senza una reale stabilizzazione del lavoro. A questo si aggiunge una crescente instabilità contrattuale, che si riflette in una bassa qualità del lavoro.

Le sfide future: ridurre la disuguaglianza salariale

In conclusione, il mercato del lavoro italiano del 2024 rimane profondamente segnato dalla disuguaglianza salariale. Le filiere professionali più qualificate continuano a beneficiare di retribuzioni alte e stabili, ma la gran parte dei lavoratori è confinata in settori con stipendi bassi e contratti precari. La sfida per il futuro sarà quella di promuovere politiche che favoriscano l'inclusione e una redistribuzione più equa delle risorse. Si tratta di un percorso che dovrà puntare, tra le altre cose, sull’adattamento delle tutele sociali e sul miglioramento delle condizioni contrattuali nei settori più fragili. La crescente disuguaglianza tra i settori rischia di compromettere non solo l'equità economica, ma anche la coesione sociale del Paese, con gravi ripercussioni a lungo termine.

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