Sabato, 06 Settembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

L’intervento di Mussolini a tutela dei lavoratori, il duce al prefetto di Torino il 16 luglio 1937: “L’uomo non è una macchina adibita ad un’altra macchina”

In un’epoca di forte industrializzazione e trasformazione del mondo del lavoro, questo messaggio suona oggi con sorprendente attualità

01 Maggio 2025

L’intervento di Mussolini a tutela dei lavoratori, il duce al prefetto di Torino il 16 luglio 1937: “L’uomo non è una macchina adibita ad un’altra macchina”

Una pagina poco nota della storia industriale italiana riemerge grazie a un documento inedito tratto dalla corrispondenza di Duilio Susmel, datato 16 luglio 1937. In esso, Benito Mussolini si rivolge al Prefetto di Torino con un messaggio chiaro e diretto destinato al Senatore Giovanni Agnelli, fondatore della FIAT: "Comunicagli che nei nuovi Stabilimenti FIAT devono esserci comodi e decorosi refettori degli operai".

“L’uomo non è una macchina adibita ad un’altra macchina”, il messaggio di Mussolini al prefetto di Torino

Non si tratta solo di un’esortazione formale, ma di un richiamo profondo a una visione del lavoro umano che, nel contesto del regime fascista, veniva propagandata come centrale e dignitosa. Il Duce prosegue: “Gli dica che il lavoratore che mangia in fretta e furia vicino alla macchina non è di questo tempo fascista”. Un’affermazione che, nella sua semplicità, racchiude un intero pensiero politico e sociale: l'uomo al centro della produzione, ma non schiavo di essa.

In un’epoca di forte industrializzazione e trasformazione del mondo del lavoro, questo messaggio suona oggi con sorprendente attualità. Mussolini sottolinea la necessità di separare il momento produttivo da quello umano, del ristoro e della dignità personale. Concludendo con un'affermazione tanto filosofica quanto politica: “Aggiunga che l’uomo non è una macchina adibita ad un’altra macchina”.

In un tempo in cui il fordismo e il taylorismo si stavano affermando anche in Europa, con l’ideale della fabbrica come macchina perfetta dove ogni uomo è un ingranaggio, queste parole appaiono quasi in controtendenza. Certo, si inseriscono nella retorica del regime che voleva mostrare attenzione alla “classe operaia fascista”, ma contengono anche una visione che oggi possiamo leggere come una precoce attenzione alla qualità della vita sul lavoro.

Questo documento, oltre a far luce su un aspetto meno conosciuto del rapporto tra lo Stato fascista e le grandi industrie italiane, ci invita a riflettere su quanto la dignità del lavoratore, la qualità dell’ambiente di lavoro e il rispetto per i ritmi umani siano temi sempre attuali.

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x