03 Novembre 2025
Doveva essere un luogo di memoria, un ponte tra la Calabria delle radici e l’America del sogno. Invece il museo dedicato a Steven Tyler, voce degli Aerosmith e discendente del musicista cotronellese Giovanni Tallarico, è diventato un caso giudiziario che mette in luce le ombre della gestione dei fondi pubblici e la fragilità della cultura nei piccoli comuni.
L’inchiesta della Procura di Crotone coinvolge 15 persone, tra cui l’attuale sindaco di Cotronei Antonio Ammirati, l’ex primo cittadino Nicola Belcastro e diversi dirigenti comunali. L’accusa: falso ideologico e materiale nella gestione del progetto da 1,3 milioni di euro finanziato dalla Regione Calabria.
Il museo, approvato nel 2022 e benedetto dallo stesso Tyler, doveva sorgere nel palazzo Bevilacqua, dove suo nonno Giovanni — musicista e lavoratore migrante — visse e si sposò prima di partire per l’America. Ma la sede venne spostata senza consenso, e il progetto si arenò tra ritardi e burocrazia.
Dietro la disputa emerge un tema più profondo: la difficoltà di trasformare la memoria popolare in un’eredità viva, non solo celebrativa. “Volevamo un museo che parlasse di musica e di migrazioni, non un edificio senz’anima,” spiega Nino Grassi, presidente dell’associazione culturale Steven Tyler.
Nel paese della Sila che diede i natali a un nonno con il mandolino e ispirò un nipote con la chitarra, la promessa di un museo del rock si è spenta — lasciando aperta una domanda su come, e per chi, venga scritta la memoria collettiva.
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