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Giustizia in fermento, i nuovi capitoli di Paragon, Unabomber e via d’Amelio: tornato caldo il panorama italiano della cronaca nera

Il panorama giudiziario italiano è tornato caldo. Sviluppi di casi attuali e casi controversi che ritornano. In pochi giorni, la cronaca giudiziaria rimette in gioco ombre, fatti irrisolti e nomi importanti

22 Ottobre 2025

Giustizia in fermento, i nuovi capitoli di Paragon, Unabomber e via d’Amelio: tornato caldo il panorama italiano della cronaca nera

Strage Bologna Fonte: Internazionale

Nelle ultime settimane, nell’ambito delle indagini sul caso Paragon, i pm di Roma e Napoli hanno ascoltato Giovanni Caravelli e Bruno Valensise, a capo rispettivamente dell’AISE e dell’AISI. La circostanza è emersa dal 20 ottobre: Adnkronos riferisce che i vertici dell’intelligence italiana "sono stati sentiti come testimoni". La voce dei vertici dei servizi segreti italiani entra nel fascicolo, il cui nome si riferisce alla società israeliana produttrice del software di sorveglianza 'Graphite'. L’inchiesta coordinata dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, al momento contro ignoti, procede per accesso abusivo a sistemi informatici e per reati legati all’intercettazione abusiva di comunicazioni, come previsto dall’articolo 617 del codice penale. A giugno i pm hanno incaricato specialisti della Polizia Postale e consulenti di effettuare accertamenti tecnici irripetibili sui dispositivi telefonici delle vittime: il fondatore di Dagospia Roberto D’Agostino, l’influencer Eva Vlaardingerbroek, i giornalisti di Fanpage Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino, e gli attivisti di Mediterranea Luca Casarini, Giuseppe Caccia e don Mattia Ferrara. Lo scopo è capire se tutti i dispositivi siano stati infettati dallo stesso spyware, identificabile tramite un codice alfanumerico unico. I risultati di queste analisi sono attesi nelle prossime settimane.

L’ingegnere friulano Elvo Zornitta esce definitivamente dalle indagini su Unabomber, l’attentatore che tra il 1994 e il 2006 seminò terrore tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Gli ordigni venivano nascosti in piccoli contenitori ingegnosi, come ovetti Kinder o tubetti di maionese, provocando ferimenti gravi tra le vittime. Due giorni fa, al Tribunale di Trieste, davanti al Gip Flavia Mangiante si è svolto l’incidente probatorio in cui è stata esaminata la superperizia dei consulenti Giampietro Lago ed Elena Pili. Un lavoro imponente di 300 pagine corredato da 10000 allegati, i cui reperti restituirono cinque diversi profili genetici potenzialmente utili per una futura inchiesta. Dal Dna estratto, a eccezione di due peli forse appartenenti ad agenti di polizia giudiziaria, non è emersa corrispondenza con nessuno degli 11 indagati, tra cui Zornitta, né con coloro che avrebbero manipolato gli ordigni disseminati dal bombarolo nel Nordest fino al 2006. La conclusione dei periti non chiude definitivamente le indagini su Unabomber. Gli atti torneranno alla Procura, che deciderà se rendere pubblici i nomi dei soggetti che hanno contaminato i reperti o procedere con l’archiviazione.  Il caso è uno dei grandi misteri italiani. Si sono ipotizzati legami con il terrorismo, uno strascico di Gladio, collegamenti con la Falange armata e la Banda della Uno bianca. L’identità di chi ha fatto esplodere una trentina di ordigni è avvolta nel mistero: è morto? È stato arrestato per altri reati senza essere identificato? Oppure ha perso interesse a colpire?

Pochi giorni fa la Cassazione ha rigettato definitivamente la confisca dei beni e la richiesta di sorveglianza speciale chiesti dalla Procura di Palermo nei confronti dell’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri. L’ideatore della nascita di Forza Italia è ora indagato a Caltanissetta. Concorso in strage è il reato ipotizzato dalla Procura, tesi che fino ad oggi non ha avuto riscontri. Il 19 luglio 2022, a trent’anni dalla strage di via D’Amelio, la Procura di Caltanissetta aveva riaperto le indagini: la richiesta del procuratore Salvatore De Luca e dell’aggiunto Pasquale Pacifico fu accolta dal gip Santi Bologna. Al centro delle investigazioni c’è l’intervista che Paolo Borsellino concesse il 21 maggio 1992 a una televisione francese, nella quale fece riferimenti a indagini sui rapporti tra il mafioso di Porta Nuova Vittorio Mangano e Marcello Dell’Utri e di un possibile interesse di Cosa Nostra per Berlusconi. La posizione del Cavaliere è stata archiviata dopo la sua morte. Gli investigatori ipotizzano che le dichiarazioni di Borsellino possano aver costituito un movente o un fattore che ha accelerato la scelta di colpirlo. Nel 2000 era stato Sigfrido Ranucci a riportare alla luce quella registrazione, ritrovata nell’archivio personale di Borsellino. Da agosto 2024, però, i termini d’indagine sono scaduti e la Procura non ha più facoltà d’indagare. Si arriverà all’archiviazione? Dal 1998 Berlusconi e Dell’Utri erano stati indagati dalla Procura nissena con l’ipotesi di essere tra i “mandanti occulti” per Capaci e via D’Amelio, ma la loro posizione fu archiviata nel 2002.

Di Roberto Valtolina

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