28 Gennaio 2024
TIM ha dato il via ai lavori per la presentazione di una lista del consiglio uscente in vista del rinnovo del Cda, il cui mandato scadrà con l'approvazione del bilancio al 31 dicembre 2023.
Con una nota, la compagnia telefonica ha spiegato che in vista del rinnovo del Cda, il Consiglio di Amministrazione ha deciso all’unanimità di avvalersi della facoltà di presentare una propria lista che ambisce a essere di maggioranza, ovvero una "lista del cda",come già avvenuto in occasione del precedente rinnovo. Il Consiglio - prosegue la nota - ha inoltre ritenuto opportuna una riduzione del numero dei suoi componenti rispetto a quello attuale di quindici amministratori a nove; il coordinamento delle attività è stato affidato al Presidente uscente Salvatore Rossi. La composizione della lista dovrà avvenire almeno 45 giorni prima dall'assemblea degli azionisti, fissata per il 23 aprile.
I soci saranno dunque chiamati a rinnovare l'organo consiliare e grazie a rumors raccolti, Il Giornale d'Italia è già in grado di delineare un quadro circa i nomi dei nuovi vertici, per la ricerca dei quali il mandato sarà conferito ad un Head Hunter, molto probabilmente Spencer Stuart (che ad oggi non ha ancora ricevuto).
Il Presidente Rossi, come spiegato da Il Giornale d'Italia lo scorso 13 Dicembre, ha già dichiarato la sua indisponibilità per un nuovo mandato,ritenendo che la sua esperienza di oltre quattro anni in TIM debba avviarsi naturalmente a conclusione con la scadenza.
Secondo i rumors raccolti da Il Giornale d'Italia, il nome più favorito per la Presidenza al posto dell'uscente Rossi sarebbe quello di Giovanni Gorno Tempini. Classe 1962, Gorno Tempini è già nel Cda di TIM dal 31 marzo 2021 ed è l'attuale presidente di Cassa Depositi e Prestiti, poltrona che ovviamente lascerebbe vuota se dovesse salire al vertice della compagnia telefonica; la sua figura dunque suggella dunque un inscindibile intreccio tra le due partite.
Insieme a Gorno Tempini nell'aria c'è anche il nome di Massimo Sarmi;classe 1948, anche lui è già consigliere TIM e attuale Presidente di FiberCop, società controllata dalla stessa compagnia telefonica e nata per innovare l’infrastruttura di rete e per assicurare l’accelerazione del processo di digitalizzazione in Italia. L'opzione più probabile al momento vedrebbe comunque Sarmi al vertice della rete nazionale, il quale dunque diverrebbe oltre che Presidente di FiberCop, anche presidente della società che nascerà dalla fusione tra Fibercop stessa e Open Fiber. Per la ricerca del ceo, KKR ha dato mandato all'Head Hunter Egon Zehnder.
Circolano inoltre i nomi di dell'ex amministratore delegato di TIM Franco Bernabé, classe 1948, che è attuale Presidente di Acciaierie e quello di Luigi Gubitosi; il presidente Luiss farebbe così il suo ritorno in TIM dopo esserne stato amministratore delegato dal 2018 al 2021. Tra i possibili nomi potrebbe inoltre spuntare anche quello di Giuseppe Recchi, già Presidente di Tim dal 2014 al 2018, CEO Europe fino al 2022 del gruppo Affidea, società leader in ambito salute e diagnostica di Ernesto Bertarelli. Non esclusa inoltre l'opzione Gaetano Miccichè laddove tramontasse quella in Cdp.
Altre opzioni al vaglio sarebbero i nomi di Patrizia Grieco, presidente di Anima e di Assonime ed ex Mas e Claudia Parzani, Presidente di Borsa Italiana ed ex numero uno di Allianz Italia.
Per quanto riguarda la poltrona di Amministratore delegato invece, come anticipato da Il Giornale d'Italia lo scorso 15 dicembre, Pietro Labriola rimane il candidato prescelto per la "lista del Cda", puntando dunque a un mandato bis. Il nodo Vivendi in questo senso, rimane l'unico ed eventuale ostacolo sulla strada.
