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Israele, madri soldati Idf e ostaggi si incatenano davanti a casa di Netanyahu: "Stop a guerra, avete condannato nostri figli a morte" - VIDEO

A Gerusalemme cresce la protesta: madri di soldati e ostaggi si incatenano contro Netanyahu, mentre a Gaza il bilancio delle vittime palestinesi supera i 65 mila

19 Settembre 2025

Altra giornata di proteste da parte della popolazione civile in Israele. La madri di molti soldati dell'Idf e degli ostaggi di Hamas sono scese in strada a Gerusalemme e hanno tenuto la testa di un corteo incatenandosi i polsi l'una all'altra, fino ad arrivare sotto alla residenza del premier Benjamin Netanyahu. Le donne hanno chiesto per l'ennesima volta l'interruzione delle ostilità per poter riabbracciare i loro figli, accusando il governo di "averli condannati a morte".

Israele, madri soldati Idf e ostaggi si incatenano davanti a casa di Netanyahu: "Stop a guerra, avete condannato nostri figli a morte"

A Gerusalemme, davanti alla residenza del primo ministro Benjamin Netanyahu, si è svolta una protesta senza precedenti: madri di soldati e di ostaggi israeliani a Gaza si sono incatenate, chiedendo la fine dell’offensiva militare e il ritorno in sicurezza dei prigionieri. Nel corso della giornata, centinaia di persone si sono unite alla manifestazione, trasformando la protesta in un atto collettivo di accusa contro il governo.

La mobilitazione arriva mentre Israele continua la sua offensiva su Gaza City, che ha costretto quasi 250 mila palestinesi a fuggire, secondo i dati delle Nazioni Unite. Ampie aree della città sono state già rase al suolo dai bombardamenti e centinaia di migliaia di civili restano intrappolati senza vie di fuga, cibo o assistenza sanitaria.

Secondo il ministero della Sanità di Gaza, le vittime palestinesi hanno superato le 65 mila, tra cui oltre 20 mila bambini. Organizzazioni umanitarie parlano di una catastrofe senza precedenti, con il sistema ospedaliero ormai al collasso.

Nonostante il costo umano, il governo israeliano prosegue l’operazione militare. Netanyahu insiste sulla linea dura, ma le proteste di piazza – guidate dalle stesse famiglie di chi combatte o è tenuto in ostaggio – mostrano un malcontento crescente anche in Israele.

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