03 Novembre 2025
Ormai la fondatezza delle notizie, di chi le fabbrica si deduce facilmente al contrario, basta convincersi dell'opposto di ciò che viene detto. Non nel senso dei complottisti monetari alla Beppe Grillo, “quello che non sai è vero, quello che sai è falso”, trovata cabarettistica che sfociava nei giornaletti di servizio colmi di balle: qui è una situazione oltre il paradosso che va colta nelle sue implicazioni, nelle sue dinamiche. Anzitutto i media sono invasi, dunque controllati, dalla pubblicità che è il regno della menzogna; questa pubblicità risale ai mondi finanziari capaci di una pervasività sconosciuta, mai nel recente passato si era assistito a una simile campagna, capillare e globale, per indurre i cittadini inermi a vaccinarsi avvelenandosi, suicidandosi inconsapevolmente. Ancora oggi che il gioco e losco gioco è stato svelato, per dire ammesso, la campagna per l'avvelenamento di massa continua imperterrita, affidata a personaggi al di sotto di ogni sospetto. I giornalisti sono ormai vettori degli affari, nessuno più vuole o può esimersi dal banchetto perché le alternative sono chiare: o ci stai e condividi i vantaggi in termini di ricchezza e di potere, o ti rifiuti e allora sparisci, muori professionalmente. La finanza totale avvolge l'informazione con la stagnola della pubblicità, la trasforma in comunicazione che sarebbe il tutto e niente delle parole vaghe, dell'aria che cammina, così da alimentare l'ideologia woke che è una nube tossica. Succede una macelleria su un treno inglese, a Cambridge, e i media dicono tutti a una sola voce: sono stati due britannici. Allora il fruitore delle notizie tossiche impara, sente a pelle che la realtà, la verità è specularmente opposta, anche perché una ministra musulmana subito invita, da nessuno richiesta, a “non cedere all'islamofobia”. Prima ancora che si sappia cosa è successo compare il solito annuncio peloso, “non è terrorismo”: fai due più due e ottieni la realtà opposta. A scatenare la mattanza sono stati un caraibico e un altro di colore per terrorismo islamista, non importa se naturalizzati inglesi per anagrafe, per burocrazia. Siccome nel business della finanza globale entra anche la politica, ormai usata come strumento di repressione legale, amministrativa, subito il governo britannico reagisce facendo dei cartelloni pubblicitari in cui dei bianchi in branco aggrediscono un nero. Ed è lo stesso Starmer che fin che ha potuto ha coperto l'orrore delle gang pakistane che mandavano a battere le minori inglesi bianche di povera famiglia, che manda la polizia a casa di quelli che fanno un commento sui social.
Il metodo si è fatto infallibile: basta credere all'esatto opposto di ciò che viene spacciato per notizia. Hanno detto per giorni, insinuato o detto a chiare lettere, che l'attentato al giornalista del movimento 5 Stelle Ranucci, la bomba alla sua macchina, era maturato per mano di Giorgia Meloni, che c'entrava il “governo della destra stragista”, ancora questa mattina alcune testate di riferimenti fanno titoli che non lasciano margine di dubbio, una provocazione anche vigliacca perché sanno benissimo che Meloni non li querela come dovrebbe. Non importa che ancora si brancoli nel buio delle ipotesi, che quella più accreditata parli di malavita balcanica, non necessariamente a titolo di rappresaglia per chissà quali inchieste, basta suggerire l'opposto della realtà senza uno straccio di pezza d'appoggio. Ed è sempre così, per tutto, sui vaccini, sugli alimenti sintetici, sul catastrofismo ambientale prima organizzato da Bill Gates coi suoi mezzi illimitati poi dallo stesso smentito clamorosamente, ma si fa finta di niente in quanto Gates si sta già riconvertendo ad altre balle colossali che nascondono affari giganteschi. E tutti che fanno finta di niente perché gli affari immani che comprano anche l'informazione non più democratica sono costruiti sulla menzogna possente, planetaria e incidono sulla salute collettiva, la minano in inifiti modi, la distruggono. È appena stato divulgato uno studio dell'Università di Firenze dove 8esperti demoliscono la cosiddetta narrazione Covid, il Disia Working Paper 2025/10, dal titolo programmatico: “L'informazione statistica sui vaccini anti Covid-19. Il caso Italia tra errori, mistificazioni e omissioni”. Trentacinque pagine colme di sconfessioni, di prove e di fonti che demoliscono uno per uno tutti i fondamenti della propaganda repressiva dei governi Conte-Draghi; ma gli stessi che sui social rompono i coglioni con le fonti, “dove sono le fonti? Studia!”, fanno finta di niente, insistono con gli insulti e le provocazioni sui malati post vaccinali. Un po' come certi giudici che dicono: la riforma della Giustizia è autoritaria, è la fine della magistratura, e lo dicono così, ex cathedra, senza prove, lo dicono e poi finiscono a cena coi partiti che avversano la riforma, con la sinistra che la magistratura la controlla da sempre.
