23 Dicembre 2025
"Nonostante tutto, a Gaza ci sono segni di speranza". Con queste parole il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, ripercorre la visita compiuta nella Striscia dal 19 dicembre per tre giorni, durante i quali ha incontrato una popolazione provata da oltre due anni di guerra. Nei volti degli abitanti e nei racconti di uomini, donne e bambini, a cui manca quasi tutto, il cardinale ha colto sofferenza ma anche una profonda determinazione a riprendere una vita normale.
In un’intervista ai media vaticani, Pizzaballa spiega di aver percepito con forza il desiderio diffuso di ricominciare: "I problemi sono ancora tutti sul tappeto. Bisogna ricostruire case, scuole, ospedali. La popolazione vive in una povertà estrema, in mezzo alle fognature, in mezzo alle immondizie, però, allo stesso tempo, ha il desiderio di ricostruire la propria vita". La stessa serenità, racconta, l’ha ritrovata negli occhi dei bambini che hanno animato il presepe vivente, un momento che ha suscitato commozione tra i presenti. "Qui il Natale si celebra senza grandi festeggiamenti, a parte la liturgia. Però c’è davvero tanta gioia".
Il patriarca sottolinea anche come, a Gaza, la popolazione non si senta dimenticata dal resto del mondo. "E poi dobbiamo distinguere: un conto è la comunità politica un altro è la società civile. Per questa popolazione il mondo è stato presente". Riflettendo sul significato della pace, Pizzaballa osserva che essa "rappresenta una parola molto impegnativa. Parlare di pace in un contesto che non la conosce può sembrare uno slogan. Ma non mi si fraintenda: noi vogliamo la pace ma, prima di tutto, dobbiamo creare le condizioni perché essa si possa affermare in modo reale, solido e stabile. Su questo ora si deve lavorare, in modo tale che i cuori siano davvero pronti alla pace".
Il cardinale sarà a Betlemme per celebrare la notte di Natale e anticipa il messaggio che rivolgerà ai cristiani: "Dirò loro che Gesù è entrato nella storia quando la storia era imperfetta come oggi. E anche noi non dobbiamo fuggire dalla nostra storia, dalla nostra realtà: dobbiamo entrarci dentro e come Gesù essere quelli che la cambiano". In una conferenza stampa a Gerusalemme, il giorno successivo alla visita a Gaza, ha inoltre richiamato l’attenzione sulla grave crisi economica ancora in corso: "La situazione economica è catastrofica. Quello che mi ha colpito è l’alto numero di bambini che vivono in strada. Siamo preoccupati per il loro futuro".
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