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Giulia come Giulia: la violenza vince a calci e pugni su un'altra donna; doveva laurearsi, poi lo sgomento e il dolore. Trovato Filippo

Dopo Giulia Tramontano, Giulia Cecchettin, 22 anni e una famiglia già segnata dal lutto. Era prossima alla laurea, ma Filippo, che le professava amore e aveva "accettato" di essere amici, glielo ha impedito, ammazzandola senza pietà

19 Novembre 2023

Giulia Cecchettin

Fonte: Instagram

Giulia e Filippo, vittima e (presunto) carnefice

Hanno tenuto gli italiani con il fiato sospeso e con la speranza di ritrovare la bella ventiduenne dall'aria perbene che sognava un futuro. Infatti, proprio ieri si sarebbe dovuta laureare in ingegneria biomedica all'Università di Padova, una scelta importante. 

Ieri, la notizia che nessuno avrebbe voluto ricevere: Giulia è morta. Si chiamava Giulia Cecchettin.

Accusato della sua scomparsa prima e dell'assassinio poi è Filippo Turetta, coetaneo. L'ex-fidanzato è stato finalmente trovato. Era in Germania e per lui sono scattate le manette.

Giulia Cecchettin Fonte: Instagram

Dopo Giulia Tramontano, la 29enne incinta di 7 mesi uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello il 27 maggio scorso, con 37 coltellate, dopo un previo tentativo di avvelenarla con del topicida (Link), un'altra giovane ragazza, ancora più giovane, muore per mano di chi le ha dichiarato amore, addirittura un "amore" che non riusciva a estinguersi.

Lo sgomento, la rabbia, il dolore e la frustrazione per qualcosa che, magari, poteva essere impedito, sono all'ennesima potenza, perché Giulia simboleggia la ragazza dal viso pulito che tutti abbiamo conosciuto o conosciamo, perché noi siamo lei e perché è l'ennesimo femminicidio, stavolta per mano di un giovanissimo senza precedenti, senza macchie sulla fedina penale, senza particolari episodi delinquenziali da segnalare e con una famiglia alle spalle, la stessa che da giorni gli implora di tornare e costituirsi. Purtroppo è, anche, la stessa che l'avrebbe definito "un amore di ragazzo".

La cosa assurda è che, all'apparenza, dalle foto di Filippo che ormai sono dappertutto, sembra proprio così: non ha l'aria di una persona da temere. Il punto, però, è che non basta apparire in un modo o nell'altro.

Le mille domande, le riflessioni abbozzate

E allora scattano le domande: c'erano segnali per comprendere la gravità della situazione? Giulia aveva capito e ha, comunque, accettato di passare la sera con lui una settimana fa, non immaginando un epilogo del genere, oppure non aveva intuito la gravità dell'ossessione di Filippo per lei? Sarebbe stato possibile sostenere Giulia ed aiutarla al distacco, che lei voleva e lui no, dal suo futuro carnefice, tutelandola dalla rabbia omicida dello stesso?

E ancora: perché chi l'ha vista litigare ferocemente con Filippo non è intervenuto a salvarla, invece di fumarsi la sigaretta? Forse siamo abituati alla violenza, talmente tanto che se vediamo due aggredirsi verbalmente lo tolleriamo? Perché i genitori di Filippo l'hanno definito un ragazzo amorevole, mentre in casa crescevano un violento, incapace di amare e del tutto irrispettoso del genere femminile? Perché Filippo ha preso a calci e pugni ripetutamente Giulia, assestandole colpi tremendi anche quando lei, messa in macchina da lui, è riuscita a uscirne per poi rifinirci esanime e forse già morta?

E poi: perché Giulia e Filippo si sono innamorati all'università, ma, più importante, lei l'ha voluto lasciare pochi mesi fa? E perché lui non voleva che lei si laureasse?

La (mala) mentalità, colpevole di reato

Sono infinite le domande che ci stiamo tutti facendo e che, forse, non troveranno risposte definitive - almeno fino a quando il ragazzo, ieri avvistato in Carinzia, non darà la sua versione, essendo stato trovato, oggi, in Germania - salvo l'ultima: sembra che Filippo non volesse che Giulia si laureasse per timore che lei se ne andasse da dove la poteva vedere e, aggiungerei, controllare.

