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Malagiustizia, quando giudici e servizi sociali "delinquenti" distruggono la famiglia per motivi ideologici togliendo i figli ai genitori

Malagiustizia, dal giudice Angrisano della "famiglia del bosco" di Palmoli al povero Alessio Grana a Santa Margherita Ligure al giudice pro vaccino Covid Secchi della V sezione di Milano - alcune delle storie da raccontare per non dimenticare e affinché non accada ancora

24 Novembre 2025

Malagiustizia, quando  giudici e servizi sociali "delinquenti" distruggono la famiglia per motivi ideologici  togliendo i figli ai genitori

La giustizia italiana è a volte caratterizzata da giudici e servizi sociali "delinquenti" che distruggono la famiglia per motivi ideologici togliendo i figli ai genitori, come accaduto anche con il famigerato Green Pass e in tante altre situazioni.

Purtroppo va detto, non ci sono mezzi termini: distruggere la familias, fondamento della nostra storia e della nostra società civile, e agire sui minori per motivi ideologici è da "delinquenti". A scanso di malevole interpretazioni, precisiamo subito che il termine "delinquente" viene qui usato nell'accezione latina di de-linquere, composto da de("mancanza") e linquere ("lasciare") ovvero "lasciar vuoto, abbandonare", "uscire dalla retta via". Perché, indubbiamente, la sentenza del Tribunale per i minorenni de L'Aquila che strappa via i tre "bambini del bosco" a due genitori che li amano da un lato lascia un vuoto terribile in una famiglia "diversa" dai cliché mediatici e culturali del nostro secolo - famiglia che tuttavia funziona e funziona bene in termini di affettività e unione - e dall'altro lato abbandona due genitori che hanno fatto il possibile, e anche di più, per garantire ai loro figli benessere psico-fisico e serenità, insegnando i valori fondamentali, tra cui quel rispetto della natura e dell'ambiente circostante che nel mondo occidentale - fintamente orientato al green de noantri - manca da tempo.

"Delinquente" quel giudice lo è anche per il sommo Dante per cui, più genericamente, delinquere significa fare il male, peccare ("Con quel gigante che con lei delinque" Purgatorio, Canto XXXIII, vv. 40-45). Perché, indiscutibilmente, è "male" e costituisce "peccato" davanti a Dio - qualsiasi dio - dividere ciò che per diritto naturale è indissolubile come i legami familiari. Sul punto vale certo la pena ricordare che da liceali abbiamo amato tutti Antigone, nell'omonima tragedia di Sofocle, che si ribellava all'irremovibile tiranno Creonte che in nome dello jus in civitate positum, il diritto positivo, ovvero le leggi da lui stesso fatte, le intimava di non dare sepoltura al fratello Polinice morto in battaglia dalla "parte sbagliata". Peraltro la sacralità della famiglia che costituisce radice fondamentale della storia e della Cultura del nostro Paese. Basti pensare all'Eneide di Virgilio con quella meravigliosa descrizione dell'antico fondatore della civiltà latina che fugge da Troia in fiamme portando sulle spalle il vecchio padre Anchise e tenendo avvinto a sé il figlio Ascanio (Eneide II, 671 e ss.g.: "Di patrii servate domun, servate nepotem...") e i penates, ovvero le divinità della casa, della famiglia, fondamento della nostra società.    

Di contro, la storia più recente del nostro Paese è assai poco epica e ancor meno edificante. La famiglia è smembrata, frammentata, "fluidificata" e piegata alle logiche LGBTQ+ ad opera di una sinistra che ha ben poco da spendere oltre l'odio verso la figura del padre, maschio bianco e etero. Ad un convegno Lgbtq+ e transgender ha partecipato come relatrice Cecilia Angrisano, presidente dal 2017 del Tribunale dei Minorenni di L'Aquila, colei che ha disposto l'allontanamento dei tre figli di Catherine Birmingham e Nathan Trevallion.

Cecilia Angrisano, chi è il magistrato che ha tolto i 3 figli ai genitori: presidente tribunale minori L’Aquila, presente a convegni Lgbtq+ e trans

Già a partire dagli anni Duemila del secolo scorso la cronaca giudiziaria può dirsi esemplare per quanto riguarda la tutela della famiglia: tante, troppe, le storie di famiglie spezzate e di minori che i meandri della burocrazia hanno condotto tra case famiglie e affidi per poi perderli per sempre: vite border-line, droga, suicidi, bassa manovalanza criminale, insomma esistenze negate come quelle dei loro genitori precipitati e abbandonati nei baratri della disperazione.

