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Ma lo sapevi che gran parte della frutta e della verdura che mangi ogni giorno era irriconoscibile solo alcuni anni fa?

Ciò che al giorno d’oggi consideriamo (e chiamiamo) “natura” è spesso il risultato di lunghi processi di selezione e adattamento operati dall’uomo. Se frutta e verdura hanno cambiato volto, è perché esse potessero meglio rispondere alle esigenze dell’uomo stesso

17 Ottobre 2025

Ma lo sapevi che gran parte della frutta e della verdura che mangi ogni giorno era irriconoscibile solo alcuni anni fa?

Pixabay

La frutta che mangiamo oggi è davvero la stessa di quella che cresceva in natura centinaia, se non migliaia, di anni fa? E le verdure che affollano gli scaffali degli odierni supermercati hanno sempre avuto l’aspetto che noi tutti conosciamo? La risposta è sorprendentemente no. Molti dei prodotti che quotidianamente portiamo in tavola sono, infatti, il risultato di una lunga storia di selezioni, incroci, sperimentazioni agricole, nonché manipolazioni genetiche, utili a rendere frutti e ortaggi più belli, più grandi, più gustosi e – soprattutto – più adatti al consumo umano.

Volendo esemplificare, un caso emblematico è quello costituito dall’anguria. In un dipinto del XVII secolo, realizzato da Giovanni Stanchi, noto artista italiano specializzato in nature morte, si nota chiaramente un Citrullus Ianatus ben diverso da quello che noi conosciamo: la polpa, ripartita in sei parti triangolari, non è interamente rossa, ma in larga parte bianca, con poche sfumature rossastre, mentre i semi, perlopiù scuri, sono assai più grandi. In tal senso, alcuni esperti hanno ipotizzato che si possa trattare di un frutto ancora acerbo, ma la presenza di semi neri, posti al centro del frutto stesso, sembrerebbe contraddire una simile teoria. È, dunque, così che, nel tempo, attraverso incroci mirati, l’anguria è diventata più rossa, succosa e, talvolta, anche senza semi, esattamente come la consumiamo noi oggi.

Di qui, anche la banana ha subito una radicale trasformazione. Di origini millenarie e proveniente da zone esotiche, quali la Papua Nuova Guinea e il sud-est asiatico, le varietà antiche della banana erano piene di semi duri e di grosse dimensioni, che ne rendevano difficile il consumo. Nonostante il gusto dolce, la consistenza non era di certo invitante. Pertanto, è da concludere che è stata la selezione operata nel corso dei millenni a venire ad aver portato alla nascita della banana attuale: cremosa, invitante, dai semi quasi inesistenti.

Una simile sorte ha interessato anche le carote. Originarie dell’Asia centrale ed usate anche in epoca greco-romana, le prime carote erano, di fatto, biancastre o di color viola. Il tipico colore arancione cui siamo avvezzi oggi è, invece, frutto di incroci selettivi avvenuti a posteriori, soprattutto nei Paesi Bassi, ove, dal 1600, si cercò di rendere il prodotto più gradevole alla vista e, dunque, arancio in onore della famiglia reale olandese – gli Orange, per l’appunto.

Pure il mais, oggi diffuso in decine di Paesi, ha origini piuttosto “umili”. Basti pensare che le prime varietà del medesimo erano, a tutti gli effetti, alquanto piccole, secche e dal sapore simile a quello di una patata cruda. Solo attraverso selezioni successive è difatti diventato un cereale grande, di bell’aspetto, dolce e incredibilmente versatile.

Fra i frutti più modificati dalla mano umana rientra poi il pomodoro. I suoi antenati selvatici, come il Solanum pimpinellifolium, somigliavano infatti più a piccole bacche che a un prodotto da affettare per l’insalata. Queste varietà, invero, crescono spontaneamente ancora oggi in Paesi come Ecuador e Perù, sebbene non vengano più coltivate. Sotto questa prospettiva, come il lettore più attento avrà di certo intuito, l’addomesticamento è stato in grado di trasformare completamente il pomodoro, rendendolo più grande, carnoso e adatto alla cucina.

Infine, anche la pesca sembra essere stata oggetto di manipolazioni da parte dell’essere umano. Le prime testimonianze di tale frutto si attestano, a ben vedere, intorno al VI millennio a.C., in Cina, nella provincia di Zhejiang. Successivamente, la pesca si diffuse in Giappone, e poi in Persia, a partire dalla quale arrivò anche in Europa. Nel corso dei secoli, l’uomo ha quindi perfezionato il frutto, migliorandone sia forma, che sapore e resistenza, arrivando, di fatto, alle varietà che oggi consumiamo quotidianamente.

Si arriva così a comprendere come ciò che al giorno d’oggi consideriamo (e chiamiamo) “natura” è spesso il risultato di lunghi processi di selezione e adattamento operati dall’uomo. Se, dunque, frutta e verdura hanno cambiato volto, è perché esse potessero meglio rispondere alle esigenze dell’uomo stesso. Ha avuto origine, in tal senso, una sofisticata modificazione, una silenziosa evoluzione che, se, da un lato, ha migliorato la qualità della vita umana, dall’altro, non può non ricordarci quanto sia sottile il confine che separa ciò che è naturale da ciò che è stato umanamente trasformato.

Di Mario Gennatiempo

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