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Mediobanca, fine di un’epoca: nata nel 1946 con Cuccia per "ricostruire l’Italia", entra in una nuova fase con MPS verso il terzo polo

Fondata nel 1946 per sostenere l’industria italiana, Mediobanca passa sotto il controllo di MPS con il 62,3% del capitale, si apre ora una nuova fase, in attesa della fusione e del cambio ai vertici

09 Settembre 2025

Mediobanca, fine di un’epoca: nata nel 1946 con Cuccia per "ricostruire l’Italia", entra in una nuova fase con MPS verso il terzo polo

Mediobanca nasce per sostenere la ricostruzione industriale dell’Italia del dopoguerra. L’idea è di Raffaele Mattioli, allora presidente della Banca Commerciale Italiana, e di Enrico Cuccia, figura destinata a segnare profondamente la storia dell’istituto. Le tre banche fondatrici, tutte controllate dall’IRI, sono la Comit, il Banco di Roma e il Credito Italiano. Con la conclusione dell’OPAS da parte di MPS, Mediobanca passa sotto il controllo della banca senese, segnando simbolicamente la fine della lunga stagione iniziata nel 1946.

L’ingresso in Borsa nel 1956 fu il primo passo verso una presenza stabile e visibile nel panorama finanziario, mentre nel decennio successivo Mediobanca iniziava a estendere il proprio raggio d’azione: nacque Compass, che introdusse in Italia il prestito personale, e fu fondata Reconta, prima società di revisione del Paese. Nel 1964, l’intervento in Olivetti segnò l’inizio di una lunga serie di operazioni che avrebbero consolidato il ruolo della banca come regista delle grandi strategie industriali italiane.

Nel 1988, con la privatizzazione dell’istituto, iniziò un lento ma deciso cambiamento di paradigma. Le tre banche fondatrici ridussero la loro quota al 25% e un ulteriore 25% passò sotto il controllo di investitori privati. Nacque allora il patto di sindacato, strumento che garantì per anni la stabilità e l’indipendenza gestionale dell’istituto. Vincenzo Maranghi viene nominato Amministratore Delegato del Gruppo e lo resterà fino al 2003.

Negli anni Novanta, Mediobanca fu protagonista delle grandi privatizzazioni italiane, da Telecom Italia a Enel, da BNL a Banca di Roma, e condusse operazioni di salvataggio complesse, come nel caso del gruppo Ferruzzi. Alla morte di Cuccia, nel 2000, l’istituto era ormai considerato un pilastro insostituibile del capitalismo italiano. Nel 2001 diventa perativa Banca Esperia in joint venture con Mediolanum. 

Il cambio di passo arrivò nel 2003, con l’ingresso alla guida di Alberto Nagel e Renato Pagliaro che succedono a Vincenzo Maranghi. Il nuovo management avviò un processo di trasformazione che portò Mediobanca a evolversi da boutique finanziaria a gruppo bancario diversificato, puntando su tre direzioni: consumer banking, risparmio gestito e attività internazionali. Fu questo il senso del piano industriale che segnò l’avvio di una stagione di espansione all’estero, con l’apertura di sedi a Parigi, Francoforte, Londra e New York.

Tra il 2013 e il 2023, Mediobanca proseguì il proprio percorso di trasformazione. Si sganciò dai patti di sindacato, ridusse le partecipazioni storiche, rafforzò il wealth management e intensificò la propria presenza nel Corporate & Investment Banking. L’apice di questo processo fu segnato dal piano strategico 2023-2026, intitolato “One Brand - One Culture”, che mirava a un’integrazione totale delle diverse anime del gruppo sotto un’identità comune, puntando al rafforzamento definitivo nel wealth management e nella consulenza per famiglie e imprese ad alta patrimonializzazione.

Mentre Mediobanca si preparava a consolidare la propria posizione nei mercati finanziari europei, un nuovo fronte si apriva. Il Monte dei Paschi di Siena, avviata a luglio 2025 un’Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio per ottenere il controllo di Piazzetta Cuccia. L’operazione, accolta inizialmente con cautela, ha progressivamente raccolto adesioni crescenti da parte degli azionisti, fino a raggiungere il 62,3% del capitale il giorno della chiusura, l’8 settembre.

L’integrazione potrebbe concretizzarsi già nei prossimi mesi, qualora venga superata la soglia del 66% del capitale, che aprirebbe la strada a un’assemblea straordinaria e alla nascita di un nuovo gruppo bancario italiano, con radici storiche ma uno sguardo orientato alla finanza del futuro.

Con la quota di adesioni all'OPAS pari al 62,3%, l'AD di MediobancaAlberto Nagel, va verso le dimissioni nella riunione del board fissata per il 18 settembre. Il suo lasciare, dopo oltre vent’anni ai vertici del gruppo, rappresenta un passaggio simbolico: l’uscita di scena dell’ultimo interprete dell’era post-Cuccia. La nomina del nuovo consiglio d’amministrazione è prevista per l’Assemblea del 28 ottobre. MPS, primo azionista, indicherà la lista di maggioranza, anche con il supporto di azionisti rilevanti come Delfin e Caltagirone. Tra i nomi in corsa per la guida operativa del nuovo gruppo, si fanno i nomi di Mauro Micillo, Marco Morelli e Fabrizio Palermo, mentre per la presidenza si profilano Luigi De Vecchi e Renato Pagliaro. Con la cessione del controllo a MPS, Mediobanca entra in una nuova fase della sua storia e si delinea così un nuovo assetto di governance.

 

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