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Fiorini (Generali Asset Management): "Il Giappone è un indicatore delle future tendenze economiche e finanziarie globali"

Stefano Fiorini, Global Fixed Income Fund Manager di Generali Asset Management ha dichiarato: "La soluzione al problema del debito pubblico giapponese potrebbe essere utilizzata da altri paesi nel prossimo futuro per abbassare le metriche di debito governativo rispetto al PIL"

14 Agosto 2025

Fiorini (Generali Asset Management): "Il Giappone, un indicatore delle future tendenze economiche e finanziarie globali"

Stefano Fiorini, Global Fixed Income Fund Manager di Generali Asset Management, ha dichiarato:

"Il Giappone è sempre stato un paese da seguire con attenzione nel mondo della finanza, perché è stato spesso un indicatore delle future tendenze economiche e finanziarie globali. Dalla bolla speculativa e la conseguente stagnazione degli anni '90, alla sperimentazione di politiche monetarie straordinarie degli inizi degli anni 2000, il paese è stato sempre un indicatore di nuovi trend. Anche nel caso del rialzo dei tassi post-Covid si può dire che, ad esempio, il trentennale giapponese ha anticipato il movimento dell’omologo americano e del tasso trentennale dei maggiori paesi sviluppati. Oggi il tasso trentennale giapponese rende più del 3% rispetto ai circa 0,30% di inizio 2020.

La risposta, a nostro giudizio, è negativa in quanto la politica monetaria della Banca Centrale è molto timida nel difendere gli interessi dei detentori di obbligazioni a lunga scadenza. A fronte di un'inflazione sopra il 3% a livello nazionale, la Banca Centrale sta mantenendo i tassi di riferimento allo 0,50%, con l’obiettivo di uscire definitivamente da anni di deflazione. Tale politica va a scapito dei detentori di obbligazioni, che negli ultimi 5 anni hanno visto i loro investimenti perdere valore, mentre ne beneficia soprattutto il mercato azionario locale.
L’obiettivo delle autorità giapponesi è chiaro: uscire dal lungo periodo di deflazione e allo stesso tempo ridurre il peso del debito governativo. La Banca Centrale detiene già circa il 50% dello stock di debito, portando le perdite reali nel bilancio dello stato e preservando per quanto possibile il settore privato. Altra vittima di questa politica è stato lo yen, oggi ai minimi contro l'euro e fortemente sottovalutato su molte metriche di fair value.

La soluzione al problema della mole di debito pubblico giapponese potrebbe essere utilizzata da altri paesi nel prossimo futuro per abbassare le metriche di debito governativo rispetto al PIL. Il tutto lascia presagire che l’inflazione diventi una presenza costante nei prossimi anni e questo possa diventare un fenomeno globale. L’aumento dei tassi a lunga scadenza ha naturalmente le potenzialità per essere un elemento di disturbo per i mercati finanziari nel prossimo futuro. Tale nuova variante avrà ripercussioni sia sulle performance dei diversi asset finanziari che sulle realtà politiche dei singoli paesi. Un esempio è la recente elezione in Giappone, dove i partiti di maggioranza sono stati sconfitti e saranno costretti a governare con un governo di minoranza in entrambi i rami del Parlamento. Tra i fattori che hanno portato alla sconfitta c’è appunto l’inflazione e la perdita del potere d'acquisto della classe media.

Ipotizzare tassi giapponesi a lunga scadenza al 4 o 5% ha ripercussioni per altri mercati obbligazionari, in quanto il Giappone è stato uno dei maggiori esportatori di capitali negli ultimi decenni, accumulando molti asset stranieri, tra cui US Treasuries e obbligazioni governative europee. Tali asset potrebbero essere disinvestiti qualora si decidesse di imporre legislazioni per obbligare investitori istituzionali locali a comprare obbligazioni giapponesi nel tentativo di ridurre il rialzo dei tassi. Tale decisione sarebbe positiva per la valuta locale, invertendo il trend di debolezza e aiutando a ridurre il rialzo dell’inflazione".

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