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Resta (Most): "Decarbonizzare la mobilità richiede 15-20 anni e scelte basate su dati, bisogna avere pazienza senza correre dietro le mode"

Nel primo report dell’Osservatorio Sunrise, il presidente di Most evidenzia la centralità della decarbonizzazione nella mobilità e l’importanza di un approccio basato su dati, ricerca e collaborazione tra imprese e istituzioni

06 Ottobre 2025

In occasione della presentazione del primo report dell'Osservatorio Sunrise promosso da Most - Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile - Ferruccio Resta, Presidente del Centro, ha rilasciato un'intervista a Il Giornale d'Italia spiegando il ruolo fondamentale del processo di decarbonizzazione   

"Oggi siamo ospiti di Asso Lombarda come Most, il Centro Nazionale della Mobilità Sostenibile, per ragionare su quelle che sono le nuove prospettive della mobilità, delle infrastrutture e dei trasporti. Il Centro Nazionale si pone come uno strumento per trasformare ricerca in innovazione per il Paese, ma anche per disegnare i scenari e per disegnare quelli che sono i maggiori trend verso la decarbonizzazione, la decongestione, la sicurezza e l'accessibilità della nostra mobilità. Non siamo soltanto università, ma imprese. Abbiamo le migliori e le più grandi imprese del settore a fianco a noi e oggi affrontiamo il tema della decarbonizzazione del sistema stradale con neutralità tecnologica, basandoci su dei dati, senza correre dietro a quelle che sono le mode del momento, senza in qualche maniera farci appassionare da quelle che sono le tendenze. Sappiamo che è un percorso importante, sappiamo che ci sono tanti strumenti che abbiamo a disposizione, dai materiali alla propulsione, al valore del trasporto pubblico locale, ma alla necessità di avere un'auto privata che in qualche maniera affronta una decarbonizzazione e una sostenibilità di buon senso, garantendo continuità alle nostre imprese e al nostro mondo del lavoro".

Qual è la difficoltà più grande nell'effettuare effettivamente questa decarbonizzazione a livello della mobilità?

La difficoltà più grande è essere in grado di anticipare i tempi, nel senso che quando si parla di mobilità e di infrastrutture purtroppo i tempi sono molto lunghi. Fare gli investimenti vuol dire 10 anni, 15 anni, 20 anni. Vuol dire avere pazienza di vedere i risultati di questi investimenti e non correre dietro a una tifoseria di una tecnologia piuttosto che un'altra. Sappiamo che dobbiamo manutenere le nostre infrastrutture; il trasporto su ferra è uno strumento fondamentale, ma non può essere lo strumento perché oggi oltre l'80% del traffico sia la logistica, sia il passeggero è su gomma. Dobbiamo quindi vedere la ricerca, affrontarla, guardarla, però anche qui sapendo che certe soluzioni della ricerca non sono domani ma avranno bisogno ancora tanto tempo per essere sviluppate

Uno degli obiettivi per cui state lavorando?

L'obiettivo è guardare le tecnologie, studiarle e vedere come le tecnologie in qualche maniera possono dare risposta ai nostri cittadini. Tecnologie che sono da un lato green e quindi nuovi materiali, nuove batterie sul quale stiamo facendo moltissimo, nuovi sistemi di combustione e nuovi motori. Ma non dobbiamo far confonderci che la sostenibilità sia soltanto un tema di chimica ma ad esempio soluzioni digitali che oggi possono essere all'avanguardia. Ne dico una, il veicolo a guida autonoma sarà una realtà tra qualche anno, lo è già in alcune parti del mondo, l'Europa deve accelerare e l'Italia può sviluppare davvero un programma prioritario sulla guida autonoma. La guida autonoma vuol dire proprio minore veicoli sulle nostre strade, vuol dire maggiore sicurezza a regime, vuol dire minore decongestione

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