Parafrasando quanto dicono alcuni psicoterapeuti, in questo momento socio-culturale, mentre le ragazze fanno passi avanti nella consapevolezza di sè e dei loro diritti anche all'interno di una relazione sentimentale, i ragazzi sembrano tornare indietro, comportandosi da possessivi, e non da innamorati, nei confronti delle loro partner ed è gravissimo.

La verità è che una grande colpevole ancora oggi di questi eventi tragici, che non possono non turbare chiunque e che fanno sentire tutti noi vicini con affetto al papà e alla sorella di Giulia, è la mentalità, la diffusa mala mentalità.

Chissà se Filippo le aveva mai alzato le mani addosso prima di sabato, anche se è difficile pensare che sia stata la prima volta in assoluto, dato il rapporto che avevano avuto in passato e quello che lei credeva avessero più di recente; chissà se altre "Giulie" nel mondo possono salvarsi, venendo a conoscenza di questo terribile caso e rendendosi conto di chi siano coloro dai quali farsi attorniare per vivere felici o, almeno, per sopravvivere.

Quando qualcuno che dice di amarci ci impone di non seguire un nostro obiettivo, di non realizzare un nostro sogno, di fare rinunce che avvantaggino lui ma non noi, di disconoscere una parte che è nostra perché non l'apprezza - forse toglie attenzione a lui? - o di non vivere secondo quei principii di libertà e rispetto per i quali si è tanto a lungo lottato, insomma quando quel qualcuno fa tutto questo e, magari, arriva pure ad alzarci le mani addosso o ad esprimersi da iracondo, urlandoci contro, allora chiudere, prendere le distanze, mettere in guardia gli altri e, se necessario, coinvolgere le forze dell'ordine è la soluzione senza alternative.

Da soli, tuttavia, può essere difficile difendersi e, prima, prendere piena coscienza. La società deve rassicurare i cittadini sulla loro incolumità e proteggerli per davvero!

Prevenire deve diventare la regola e l'unico modo è cambiare la mentalità.

Chissà se Giulia aveva visto "C'è ancora domani" (link), attualmente nei cinema, film denuncia del maltrattamento sulle donne proprio ad opera di chi le "ama".

Dagli anni Quaranta, senza andare ancora più indietro e prendendo spunto proprio dal piccolo capolavoro di Paola Cortellesi, a oggi passi avanti se ne sono fatti in tanti paesi, specie in Europa e negli Stati Uniti, ma non abbastanza. In certi altri stati, addirittura la situazione è peggiore che da noi un secolo fa. Non si può non partire da qui.

Conclusione: uniti contro la violenza per prevenirla

La morte di Giulia è un dolore per tutti ed è il segnale che qualcosa di radicale va preso e risettato: il modo di pensare, fin da giovani.

Arte e cultura, dibattiti e istituzioni, innanzitutto famiglia, scuola e società possono fare molto: potenziamo la rete. Aiutiamoci ad aiutarci, la forza comune, la solidarietà, l'immediatezza del supporto e la capacità di capire con chi ci relazioniamo non è cosa da fare da soli, ma sostenuti da famiglia, amici, colleghi, conoscenti e persino sconosciuti che, forse, hanno vissuto la stessa situazione. 

Giulia non torna. Per tutti noi come per il papà, si è laureata sabato, magari a pieni voti, ma non torna. Sta lassù con la mamma. Troveranno Filippo, forse vivo. Ma lei non torna, non tornerà. Questo ennesimo femminicidio avrebbe un qualche senso se servisse a fare passi avanti nella riduzione dei casi attraverso la prevenzione, con un cesellamento della mentalità comune.

Il 25 novembre è la giornata del NO alla violenza di genere (25 novembre il teatro dice NO alla violenza sulle donne) e, di nuovo, ci arriviamo con, quasi alle porte, una morte terribile e dolorosa causata, senza pietà e quasi certamente (il dubbio prima della sentenza va tenuto), da colui che quella vittima diceva di amare; ecco che a quella data, simbolo di una lotta ancora vergognosamente necessaria, ci arriviamo con sentimenti di frustrazione e tristezza.

Ciao Giulia, hai un bellissimo sorriso nelle foto che ti ritraggono.

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