06 Ottobre 2025
Trump e Bin salman (imagoeconomica)
L’OPEC+ ha cambiato strategia. Dopo anni di tagli alla produzione e incertezze, l’organizzazione dei Paesi produttori di petrolio ha deciso di riprendere ad aumentare costantemente la produzione. Un atteggiamento confermato a ottobre, con una crescita di 137.000 barili al giorno. A guidare il cambiamento c’è l’Arabia Saudita, ma anche Trump ha avuto un ruolo.
Durante l’ultima riunione, l’OPEC+, organizzazione dei maggiori Paesi produttori di petrolio (Arabia Saudita, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Kazakistan, Algeria e Oman, con l’aggiunta della Russia, il “+” di OPEC+), ha deciso di aumentare le quote di produzione giornaliera a ottobre di 137.000 barili.
Questo aumento, più basso di quanto atteso ma comunque significativo, eviterà pressioni ulteriori da parte dei membri in espansione del cartello sull’aumento di produzione, ma al contempo non mette in difficoltà la Russia, per la quale è più complesso produrre più barili. Vince quindi la linea di Mosca, tra quella più cauta dell’Arabia Saudita e quella più espansionista degli altri Paesi.
“In considerazione della stabilità delle prospettive economiche globali e degli attuali solidi fondamentali del mercato, che si riflettono nei bassi livelli delle scorte di petrolio, gli otto Paesi partecipanti hanno deciso di applicare un adeguamento della produzione di 137.000 barili al giorno” si legge in un comunicato.
La decisione segnala una netta presa di posizione da parte del cartello, che sembra non avere paura di abbassare troppo il prezzo del petrolio, da tempo tra i 60 e i 65 dollari al barile. L’obiettivo di questa nuova politica è quello di conquistare, con una produzione massiccia, nuovi mercati, e aumentare così gli introiti attraverso una stimolazione della domanda grazie all’offerta a basso costo.
La scelta è arrivata per iniziativa dell’Arabia Saudita. I vertici del Paese hanno rinunciato a tagliare la produzione per aumentare il prezzo del petrolio, una posizione tenuta negli anni scorsi che aveva messo Riad in contrapposizione con il resto dell’OPEC+.
Anche Donald Trump ha però avuto un ruolo in questa scelta. Il presidente americano ha fatto pressione sull’alleato saudita perché rinunciasse ad alzare i prezzi del petrolio. Trump ha bisogno di un basso costo dell’energia per contrastare l’aumento dell’inflazione che altre sue politiche economiche, come i dazi e l’abbassamento dei tassi d’interesse sul dollaro, potrebbero causare.
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