Alcune delle assurde e indegne storie di alcuni giudici e assistenti sociali che molti definiscono "il cancro della società" 

Ecco alcune delle assurde e indegne storie di taluni giudici e assistenti sociali che molti addetti ai lavori definiscono "il cancro della società", rovinando l'immagine di molti colleghi corretti, competenti e capaci.

Antonio Sonatore, laureato in psicologia e maestro, è il simbolo internazionale dei padri a cui le istituzioni hanno sottratto i figli. Viveva stimato e felice in Valle d’Aosta, poi la burrascosa separazione dalla moglie, con denunce e avvocati. Alla fine il Tribunale di Aosta gli aveva tolto il diritto di poter stare con la figlia, all'epoca undicenne. Le aveva provate tutte e dopo giorni di sit-in senza nessun esito, il pomeriggio di Pasqua del 1996, come ultima disperata protesta contro la "giustizia ingiustasi diede fuoco davanti all’ingresso del tribunale di Aosta. Morì due giorni dopo, tra sofferenze atroci.   

Scalpore e dolore ha suscitato la storia di Alessio Grana, pugnalato a morte dal vicino di casa Sergio Frisinghelli, dopo una lite condominiale, in una palazzina degradata di via Costamezzana 15 a Santa Margherita Ligure, in provincia di Genova, la sera di sabato 19 agosto 2023. Era stato proprio Il Giornale d'Italia a fare luce sulla sua vita, scoprendo che aveva un figlio del quale gli era stata però tolta la patria potestà. In una lettera manoscritta inviata l'11 marzo del 2016 al maresciallo dei Carabinieri di Santa Margherita Ligure Grana spiegava con la grammatica della disperazione: "Il sottoscritto Grana Alessio con questa lettera intende far sentire a pieno la sua voce, urlando contro lo Stato italiano e alle sue cosiddette istituzioni", rivelando tutto il senso di impotenza perché da 4 anni gli era stata tolta la patria potestà e non gli era più possibile vedere il figlio. Aveva implorato le istituzioni di lasciargli vedere il bambino, ma il suo appello era caduto nel vuoto - ecco la storia: Alessio Grana e la lettera al maresciallo dei Carabinieri del 2016: il figlio di 8 anni in comunità e visto di nascosto, i problemi con gli assistenti sociali e la perdita della patria potestà - ESCLUSIVA

I servizi sociali avrebbero dovuto imporre a Grana di organizzarsi per il figlio minore, mantenendo la casa pulita ed ordinata, allestendogli la cameretta, preparandogli da mangiare e portandolo a scuola, dando in questo modo ad entrambi delle sane regole di vita, che avrebbero aiutato anche il genitore, il quale, in assenza di "puntelli", è finito allo sbando e inna situazione che gli è costata la vita.

Indignazione e dolore ha suscitato anche la storia di Natalina Colangelo e di suo figlio Cristian, diffusa dai media a fine ottobre 2023: quattro anni prima, nel 2019, quando il bimbo aveva appena 7 anni, era stato portato via alla madre e allocato nel Centro Paolo VI di Casalnoceto, nel Monferrato, in Piemonte. A lei veniva impedito di vederlo. "L’hanno chiuso lì i servizi sociali - spiegava Natalina ai giornalisti senza riuscire a rassegnarsi - Hanno applicato lo stato di adottabilità, anche se a causa di problemi sanitari mio figlio non lo è. Non mi è stato consentito nulla, mi hanno negato qualunque diritto. Hanno detto che sono borderline e inadeguata, ma sono una mamma che ama il proprio figlio, l’ho sempre curato, non gli ho fatto mancare nulla. Io e la nonna gli abbiamo dato tutto l'amore, le attenzioni, l'affetto, le cure mediche, tutto quello di cui ha bisogno un bambino. Ho un lavoro e una casa di proprietà, mia mamma è pensionata. Dove starebbe il problema?". 

Un altro caso a Milano, dove la "giustizia ingiusta" della giudice Beatrice Secchi della Sez. V di Milano ha tolto l'affido dei figli minori di 12 e 15 anni ad un padre che si opponeva al vaccino contro il Covid per i possibili pericolosissimi effetti collaterali.

