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Israele, protesta chef contro genocidio e carestia a Gaza: "Stop al silenzio contro massacro palestinesi, noi cuciniamo e loro muoiono di fame"

La campagna di "Comme Il Faut" contro la carestia a Gaza divide Israele: chef e ristoratori con pentole vuote denunciano l’assedio imposto da Netanyahu

10 Settembre 2025

Chef israeliani

Chef israeliani, fonte: Instagram, @thetimesofisrael

Molti chef e ristoratori israeliani hanno dato il via a una protesta contro il genocidio dei palestinesi e la carestia interamente causata da Tel Aviv a Gaza: "Dobbiamo dire basta al silenzio sul massacro dei civili. Non è giusto: noi cuciniamo tutto quello che vogliamo e a pochi chilometri da noi, i palestinesi muoiono di fame".

Israele, protesta chef contro genocidio e carestia a Gaza: "Stop al silenzio contro massacro palestinesi, noi cuciniamo e loro muoiono di fame"

Pentole vuote in mano, sguardi rivolti verso l’obiettivo e una scritta in tre lingue – ebraico, inglese e arabo: "Resist starvation". È il messaggio della nuova campagna del marchio israeliano "Comme Il Faut", che ha scelto di denunciare la carestia nella Striscia di Gaza coinvolgendo una dozzina di chef e ristoratori. Un gesto simbolico, che punta il dito contro il governo Netanyahu e contro una politica di assedio che priva milioni di civili palestinesi di beni essenziali.

Il brand, fondato a Tel Aviv nel 1987 da Sybil Goldfainer e oggi diretto dalla figlia Romi Kaminer Goldfainer, non è nuovo a campagne dal forte contenuto politico. All’inizio della guerra aveva già dato visibilità al tema degli ostaggi israeliani. Oggi sposta l’attenzione sulla popolazione palestinese, denunciando l’uso della fame come arma di guerra. "È difficile parlare di cibo e ristoranti quando, a un’ora da Tel Aviv, i bambini muoiono di fame", ha dichiarato Kaminer Goldfainer.

Tra i partecipanti ci sono nomi noti della gastronomia israeliana come Tamar Cohen Tzedek, Avivit Priel Avichai, Michal Levit e il ristoratore Aviram Katz. Le immagini e i video pubblicati sui social mostrano i protagonisti dichiarare: "Non possiamo più restare in silenzio di fronte alla fame sistematica della popolazione di Gaza".

La reazione è stata immediata: migliaia di commenti di cittadini israeliani sionisti hanno accusato gli chef di “fare propaganda al nemico”. Alcuni hanno minacciato boicottaggi contro i loro locali, mentre altri hanno negato l’esistenza della carestia, ripetendo la narrativa ufficiale di Tel Aviv. La bufera ha costretto il marchio a chiudere i commenti sotto i post. "Non pensavo che empatia e compassione avrebbero generato tanto odio", ha scritto Katz, specificando di opporsi sia a Hamas sia al governo israeliano, ma non al popolo palestinese.

A sostenere l’iniziativa anche l’associazione Parents Against Child Detention, che ha ribadito: "Nessun bambino deve morire di fame. Non possiamo accettare la realtà delle pentole vuote". Un appello che rompe il silenzio in Israele e conferma che, nonostante la repressione del dissenso, cresce la consapevolezza della responsabilità israeliana nella catastrofe umanitaria di Gaza.

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