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L'Onu dichiara ufficialmente la carestia nella Striscia di Gaza: oltre 500mila persone in condizioni "catastrofiche"

E la comunità internazionale accusa Israele di usare la fame come arma di guerra

25 Agosto 2025

L'Onu dichiara ufficialmente la carestia nella Striscia di Gaza: oltre 500mila persone in condizioni "catastrofiche"

Per la prima volta nella storia del Medio Oriente viene dichiarato lo stato di carestia: Il 22 agosto 2025 segnerà una data tristemente storica, infatti per la prima volta nella regione, l'Integrated Food Security Phase Classification (IPC), organismo sostenuto dalle Nazioni Unite, responsabile del monitoraggio della sicurezza alimentare, ha dichiarato ufficialmente lo stato di carestia a Gaza.

L'organismo ha elevato la sua classificazione della Striscia alla Fase 5, il livello più alto e peggiore della sua scala di insicurezza alimentare acuta, confermando la carestia nel governatorato di Gaza, che comprende Gaza City e l'area circostante.

  • Una situazione senza precedenti

Più di mezzo milione di persone a Gaza sono intrappolate nella carestia. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha definito la situazione con parole di inaudita durezza: "Non è un mistero: è un disastro provocato dall'uomo, un'accusa morale e un fallimento dell'umanità stessa", riferendosi naturalmente, senza tanti giri di parole, allo Stato sionista di Israele, responsabile unico di quanto sta accadendo di incredibilmente tragico e disumano.

Secondo il rapporto dell'IPC, la malnutrizione minaccia la vita di "132mila bambini sotto i cinque anni", stimando che fino a giugno del prossimo anno soffriranno di "malnutrizione acuta". Ancora più allarmante, 41mila di questi casi soffriranno di malnutrizione "grave", il doppio del numero stimato nella precedente valutazione dell'IPC di maggio, esponendoli a un "rischio di morte più elevato".

  • I criteri tecnici della carestia

Il report afferma che in un'area si verifica una carestia quando sono presenti tutte e tre le seguenti condizioni:

  • almeno il 20% delle famiglie soffre di estrema carenza di cibo o è praticamente affamato;
  • almeno il 30% dei bambini di età compresa tra i sei mesi e i cinque anni soffre di malnutrizione acuta o deperimento;
  • almeno due persone, o quattro bambini sotto i cinque anni, ogni 10mila muoiono ogni giorno a causa della fame o dell'interazione tra malnutrizione e malattie.

La carestia è confermata nel governatorato di Gaza, che comprende Gaza City, e si prevede che "condizioni catastrofiche" si estenderanno a Deir al-Balah e Khan Younis entro la fine di settembre.

  • La comunità internazionale accusa

Dopo António Guterres, anche il Sottosegretario Generale per gli Affari Umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza delle Nazioni Unite, Tom Fletcher, non ha usato mezzi termini: la fame a Gaza è "apertamente promossa da alcuni leader israeliani come arma di guerra". Anche Volker Turk, Alto Commissario ONU per i diritti umani, ha affermato che "utilizzare la fame come mezzo di pressione è un crimine di guerra".

Un gruppo di 24 Paesi, gran parte dei quali membri della UE, insieme a tre commissari europei, ha dichiarato che "la crisi umanitaria a Gaza ha raggiunto livelli inimmaginabili" e che "la carestia si sta svolgendo sotto i nostri occhi". Tra i firmatari della dichiarazione figurano Italia, Regno Unito, Canada, Australia, Francia, Spagna e molti altri Paesi europei, ma non la Germania e l'Ungheria.

Amnesty International ha definito questa carestia "la diretta conseguenza dell'intenzionale campagna israeliana di riduzione alla fame della popolazione della Striscia di Gaza", sottolineando che "questa carestia è interamente causata dall'uomo: una catastrofe deliberatamente organizzata e prevenibile".

