Uno schiaffo. E' così che il commovente film diretto e interpretato da Paola Cortellesi inizia: Delia, personaggio perfettamente reso dalla bravissima e poliedrica attrice romana, si sveglia accanto al marito Ivano - un Valerio Mastrandrea un pò unico in questo ruolo - e gli dà il buongiorno, al quale lui risponde menandola. Il tema del film è già chiaro, ma non completo, infatti il finale è un vero colpo di scena che, per quei pochi che l'hanno mancato, non andrò a svelare.

Siamo nella Roma anni Quaranta e la coppia Ivano-Delia vive in un basement, come direbbero gli inglesi, con i loro 3 figli, due ragazzini che litigano sempre fra loro, sparando parolacce e altre espressioni ''rubate'' al papà ("tanto sono maschi"), e Marcella, una bella adolescenta innamorata che sogna di sposarsi, anche per non assistere più alla continua sottomissione della madre al marito, un vero padre-padrone che definisce e denigra la moglie ogni volta che può.

Ivano lavora per mantenere la famiglia, che tratta tutta con modi bruschi e arroganti, se non violenti; tutta, escluso il vecchio padre, un uomo brontolone e dispotico che vive a letto e comanda la povera Delia, accusandola regolarmente di "parlare troppo".

E' così che le donne venivano trattate, anche nelle famiglie di ceto sociale superiore, come bene si intuisce da alcune scene di questo ritratto storico-culturale di un'Italia che non c'è più, ma che, in fondo, abita ancora in noi, direttamente o attraverso parenti e racconti. La stessa Cortellesi è rimasta suggestionata da quelli della nonna e vi si è ispirata per il suo "C'è ancora domani".

Diverse le persone con cui Delia si vede quotidianamente, come la sua grande amica Marisa (bravissima Emanuela Fanelli e amica per davvero della Cortellesi), o si incontra di nuovo, come Nino (un giusto Vinicio Marchioni), l'amico che l'ha amata, forse più nella sua testa che nel mondo delle azioni concrete, oppure si imbatte per caso, come il soldato americano desideroso di ricambiarle un favore e, quando le vede i lividi addosso, di aiutarla.

Una lettera misteriosa, indirizzata non a Ivano ma proprio a Delia, non abituata a ricevere corrispondenza personale, tanto da pregare la vicina di casa di non riferirlo al marito, apre un varco di speranza nel futuro di Delia, cui la figlia Marcella (Romana Maggiora Vergano è ottimamente diretta dalla Cortellesi) risponde, in una scena piccola e potente, alla frase accorata della madre "Marcè per me è tardi, ma tu sei ancora in tempo" così: "Mà, anche tu".


LA REGISTA

La Cortellesi ha detto che la sua Delia rappresenta tutte le donne dei racconti della nonna, che le tramandava degli sfoghi cui assisteva nel suo cortile di Roma; erano gli sfoghi delle molte donne maltrattate dai loro mariti-padroni e rassegnate a questo destino, proprio come la protagonista del film per buona parte dello stesso. Paola racconta le donne comuni che hanno vissuto una vita intera subendo prevaricazioni, perché era l'usanza, perché era "giusto", perché era così, punto e basta. Naturalmente, ci sono residui in questa società della mentalità e dei costumi di allora. In "C’è ancora domani", la regista ha voluto condividere le imprese straordinarie di tante donne comuni che, senza saperlo, hanno posto le basi dell'Italia.

Il domani di Delia è un certo lunedì ancora estivo, ultima chance per iniziare una vita migliore.

RECENSIONE

Paola Cortellesi è un'indubbia conferma italiana del nostro cinema di oggi e il suo esordio dietro alla macchina da presa - così avvicinandosi al marito Riccardo Milani, che l'ha diretta più volte, p.e. nel divertentissimo "Come un gatto in tangenziale" - è stato già premiato, giustamente. 

La storia, in bianco e nero, è ambientata nella Roma popolare della seconda metà degli anni ’40 ed è stata scritta insieme a Giulia Calenda e Furio Andreotti; la storia di Delia è, anche, un omaggio al cinema italiano c.d. Neorealismo.

Valerio Mastrandrea è irriconoscibile per bravura, perché finalmente è uscito dal prototipo depresso che, seppure ci ha divertiti in tanti film, grazie a un mix di espressione da cane bastonato dei suoi personaggi e rimarchevole capacità dell'attore nell'uso dei tempi comici, è diventato ripetitivo e già prevedibile; sappiamo che, se un interprete funziona bene per un tipo di personaggio, poi rischia di venire chiamato solo per quello, come fu per Abantantuono per anni, fino al suo esordio come attore di tutt'altra razza in "Mediterraneo", grazie a Salvatores. Ecco, grazie alla Cortellesi, che fu una sua fidanzata quando erano molto giovani, Mastrandrea dà in questo film una prova attoriale degna di nota in un ruolo che non è il suo pane quotidiano, ma lo innalza.