L'unico ostacolo alla conferma dell'attuale Ad e alla scelta del presidente potrebbe essere rappresentato dall'azionista di maggioranza Vivendi, che in assemblea dovrà votare il rinnovo del Cda forte del suo 23,5%. I francesi infatti, continuano a ribadire la loro opposizione allo scorporo della rete e alla vendita di Netco a Kkr deciso dal CdA, ambito sul quale è pendente ricorso presso il Tribunale di Milano.
Lo scorso 18 gennaio infatti, Vivendi si è rivolto alla direzione generale della Concorrenza dell'Unione europea per chiedere una valutazione riguardo al ruolo e al coinvolgimento del ministero dell'Economia proprio riguardo all'operazione dello scorporo. Vivendi avrebbe chiesto dunque se non possa essere necessario un approfondimento sulla posizione del Tesoro oltre a quella del fondo americano, proprio in virtù del futuro coinvolgimento del Mef.
Una risposta negativa dai vertici europei, oltre che indebolire la posizione di Vivendi in Tribunale, implicherebbe una legittimazione della decisione del Cda TIM di approvare la vendita della rete senza passare dal comitato Parti correlate né dall'Assemblea.
È al vaglio di Vivendi inoltre la decisione di presentare una propria lista per il Cda, andando dunque alla scontro con gli altri azionisti e la seduta di voti in assemblea. Dalle informazioni raccolte da Il Giornale d'Italia, Vincent Bolloré e Arnaud de Puyfontaine hanno conferito incarico ad un head hunter per l'identificazione di nomi "alternativi" a quelli presentati dalla lista del cda, nonché per effettuare una stima di voti che potrebbero raccogliere in assemblea considerando il loro 23,5% detenuto; il resto dell'azionariato è infatti composto per il 9,81% da Cdp, per il 3,75% da investitori istituzionali italiani e per il 44,20 da investitori istituzionali esteri. Resta sullo sfondo la trattativa tra il governo italiano e quello francese per una "way out" onorevole per Vivendi che consenta la possibile "deposizione delle armi".
Il rinnovo del Cda di TIM non può che non incastrarsi con un'altra grande partita di cui già si è accennato, ossia quella della Cassa Depositi e Prestiti.
Se il nome più quotato di Gorno Tempini dovesse rivelarsi vincente riuscendo a conquistare il "trono" di TIM infatti, lo stesso lascerebbe vuota la poltrona di Cdp. Presidenza che, giova ricordare, prevede compensi con un cap di € 280mila annui, € 355mila considerando anche gli emolumenti dalle società del gruppo.
Le opzioni sul tavolo della Cassa Depositi e Prestiti, al momento sarebbero quattro; il posto lasciato libero da Gorno Tempini potrebbe essere occupato da Gaetano Micciché, classe 1950, Banchiere d’affari di lunghissimo corso, già a capo di tutta l’area Corporate & Investment Banking del gruppo Banca Intesa San Paolo e oggi presidente della divisione Imi. Il banchiere però difficilmente potrebbe lasciare l'incarico in Banca Intesa San Paolo, incompatibile con quello di Cdp, in quanto non meno interessante del ruolo che andrebbe a svolgere.
Altra opzione è quella di Francesco Profumo, classe 1953, Presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo dal maggio 2016, e quindi alla scadenza del suo secondo ed ultimo mandato a maggio 2024 con l'approvazione del bilancio al 31.12.23. Profumo, in un'intervista a Il Giornale d'Italia il 24 Novembre 2023, ha vincolato un suo possibile interesse per Cdp ad un doppio mandato, in considerazione dei progetti e dei dossier a lungo termine definiti e realizzati dalla cassaforte del governo italiano, interesse poi smentito sempre su questa testata il 25 Gennaio 2024.
Resterebbe all'orizzonte per Profumo l'importate partita di Banca Intesa Sanpaolo, ove l'attuale Presidente Gian Maria Gros-Pietro, classe 1942, dovesse decidere di non ricandidarsi per il rinnovo del board, previsto nel 2025 con l'approvazione del bilancio al 31.12.24. Si ricorda che per la nomina a presidente di Banca Intesa Sanpaolo è richiesto preventivamente almeno un anno sabbatico e gli incastri temporali coinciderebbero perfettamente, tanto che a breve Profumo sarebbe pronto alle dimissioni con qualche settimana di anticipo rispetto alla scadenza naturale in Fondazione.