  • Un precedente storico drammatico

Negli anni l'IPC ha determinato l'esistenza di situazioni di carestia solo in quattro casi precedenti: in Somalia nel 2011, nel Sud Sudan nel 2017 e nuovamente nel 2020, e in Sudan nel 2024. Gaza rappresenta quindi un caso eccezionale e la prima carestia ufficialmente riconosciuta in Medio Oriente.

In Somalia nel 2011, la dichiarazione di carestia aveva provocato una reazione consistente da parte della comunità internazionale, che aveva in quell'occasione anche sperimentato modalità innovative di impiego degli aiuti, passando dai tradizionali invii di alimenti ai trasferimenti di denaro contante.

  • Le prospettive future

Entro la fine di settembre, più di 640.000 persone affronteranno livelli "catastrofici" di insicurezza alimentare in tutta la Striscia di Gaza. Un ulteriore 1,14 milioni di persone nel territorio saranno in condizioni di Emergenza (Fase IPC 4) e ulteriori 396.000 persone in condizioni di Crisi (Fase IPC 3).

Il rapporto dell'IPC sottolinea che "la carestia prevista può essere prevenuta o alleviata" e che "tutte le evidenze puntano verso una forte accelerazione di morti e malnutrizione". "Le azioni necessarie per prevenire la carestia richiedono una decisione politica immediata per un cessate il fuoco insieme a un significativo e immediato aumento dell'accesso umanitario e commerciale a tutta la popolazione di Gaza".

  • Il sistema sanitario al collasso

Il sistema sanitario di Gaza è gravemente deteriorato, l'accesso all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari è stato drasticamente ridotto e i livelli di morbilità, tra cui diarrea, febbre, infezioni respiratorie acute e infezioni cutanee, sono allarmanti tra i bambini.

Circa il 98% dei terreni coltivabili è danneggiato o inaccessibile, i contanti scarseggiano e i prezzi dei generi alimentari sono alti, non ci sono abbastanza carburante e acqua per cucinare, né medicine e forniture mediche.

  • L'appello delle organizzazioni umanitarie

Oltre 100 organizzazioni non governative stanno lanciando l'allarme, esortando i governi ad agire:

  • aprire tutti i valichi di frontiera;
  • ripristinare il flusso completo di cibo, acqua pulita, forniture mediche, alloggi e carburante attraverso un meccanismo basato su principi e guidato dalle Nazioni Unite;
  • porre fine all'assedio e accettare un cessate il fuoco.

Un operatore umanitario che fornisce supporto psicosociale ha riportato l'impatto devastante sui bambini: "I bambini dicono ai genitori che preferiscono morire, vogliono andare in paradiso, perché almeno in paradiso c'è del cibo". Davvero angosciante.

  • Un momento cruciale per la comunità internazionale

La dichiarazione di carestia a Gaza rappresenta un punto di svolta che mette alla prova la credibilità e l'efficacia dell'intero sistema internazionale di protezione dei civili. Come sottolineato da Amnesty International, "ogni ora che passa senza una decisa azione internazionale significa la perdita di ulteriori vite palestinesi e il progressivo avvicinarsi del completo annichilimento di Gaza City".

Il Segretario Generale Antonio Guterres ha scritto su X: "In quanto potenza occupante, Israele ha obblighi inequivocabili ai sensi del diritto internazionale, compreso il dovere di garantire il cibo e le forniture mediche alla popolazione. Non possiamo permettere che questa situazione continui impunemente".

La storia giudicherà come la comunità internazionale ha risposto a questa crisi umanitaria senza precedenti in una regione già devastata da decenni di conflitto. Come recita il rapporto dell'IPC: "Poiché questa carestia è interamente causata dall'uomo, può essere fermata e invertita. Il tempo dei dibattiti e delle esitazioni è finito, la fame è presente e si sta rapidamente diffondendo".

Spero che prima che sia troppo tardi che qualcuno voglia decidersi a fermare il governo estremista e messianico israeliano guidato dal premier Netanyahu, per il quale la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso, già da un bel pezzo, un mandato di arresto per crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Di Eugenio Cardi

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