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Roma, ritorna in casa propria dopo l'occupazione rom: "Potrebbe capitare a chiunque"

Ennio Di Lalla, 86 anni, aveva lasciato casa per alcune visite mediche. Al ritorno, l'amara sorpresa.

09 Novembre 2021

Campo rom a Roma

Campo rom a Roma (fonte Lapresse)

Casa propria occupata da altri. Un incubo diventato realtà per il signor Ennio Di Lalla, 86 anni, dirigente Acea in pensione. Adesso, dopo 23 giorni, le quattro donne di origine sinti, un bambino neonato e un cane dogo argentino sono stati mandati via. Ma per il legittimo padrone dell'immobili le questioni giudiziarie sono appena cominciate, mentre ancora si finiscono di contare i cimeli e i ricordi di cui non si ha più traccia. Quasi certamente trafugati e già rivenduti.

L'occupazione abusiva

La storia comincia lo scorso 13 ottobre, quando il signor Ennio Di Lalla lascia casa per andare a fare un elettrocardiogramma. Quella notte dorme dal fratello, nel mentre quattro donne s'introducono a casa sua, con un bambino e un cane. Cambiano in fretta e furia serratura e nome sul citofono. I vicini sentono dei rumori ma nessuno avverte la polizia. Solamente l'amministratore del condominio avverte il legittimo proprietario di casa, comunicando che i condomini in serata hanno udito dei rumori provenire dal suo appartamento. Così l'86enne si precipita verso casa. Appena giunto, l'amara sorpresa: la chiave non apre più la porta. In mattinata la denuncia alle forze dell'ordine e il lungo iter burocratico. Il giudice dispone il sequestro dell'immobile, i contratti di luce e gas vengono sospesi. Passano 23 giorni e il legittimo proprietario riesce a tornare a casa propria.

Il rientro nell'abitazione

Al suo rientro l'abitazione era talmente malridotta che al signor Ennio Di Lalla viene un malore. "Sembra il bombardamento del '43. La mia casa è devastata, non la riconosco", dichiara a il Messaggero. Di Lalla riferisce di "centinaia di sigarette" spente sul tavolo, escrementi di cane in giro, candele spente sui mobili. Nel frattempo da casa è scomparso di tutto: accendini d'oro, scarpe, orologi. I ricordi di una vita che adesso sono finiti chissà dove. Ma il pensiero dell'86enne è tutto per il fabbro: "Devo saldare il conto della serratura". Adesso l'uomo vive a casa del fratello in attesa che il giudice firmi il dissequestro dell'immobile. Al Corriere Della Sera dice: "Appena questa storia finirà voglio festeggiare con l'avvocato. Gli devo una pizza: ma la mangiamo a casa, non si sa mai".

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