05 Agosto 2025
Monte dei Paschi di Siena sta valutando con attenzione le possibili contromosse da adottare in risposta all’iniziativa di Mediobanca, che ha deciso di anticipare al 21 agosto l’assemblea straordinaria per deliberare sull’Ops su Banca Generali. La mossa di Alberto Nagel ha animato il dibattito nei circoli finanziari, che osservano con interesse anche il consiglio di amministrazione di Generali, convocato per mercoledì 6 agosto. In quell’occasione si discuterà, oltre ai conti semestrali, dei nuovi accordi distributivi tra la compagnia assicurativa, la controllata Banca Generali e Mediobanca, nonché dell’eventuale lock-up di 12 mesi sulle azioni proprie che Generali riceverebbe in caso di adesione all’offerta.
Uno degli elementi centrali di questa fase è rappresentato dal via libera – anche solo di massima – agli accordi tra Generali, Banca Generali e Mediobanca, condizione necessaria sia per la convocazione dell’assemblea che per la validità dell’Ops. Questo passaggio ha però suscitato una reazione da parte di Francesco Gaetano Caltagirone, azionista rilevante di Generali, che ha già ventilato la possibilità di azioni di responsabilità contro i consiglieri del Leone qualora venissero approvati gli accordi.
Rispetto allo scenario di giugno, quando un’assemblea simile era stata annullata per timori legati alla passivity rule, Nagel sembra contare su un cambiamento nel clima tra gli azionisti. A far pendere l’ago della bilancia potrebbero essere il possibile riposizionamento di UniCredit, che detiene l’1,9% di Mediobanca, e una maggiore compattezza da parte delle casse di previdenza, che controllano circa il 5,5% del capitale.
Se l’assemblea del 21 agosto darà esito positivo, l’offerta su Banca Generali potrà partire. Secondo quanto riportato nel prospetto, l’Ops sarà legalmente vincolante e non potrà essere ritirata, a meno che non vengano meno alcune condizioni specifiche. Tra queste, spiccano il raggiungimento di almeno il 51% delle adesioni da parte degli azionisti di Banca Generali, l’ottenimento delle autorizzazioni regolamentari – tra cui quella della BCE, attesa per il 18 agosto – e la firma di un accordo di partnership strategica di lungo periodo tra Generali, Mediobanca e Banca Generali nei settori della bancassurance e dell’asset management. È inoltre previsto un lock-up di 12 mesi sul 6,5% di azioni proprie che Generali riceverebbe in cambio, nel caso in cui decidesse di collocarle sul mercato; al contrario, avrebbe mano libera per una cessione diretta a un unico acquirente.
Nagel ha ricordato, nel corso di una recente call con gli analisti, che l’Ops sarà comunque efficace anche nel caso in cui Mediobanca diventi parte del gruppo Mps, e dunque non sarà subordinata all’attuale assetto azionario della società.
A Siena si osserva con attenzione l’evolversi della situazione. Il CEO di Mps, Luigi Lovaglio, ha finora mantenuto una posizione di neutralità, rinviando ogni giudizio sull’operazione alla chiusura dell’offerta senese. Secondo alcune fonti finanziarie, una delle possibili linee di azione potrebbe essere quella di non ostacolare direttamente l’operazione e proseguire con la propria tabella di marcia. Tuttavia, non si esclude che il management valuti mosse alternative per cercare di condizionare il processo.
Una delle opzioni più discusse negli ambienti finanziari riguarda un possibile rilancio sul prezzo da parte di Montepaschi, da annunciare alla vigilia dell’assemblea del 21 agosto. Una mossa del genere potrebbe influenzare l’orientamento degli azionisti di Mediobanca. Secondo le stime, per eliminare lo sconto del 2,65% attualmente esistente sul valore dell’offerta, Mps dovrebbe investire circa 435 milioni di euro in contanti. Per riconoscere un premio del 10%, l’esborso salirebbe a 1,64 miliardi, portando il totale a oltre due miliardi di euro. Una cifra significativa, ma considerata sostenibile alla luce di un eccesso di capitale stimato in 2,8 miliardi.
Un’altra possibile strada potrebbe essere quella del rinnovo anticipato del consiglio di amministrazione di Mediobanca. Se uno o più soci dovessero chiedere la convocazione di un’assemblea per la revoca dell’attuale board entro fine mese, si aprirebbe lo spazio per un ribaltamento della governance. Questo consentirebbe, in teoria, di rivedere gli accordi distributivi con Generali, rinegoziare il lock-up o alzare le soglie di validità dell’offerta, intervenendo quindi sulle stesse condizioni di efficacia definite da Nagel. Resta però da capire se ci siano i tempi tecnici per un’operazione di questo tipo, dal momento che l’offerta potrebbe chiudersi già entro la fine di settembre.
Parallelamente, il risiko bancario si arricchisce di un nuovo capitolo. Crédit Agricole ha comunicato di aver superato il 20% del capitale di Banco Bpm, grazie all’acquisto di un ulteriore 0,3% tramite strumenti derivati. L’istituto francese non avrebbe ancora ricevuto il via libera della Banca Centrale Europea per consolidare la partecipazione, ma l’obiettivo dichiarato resta quello di integrare pienamente la quota nel proprio patrimonio.
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