Eccellente, anche, il resto del cast. Fra gli attori spicca Giorgio Colangeli, classe '49, superlativo nel ruolo minore, ma incisivo, di Ottorino. 

Applausi a luce, costumi e scenografia, anche se alcuni dettagli, come le federe senza macchia e le lenzuola eccessivamente stirate di Ottorino, delle quali pare persino di percepire il profumo da bucato appena fatto, non sarebbero dovuti sfuggire a un occhio attento quale quello della regista. 

Un altro aspetto tecnico riguarda il girato, che vuole ricollegarsi al Neorealismo italiano, utilizzando anche il bianco e nero, ma lo fa senza pellicola, dunque con un risultato meno credibile e, data la dinamica del formato, che va dal quadrato al rettangolare, più moderno.

Attuale e contrastante è una piccola parte della scelta musicale che accompagna alcuni momenti del film, come "B.O.B. Bombs Over Baghdad" degli Outkast, oltre tutto in inglese (forse in italiano sarebbe stata più sensata? Anche se Roma era piena di soldati americani, quelli che il personaggio di Marina ammira perché "hanno tutti i denti"), mentre molti riconoscibili brani di Battiato, Dalla & co. sugellano la bellezza e la drammaticità di un'Italia noistalgicamente lontana.

A proposito di musiche, per quelle originali della colonna sonora del film il plauso va a Lele Marchitelli, mentre per le altre canzoni utilizzate l'elenco è presto fatto: "Aprite le finestre" di Fiorella Bini, "Nessuno" ("Musica Nuda") di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, "Perdoniamoci" di Achille Togliani, "A bocca chiusa" di Daniele Silvestri, "M’innamoro davvero" di Fabio Concato, "La sera dei miracoli" di Lucio Dalla, "Calvin" di The Jon Spencer Blues Explosion, "B.O.B. Bombs Over Baghdad" di Outkast, "The little things" di Big Gigantic, Angela McCluskey, "Swinging on the right side" di Lorenzo Maffia e Alessandro La Corte, "Tu sei il mio grande amor" di Lorenzo Maffia e Alessandro La Corte (Voce Enrico Rispoli).

Quanto alle location, come si legge in "Italy for Movies", la casa di Ivano e Delia, dove i due vivono con i figli e il nonno Ottorino, è stata ricreata negli studi di Cinecittà, grazie alla ricostruzione della scenografa Paola Comencini, che si è volutamente ispirata a quella del film "Bellissima", con Anna Magnani (L. Visconti, 1951). Poi, alcune scene sono state girate in una strada del quartiere Testaccio chiamata Via Bodoni, altre nell'area del Lungotevere Testaccio e così via.

Nonostante la drammaticità del racconto, non si può che dire che manchino momenti divertenti in "C'è ancora domani".

Inoltre, l'intento perfettamente riuscito della Cortellesi di restare su un linguaggio verbale e fotografico leggero, persino ironico, ha evitato sfracellamenti sul suolo del fanatismo di genere e del ricorso alla violenza sullo schermo: quando Ivano picchia Delia per la prima volta nel film, il risultato è ottenuto da un mix di movenze, quasi fosse un ballo, e di schiaffi senza suono, di botte senza sangue né lividi, a indicare che, anche se mostrata con passi di danza allegra e senza apparenti segni visibili, la violenza è comunque terribile, perché devasta psicologicamente, segnando la vittima e chi le è intorno per lungo tempo.

Il film, specie in questo momento storico, dove, in giro per il mondo, come in Iran, le donne ancora lottano per una degna e giusta parità dei propri diritti, è un inno doveroso all'eroismo femminile, inteso come arma inevitabile anche oggi. Voto: 9,5

Alcuni dati (film e storia italiana)

I premi che "C'è ancora domani" si è già portato a casa arrivano tutti dalla manifestazione dove è stato presentato in anteprima: Premio Concorso Progressive Cinema, Premio speciale della GiuriaPremio Miglior Opera Prima BNL BNP ParibasMenzione speciale, Premio del pubblico. Probabilmente non finiranno qui.

"C'è ancora domani" ha venduto, lo scorso 14 novembre, quasi 2 milioni di biglietti, incamerando 13,4 milioni di euro in pochissime settimane dall'uscita; quello della Cortellesi è oggi il film italiano con il maggiore incasso degli ultimi tre anni. Un segnale importantissimo di ripresa italiana, oltre che un record personale per l'attrice neo-regista, che deve far riflettere e ben sperare per il futuro, anche prossimo, del magico mondo del cinema, purtroppo a rischio, seppure tanto amato. 

Le donne parteciparono alle elezioni amministrative del marzo 1946 e il successivo 2 giugno ci fu il primo voto a livello nazionale, per il referendum istituzionale che sanciva l'inizio della Repubblica italiana.

Il film "C'è ancora domani", presentato come Prima italiana alla Festa del Cinema di Roma lo scorso 18 ottobre, anche per il pubblico, è uscito nelle nostre sale il 26 ottobre ed è ancora al cinema.