Questa dunque la possibile ambizione di Profumo, anche se va precisato che lo statuto di Intesa Sanpaolo non prevede limiti di età e che Gros-Pietro, forte anche dei risultati raggiunti dalla banca e del suo standing, potrebbe tranquillamente ricandidarsi per il 3° rinnovo - è Presidente del CdA dal 2016, dopo essere stato Presidente del Consiglio di Gestione dal maggio 2013 - (strada spianata inoltre per il rinnovo di Carlo Messina, classe 1962, al 4° mandato alla guida della Banca, che chiuderà il 2023 al record storico con oltre € 7 miliardi di profitti).
Determinante al riguardo il ruolo che giocherà il Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, che, in accordo con i vari stakeholder, dovrà indicare il nuovo Presidente dalla Fondazione San Paolo, alla quale spetta tradizionalmente l'indicazione della presidenza di Intesa San Paolo. In Fondazione in pole ci sarebbe Marco Gilli, ex rettore del Politecnico di Torino, ora addetto scientifico dell’ambasciata Usa, seguito a distanza da Luca Asvisio, presidente dell’Ordine dei Commercialisti, e Guido Saracco, attuale rettore del Politecnico di Torino, mentre più in discesa appaiono le probabilità per Giorgio Barba Navaretti, fratello di Alain Elkann (padre di John - Jaki, Lapo e Ginevra)
In lizza per Cdp anche Fabrizio Palenzona, su cui però pesa la sconfitta in Acri, per la cui Presidenza il nome in cima alla lista è quello di Giovanni Azzone, attuale presidente di Fondazione Cariplo. In tal caso, Palenzona potrebbe puntare alla Vicepresidenza Acri.
Sulla scelta per la presidenza di Cdp, rimane determinante il ruolo dell'avvocato Giuseppe Guzzetti, classe 1934 e Presidente di Fondazione Cariplo dal 1997 al 2019, colui che, a detta di qualcuno, "darà le carte", frenando Palenzona, e aprendo la strada all'opzione che Gorno Tempini possa rimanere in Cdp o a quella di conferire l'incarico a Francesco Profumo o ad altri (ricordiamo che la presidenza di Cdp viene decisa dalle Casse di Risparmio).
Altro nome per la poltrona di Cdp è quello del presidente di ITA Airways Antonino Turicchi, previo superamento dell'impasse riguardo l'operazione Ita-Lufthansa, sulla quale la Commissione europea ha deciso di avviare un'indagine approfondita.
Anche per questo motivo non è comunque da escludere la riconferma di Dario Scannapieco alla guida di Cdp, supportato dalla "lunga mano" di Mario Draghi, diretto verso la Presidenza del Consiglio Europeo. E il risiko o tetris potrebbe alla fine ritrovare appunto la quadra con la riconferma alla guida di Cdp del duo Scannapieco - Gorno Tempini.
Sullo sfondo poi c’è chi vorrebbe recuperare come ad di Cdp l'ex ad di Terna, Stefano Donnarumma, rimasto fermo all’ultimo giro nonostante fosse il candidato della premier Giorgia Meloni per la poltrona numero uno di Enel, ma peserebbe su di lui lo stop della Lega.
Pietro Labriola, classe 1967, è laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Bari e ha conseguito un Master in Gestione dell’Innovazione e delle Tecnologie presso Tecnopolis, Parco Scientifico Tecnologico di Bari.
Prima di approdare nel Gruppo TIM, dal 1996 Labriola ha operato in Infostrada, come direttore business development prima e marketing poi, e precedentemente ha ricoperto incarichi in Boston Consulting Group, Cable&Wireless e France Telecom.
Nel 2006, inoltre, è stato nominato Amministratore Delegato di Matrix e nel 2013 ha assunto la responsabilità della funzione Business Transformation.
Nel Gruppo TIM dal 2001, ha ricoperto incarichi di crescente responsabilità nell’ambito del Marketing per i segmenti aziende e consumer dei servizi di telefonia fissa e mobile.
Pietro Labriola è Amministratore Delegato e Direttore Generale di TIM, carica quest’ultima già assunta dal 26 novembre 2021.
