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Seghezzi (Fondazione ADAPT): "L'imprenditorialità è fondamentale per il Paese e va alimentata con un percorso che integri le competenze che l'università non ha fornito"

Il Giornale D'Italia ha intervistato Francesco Seghezzi, Presidente di Fondazione ADAPT: "Organizziamo una scuola di dottorato industriale e di apprendistato per aiutare le nuove generazioni e le imprese a superare il 'gap' tra mondo universitario e mondo lavorativo"

02 Aprile 2025

Francesco Seghezzi, Presidente di Fondazione ADAPT, in occasione della presentazione del report italiano 2024 del Progetto GUESSS-Global University Entrepreneurial Spirit Students’ Survey con focus sullo spirito imprenditoriale e sulle nuove generazioni, è stato intervistato da Il Giornale D'Italia.

In che modo l'evento che lo ha visto partecipe oggi conferma il lavoro della Fondazione ADAPT nell'integrazione tra la formazione accademica e lo sviluppo delle competenze imprenditoriali?

"Il tema è stato centrale perché ci aiuta a fare quel passaggio successivo tra la fine dell'università e il mondo del lavoro, cercando di integrare le due parti. Parlare di lavoro all'università è importante ma non possiamo pensare che sia unicamente l'ateneo ad accompagnare a un mondo del lavoro tradizionalmente inteso, bisogna poi affrontare anche l'aspetto dello studio successivo come accompagnamento. E questo è fondamentale per il tema dell'imprenditorialità, che è uno sbocco che spesso dimentichiamo, ma che invece è molto caratteristico del nostro Paese e va alimentato."

La Fondazione ADAPT è un punto di riferimento nel settore delle politiche del lavoro, come sta affrontando le sfide della transizione al lavoro 4.0 e quali politiche sono necessarie per adeguare il sistema formativo?

"Prima di tutto ci deve essere una maggiore integrazione tra la formazione e il mondo del lavoro. Tante volte i giovani entrano nel mercato lavorativo con un'idea che si sono fatti durante il percorso formativo molto distante da quello che effettivamente sono le aziende. Questo sia in positivo sia in negativo, perché delle volte immaginiamo le aziende come brutte, sporche, quando invece ci sono delle tecnologie e dei processi produttivi assolutamente contemporanei. Quindi, far entrare il mondo delle imprese all'interno dei percorsi formativi con attività di focus specifici come la spiegazione di nuove tecnologie e dei nuovi processi può essere un grande passo avanti per cercare di ridurre questa distanza che non può colmarsi soltanto dopo la fine del percorso, perché la durata sarebbe troppo lunga e non economicamente sostenibile per tutti."

Voi come Fondazione quali iniziative state prevedendo per ridurre questo gap tra studenti e aziende?

"Ci occupiamo di tematiche legate al mondo del lavoro, come la gestione delle risorse umane e le relazioni sindacali. Oggi, però, il mondo universitario forma meno questi profili rispetto al passato, quindi le aziende trovano difficoltà a trovarli e a inserirli direttamente nei loro processi. Il nostro lavoro consiste nel trovare queste persone, proporle alle aziende, alle associazioni di categoria e ai sindacati, e accompagnarle per 2 o 3 anni con un percorso formativo che vada a integrare quelle competenze che l'università non ha avuto il tempo di fornire. Per questo organizziamo e promuoviamo una scuola di dottorato industriale e una scuola di apprendistato di alta formazione con l'obiettivo di accompagnare le imprese a non affrontare da sole questo momento di transizione, l'ultimo miglio della formazione, ma di essere al loro fianco in questo processo."

In termini di numeri raggiunti dalla Fondazione ADAPT di cosa parliamo?

"Fondazione ADAPT festeggia quest'anno 25 anni. In questi anni abbiamo finanziato percorsi di apprendistato e di dottorato industriale circa 500 borse di studio e contratti che in 25 anni, potrebbero sembrare pochi, ma per una realtà come la nostra, che oggi è composta da una quarantina di persone, è un grande risultato. Anche perché significa aver convinto e accompagnato 500 persone che oggi sono nel mondo del lavoro e loro stessi, oggi, ci chiedono persone quindi  si è creato un ricambio generazionale per noi particolarmente virtuoso."

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