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Quando a Gaza "soldati israeliani versavano colate di cemento in una fonte idrica a Hebron, che forniva acqua ai palestinesi, per chiuderla" - VIDEO

Nel luglio del 2023, pochi mesi prima dell'inizio della guerra a Gaza, alcuni soldati dell'esercito israeliano sono stati filmati mentre chiudevano una fonte di approvvigionamento di acqua a Hebron, nella Striscia

23 Ottobre 2025

Alcuni soldati israeliani sono stati filmati mentre "versavano cemento in una fonte d'acqua che rifornisce i palestinesi nei pressi della città di Hebron". Il video risale al 27 luglio del 2023, pochi mesi prima dell'inizio della guerra a Gaza, ed è stato pubblicato dal canale Facebook Al Jazeera English.

Gaza "soldati israeliani versavano colate di cemento in una fonte idrica a Hebron, che forniva acqua ai palestinesi"

Il problema delle reti idriche a Gaza è quanto mai attuale, vista la distruzione nella Striscia dopo due anni di bombardamenti delle Idf e la carestia dilagante. In questi giorni, alcuni utenti sui social hanno ripostato il video che è tornato ad essere virale, sottolineando che alcune delle azioni di distruzione svolte oggi dall'esercito israeliano, erano già state messe in atto prima dell'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.

Da sempre Israele controlla gran parte del flusso idrico verso Gaza, scriveva Medici Senza Frontiere nell'agosto 2025, dove l’acqua è salata e contaminata da liquami e sostanze chimiche, rendendo così la popolazione dipendente dalle condutture provenienti da Israele e dagli impianti di desalinizzazione di Gaza. Queste infrastrutture sono state però oggetto di continui attacchi da parte di Israele. Da ottobre 2023 Israele ha ripetutamente danneggiato 2 delle 3 condutture idriche che riforniscono Gaza. Si stima che il 70% dell’acqua che passa attraverso queste condutture vada persa a causa delle perdite nella rete idrica più grande causate dai bombardamenti. Di conseguenza, l’acqua deve essere distribuita con autocisterne provenienti da impianti di desalinizzazione. Dei 196 impianti gestiti dal settore pubblico e dalle ONG, oltre il 60% non è funzionante a causa dei danni subiti o della loro ubicazione. "C’è troppa poca acqua per troppe persone. La quantità che possiamo fornire è molto ridotta rispetto al fabbisogno e le condizioni sono estremamente difficili”, ha denunciato Mohammed Nsier, responsabile per l’acqua e i servizi igienico-sanitari di MSF a Gaza.

Proprio di recente, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha denunciato il fatto che, a causa delle bombe israeliane, la maggior parte delle terre agricole è stata distrutta e i prezzi di alcuni generi alimentari primari, ormai quasi irreperibili, sono lievitati diventando inaccessibili. Inoltre diverse famiglie si sostenevano economicamente proprio grazie all'agricoltura e ora hanno perso questa fonte di reddito. La carestia ha raggiunto livelli gravissimi e moltissime persone rischiano ogni giorno di morire di fame. "Un chilo di pomodori che un tempo costava 60 centesimi ora costa 15 dollari, ammesso che si riesca a trovarlo - ha denunciato l'Unrwa -. Le famiglie che un tempo vivevano dei frutti della propria terra oggi non hanno più alcun reddito".

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