In Brasile ha guidato TIM dal 2015 come Chief Operating Officer e poi dal 2019 come Amministratore Delegato, e ne ha trainato la crescita consolidando il percorso di sviluppo con l’acquisizione di Oi e delle licenze 5G, fornendo un determinante contributo allo sviluppo digitale di un paese tra i più vitali.
Classe 1962, Giovanni Gorno Tempini è laureato in Economia e Commercio presso l’Università Luigi Bocconi di Milano nel 1987, ha iniziato la sua carriera in JP Morgan nel 1987 nel settore di Global Markets, ricoprendo diversi incarichi direttivi a Milano e Londra, con responsabilità in Italia e EMEA.
Insegna all’MBA Program della SDA Bocconi School of Management e all’Università L. Bocconi di Milano, in qualità di professore a contratto. È stato inoltre docente all'Università LlUC di Castellanza (Varese) e all'Università Ca' Foscari di Venezia, presso la quale è tuttora Cultore della Materia del Dipartimento di Economia.
In precedenza, è stato Presidente di Fondazione Fiera Milano e Consigliere di amministrazione dell'Università LUISS (luglio 2016-luglio 2019). È stato nel Consiglio di Amministrazione di Intesa San paolo S.p.A. e di Willis Towers Watson S.p.A. (aprile 2016-novembre 2019), e inoltre nel Consiglio di Amministrazione di FIRC - AIRC, Fondazione e Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (maggio 2016-aprile 2020).
Tra il 2001 e il 2007, ha ricoperto diversi ruoli all’interno del Gruppo Intesa San Paolo, in particolare, dal 2001 al 2005, l’incarico di responsabile dell’attività di Investment Banking e di Finanza Strutturata e di Amministratore delegato di Banca Caboto - ora Banca IMI) e, dal 2006 al 2007, di responsabile della Finanza e Tesoreria del Gruppo.
Da maggio 2010 fino a luglio 2015, ha assunto la carica di Amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. e di CDP Reti S.p.A. (dicembre 2014-luglio 2015). È stato inoltre Presidente del Fondo Strategico Italiano (agosto 2011-luglio 2015).
E’ Presidente del Consiglio di Amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. dal 24 ottobre 2019, Presidente di CDP Reti S.p.A. dal 28 novembre 2019, Presidente di CDP Equity S.p.A. dal 2 aprile 2020 e Presidente della Fondazione CDP dall'11 novembre 2021.
Il 31 marzo 2021 è entrato a far parte del Consiglio di Amministrazione di TIM S.p.A.
Classe 1948, Massimo Sarmi ha iniziato la sua carriera come ufficiale nell’Aeronautica Militare, per poi esercitare la professione di ingegnere.
Nel 1995 è stato il primo Direttore Generale di TIM (Telecom Italia Mobile), la società nata dallo scorporo della divisione radiomobile da Telecom Italia dove Sarmi ha lavorato fin dal 1986 rivestendo ruoli a crescente complessità e contribuendo allo sviluppo dei servizi innovativi di telefonia mobile e fissa.
Nel 2000 è stato nominato Amministratore Delegato e Direttore Generale di Siemens Italia.
Dal 2002 al 2014 ha assunto l’incarico di Amministratore delegato e Direttore Generale del Gruppo Poste Italiane. Alla guida del Gruppo, Sarmi ha sviluppato una strategia di potenziamento della rete di uffici postali, di innovazione tecnologica, di ampliamento della gamma di servizi e di ingresso in nuovi settori di business, ottenendo risultati significativi sul piano finanziario.
Fino ad aprile 2015 è stato Presidente della Banca del Mezzogiorno nonché, fino ad aprile 2016 Amministratore Delegato della concessionaria autostrade Milano Serravalle– Milano Tangenziali e Presidente della concessionaria autostradale Autostrada Pedemontana Lombarda S.p.A. Nel 2013, è stato nominato da Confindustria delegato per la diffusione dei servizi digitali evoluti.
Massimo Sarmi da novembre 2020 è Presidente di FiberCop, società controllata da TIM e nata per innovare l’infrastruttura di rete e per assicurare l’accelerazione del processo di digitalizzazione in Italia.
Dal 15 dicembre 2022 è Consigliere di TIM in sostituzione di Frank Cadoret, dimessosi il 16 novembre.
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