Dopo il ritiro dell’offerta pubblica di scambio da parte di UniCredit, Davide Leone – fondatore della londinese Leone & Partners e tra i principali azionisti di Banco Bpm – torna a farsi sentire e fissa i paletti per qualsiasi futura operazione sul capitale della banca guidata da Giuseppe Castagna.
«Chiunque voglia convolare a nozze con Piazza Meda dovrà considerare come base minima la valutazione proposta da UniCredit. Non si potrà tornare indietro rispetto a quella soglia» ha dichiarato Leone. Il riferimento è all’offerta pubblica di scambio ritirata da UniCredit, giudicata inadeguata dal consiglio di amministrazione di Banco Bpm, ma ritenuta comunque un benchmark imprescindibile per eventuali futuri pretendenti.
Il manager sottolinea che, anche dopo la conclusione dell’ops, «il prezzo di Borsa di Bpm resta superiore al valore dell’offerta UniCredit. Il mercato ha dato ragione al cda: la banca vale di più. Questa valutazione condivisa non può essere ignorata».
Leone, che con il suo fondo ha recentemente aumentato la partecipazione in Banco Bpm all’8,17%, ribadisce il sostegno al piano stand alone dell’istituto, ma non esclude aperture a operazioni strategiche. «Accoglieremmo positivamente qualsiasi ipotesi sensata e in linea con l’interesse del Paese, ma non a scapito del valore per gli azionisti. Accettare meno di quanto offerto da Unicredit sarebbe un danno inaccettabile, anche sotto il profilo della coerenza delle decisioni del board».
Attesa per Mps e riflettori su Crédit Agricole
Sul dossier Mps, Leone invita alla cautela: «È prematuro parlare di valutazioni senza sapere l’esito dell’ops su Mediobanca. A seconda di quanti titoli otterrà Monte dei Paschi, il suo valore potrebbe oscillare tra i 9 e i 24 miliardi. Qualsiasi calcolo sarà possibile solo dopo l’8 settembre».
Parole di apertura arrivano invece nei confronti di Credit Agricole, primo socio di Banco Bpm, in attesa del via libera della BCE per superare il 20% del capitale. «È un operatore serio, agisce in piena legittimità. Ma in caso di operazioni straordinarie, tutti gli azionisti – incluso Agricole – dovranno essere trattati in modo paritario».
Il ruolo del governo e la lezione del mercato
Quanto al ruolo dell’esecutivo, che aveva esercitato il golden power sull’offerta UniCredit, Leone non condivide le critiche: «Non c’è stato alcun danno per gli azionisti, anzi. Il mercato ha premiato la chiarezza. Il valore in Borsa, oggi superiore all’offerta ritirata, lo dimostra».
Infine, un riferimento storico: «L’offerta di UniCredit mi ha ricordato il caso E.On-Endesa del 2006, quando Enel seppe sfruttare le regole europee a proprio favore. Anche oggi, serve lucidità strategica per tutelare l’interesse nazionale e quello degli investitori».
Con quasi 1,2 miliardi di euro investiti, Leone & Partners si conferma uno dei soggetti chiave nel futuro di Banco Bpm, pronto a far sentire la propria voce in un contesto che resta fluido e potenzialmente ricco di sviluppi.