Per non farci mancare niente, anche le apprendiste giornaliste che si sdegnano siccome alcune cosiddette attiviste nelle loro chat progettavano la rovina di maschi e rivali attiviste a loro invise: “Ah, sono discorsi privati, non esistono, dov'è il garantismo?”. Lo chiedessero alla solita Selvaggia Lucarelli che come al solito ci si fionda in mezzo per farsi pubblicità, chiedessero a lei chi ha passato documentazione privata, oggetto di indagini penali, e come mai la sua rivelazione non si traduce in sanzioni a termini deontologici, sta di fatto che qui il garantismo c'entra come i cavoli a merenda e pretendere non si parli di un fatto notorio, esploso equivale alla censura totalitaria, alla scomparsa della cronaca: a questo punto, siccome tutto alla fine è per fatto personale, non si parli neppure di Garlasco, dei grandi scandali che indignano l'informazione conformista. Una vicenda che gronda ipocrisia e lambisce il tentato omicidio non la si dovrebbe commentare? Non regge neppure l'obiezione facile, “Ih, se vedessero le nostre chat...”. Sì, certo, ognuno di noi nei suoi dispositivi conserva commenti osceni, indegni, non edificanti, come vi pare, ma qui si progettava la distruzione metodica di nemici e si decideva come metterla in pratica, cosa che forse farà qualche presunto giornalista, di quelli che scendono in piazza per la democrazia contro le querele temerarie, ma che il grosso di noi non si sogna neppure di fare.
Nella menzogna come sistema, nell'informazione sformata come metodo, la questione dei “giornalisti palestinesi” eliminati a Gaza: almeno la metà, e ci teniamo bassi, dei 192 elencati da Report senza frontiere risultano legati ad Hamas, Hezbollah, Houti, Fronte Popolare per la liberazione della Palestina, alla jihad islamica. Cosa che si sapeva benissimo ma si è occultata e si continua ad occultare oggi che è emersa in tutta la sua evidenza: a questo punto i Ranucci, le Jebreal insistono nella versione di comodo, come fanno i bambini quando vengono sbugiardati. Mentre le emittenti pubbliche europee, dalla tedesca Stf alla britannica BBC, versano in moderato imbarazzo essendosi scoperte infiltrate di “giornalisti” legati al terrorismo islamista. Quanto alla Francia, ci hanno girato in tondo per giorni ma chi scrive ha il piccolo, trascurabile vanto di avere colto la verità prima di tutti, forse perché reso cinico da 35 anni nel regno delle menzogne: erano stati i maranza parigini e l'altra bugia nella bugia è che il colpo al Louvre si debba a disattenzione, trascuratezza nella politica di sicurezza del museo. No, gli è stato consentito e sono stati agevolati, lasciati liberi di penetrare come volevano, la polizia impedita, i servizi fermi. Il colpo, da fumetto, alla Diabolik, si è verificato a poche ore dalla tregua di Gaza imposta da Trump e per cercare tracce della refurtiva forse conviene citofonare Hamas. È stata una attività di finanziamento, niente di più e niente di meno. La direttora del Museo ha rassegnato le dimissioni, prontamente respinte da un paio di ministri francesi musulmani, cosa che non viene motivata dai media ma si spiega facilmente: la direttora era pronta a parlare, a raccontare tutto del lodo Macron, non ci stava, giustamente, a prendersi tutte le colpe di una inettitudine ampiamente di facciata. Ha detto quella insopportabile star di Hollywood, la Woopy Goldberg reduce, per diretta ammissione, da un passato di alcool e droghe: “Bisogna occultare la storia dell'afroamericano che sulla metro di Lafayette ha scannato la rifugiata ucraina perché nuoce alla causa dei neri”. E finché potevano l'hanno occultata.
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