Al riguardo si ricorda, tra le varie, la storia della povera Camilla Canepa, morta a 18 anni dopo la prima dose di AstraZeneca, con correlazione accertata: 

Camilla Canepa, l'autopsia: "Morta per emorragia cerebrale”. 16 giorni prima la dose di vaccino Covid AstraZeneca

Sul vaccino la storia degli ultimi anni ha dato ragione piena, ma nessun medico o giudice o altri ha pagato: e i figli hanno vissuto un periodo infernale. A un padre sano, lavoratore, senza vizi, diventato un pericolo sociale in quanto voleva tutelare la salute dei figli, farli studiare ed educarli, è stata tolta la patria potestà per assegnarla in via esclusiva ad una madre non in grado di seguire i minori e di garantire i loro bisogni più importanti, ad iniziare dalla serenità. La figlia poi si è trasferita dal padre, salvandosi (studia con profitto, dipinge, compone al pianoforte ed è felice), mentre il figlio minore, nel frattempo integralmente assegnato ai servizi sociali, è rimasto dalla madre, allo sbando e smettendo di andare a scuola. 

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E arriviamo alla casa nel nel bosco e il "rapimento di 3 bambini"

Quella dei 3 bimbi del bosco Palmoli, vicino Chieti, in Abruzzo, da storia di cronaca si è trasformata così in caso emblematico e terreno di scontro, anche tra Governo e Anm/Associazione nazionale magistrati che si richiama agli "elementi oggettivi".  Mentre si cerca un compromesso "soddisfacente", il danno è comunque già fatto: i bimbi sono "scossi", come evidenziato dal legale della "famiglia del bosco", catapultati all'improvviso in un ambiente estraneo, costretti a regole e abitudini che non possono comprendere, come i limiti al tempo da trascorrere con la mamma o il divieto di incontrare il papà. In una casa famiglia che costa peraltro ai contribuenti € 5mila a bambino al mese, ovvero 15mila euro mensili

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Il Guardasigilli Carlo Nordio venerdì, dopo aver sentito la premier Giorgia Meloni, ha parlato di possibilità di un'ispezione: "Strappare un bambino dalla famiglia è un atto estremamente doloroso e grave", ha commentato annunciando "accertamenti profondi".

Più aspro il commento del vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che ha parlato  di "sequestro" dei bimbi portati via alla madre e al padre "in maniera indegna, preoccupante, pericolosa e vergognosa", sottolineando la volontà di essere in Abruzzo questa settimana: "Giudici e assistenti sociali non rompano le scatole - ha sbottato Salvini - Anche questa storia dimostra che una profonda, sana e giusta riforma della giustizia che non funziona, sarà fondamentale". 

L'atto del tribunale dell'Aquila, tuttavia, afferma con terribile freddezza senza lasciare molto margine l'Associazione nazionale magistrati "fonda su valutazione tecniche ed elementi oggettivi: sicurezza, condizioni sanitarie, accesso alla socialità, obbligo scolastico. Ed è stato assunto con finalità esclusivamente protettive". L'ordinanza, aggiunge il segretario Rocco Maruotti "è stramotivata" e i giudici "hanno il dovere di intervenire" quando vi sono "concreti e attuali motivi" per ritenere "compromessi o anche solo messi a rischio" i diritti fondamentali dei minorenni. "Ma i tre bimbi - continua ad evidenziare l'avvocato della famiglia, Giovanni Angelucci - sono vaccinati, non hanno problemi di socialità e neppure di scolarizzazione, e l'abitazione ha l'idoneità statica con un certificato rilasciato lunedì scorso e che depositeremo. Questi bambini hanno più relazioni vere di tanti coetanei che magari hanno amici virtuali sul telefonino. E la mobilitazione pacifica, che c'è stata e ci sarà, dei cittadini di quel comprensorio, dimostra la socialità di questa famiglia".

Anche qui, un sistema funzionante e orientato a tutelare la famiglia e i minori avrebbe dovuto indicare alcune linee guida da rispettare nel loro interesse, ad esempio la realizzazione di un bagno e l'andare a scuola, non di togliere, e  all'improvviso, i figli ai genitori, generando choc e frustrazione, probabilmente a vita, non solo a loro ma ad oltre mezza Italia ormai sempre più timorosa di fare figli, anche annichilita dagli oltre 25mila bambini uccisi a Gaza nel genocidio in corso da poco più di 2 anni.

E in questa Italia senza diritti e punti fermi come si fa a mettere al mondo dei figli? Sulla base di quali valori, certezze, percorsi? E del resto il calo della natalità è inesorabile, crollata del 34% a 370mila nuovi nati nel 2024 rispetto ai circa 561mila del 2010.

Finché non torneremo ai fondamenti della nostra storia e della nostra società, al senso della familias, della casa, del lavoro non potremo in alcun modo costruire una società in grado di non de-linquere, di sopravvivere a se stessa e di dare un futuro sereno ai nostri figli. 

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