04 Ottobre 2024
Fonte: Pixabay
Carmelo Miano è un abilissimo hacker di 24 anni, originario di Gela, in grado di violare i server del Ministero della Giustizia. Il ragazzo è riuscito a rubare informazioni segretissime del nostro Paese, dal covo del suo appartamento alla Garbatella, Roma, in via delle Sette Chiese. Era stato prudente per diversi mesi, non facendosi mai scoprire dagli agenti della polizia postale che gli stavano dando la caccia. A tradirlo è stata la traccia lasciata navigando su un sito porno.
Carmelo lavorava con la NttData, società specializzata anche un cyber security, da quando aveva 22 anni. Dopo sei mesi di stage era stato scelto proprio per le sue capacità davanti al computer. Capacità da ragazzo prodigio, che lo hanno portato a violare i server più segreti del Paese, come quelli del Ministero della Giustizia, di uffici giudiziari, ma anche di realtà come Tim, Telespazio e Guardia di Finanza. Miano non avrebbe mai utilizzato i sistemi e gli strumenti informatici dell’azienda, come fa sapere Ntt Data, che dopo l’arresto ha sospeso in via cautelativa il giovane hacker.
Nel corso del tempo sarebbe riuscito ad intascarsi un tesoro da 7 milioni di euro in rete. Gran parte del "bottino" sarebbe in criptovalute e deriverebbe dai black market della droga. Miano è riuscito ad andare avanti per quattro mesi, senza essere mai preso. Nessuno sospettava di lui, essendo peraltro un ragazzo molto distinto e riservato, ma soprattutto bravo. A tradirlo è stata la traccia lasciata navigando su un sito porno. Da lì, rintracciando il suo Ip, gli investigatori sono arrivati a Roma, precisamente alla Garbatella dove l'hacker aveva il suo covo. Quando sono entrati nel suo appartamento, Carmelo aveva tutti i terminali accesi.
Secondo l'accusa il 24enne avrebbe cominciato anche a fare affari nel dark web, ma nonostante questo, le sue doti di hacker potrebbero essere messe al servizio del Paese per combattere i suoi ex colleghi che violano la cyber sicurezza nazionale, in virtù della legge 90/2024 approvata nel luglio scorso che prevede sconti di pena per chi collabora con la giustizia.
Miano è stato portato in carcere a Regina Coeli, in attesa dell'udienza di convalida davanti al gip.
“Era un mago dell’informatica. Ci ha fatto girare la testa per più di un anno”, ha detto Nicola Gratteri, capo della Procura di Napoli.
Carmelo Miano, secondo gli inquirenti, era anche preoccupato per provvedimenti giudiziari a suo carico. Per questo avrebbe iniziato a consultare costantemente i server delle procure che indagavano sul suo conto. Già nel 2021 il giovane aveva subito una perquisizione del nucleo speciale tutela privacy della guardia di Finanza, che lo aveva descritto come “persona dotata di forte attitudine all’informatica ed all’hacking con un forte risentimento nei confronti di chi ha svolto le indagini”.
All’epoca dei fatti l’indagine della procura di Gela verteva su una serie di black market nel dark web “dediti al traffico di sostanze stupefacenti” attraverso cui, persone vicine a Miano, erano riuscite a incassare 5 milioni di euro in criptovalute. I guadagni sarebbero arrivati attraverso le operazioni di mixing delle criptovalute e con l’apertura di numerosi conti intestati a prestanome su cui far arrivare i soldi. Tra gli indagati ci sarebbero stati anche la madre e il padre del giovane hacker.
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