23 Agosto 2025
Idf, fonte: imagoeconomica
L'anno 2025 ha segnato un'escalation senza precedenti nel conflitto israelo-palestinese, caratterizzata da due dinamiche parallele ma interconnesse: da un lato, i dati rivelano che l'83% delle vittime palestinesi a Gaza sono civili non combattenti, dall'altro, Israele ha lanciato un'offensiva su più fronti in Cisgiordania, culminata nell'approvazione del controverso e illegale progetto E1 che – se realizzato - andrà a dividere fisicamente il territorio palestinese.
Un'inchiesta congiunta di The Guardian, +972 Magazine e Local Call ha rivelato dati provenienti da un database classificato dell'intelligence militare israeliana che contraddicono clamorosamente le dichiarazioni ufficiali di Israele. Secondo queste informazioni, aggiornate a maggio 2025, l'83% di tutte le persone assassinate da Israele nella Striscia di Gaza, sono vittime civili, una percentuale che pone il conflitto tra i più letali per i non combattenti nella storia moderna.
Gli esperti dell'Uppsala Conflict Data Program hanno sottolineato come tale proporzione di morti civili sia "insolitamente alta" anche per conflitti caratterizzati da uccisioni indiscriminate. Dal 1989, solo tre altri eventi hanno registrato percentuali simili o superiori:
Le dichiarazioni pubbliche dei leader israeliani hanno costantemente sostenuto un rapporto di 1:1 o 2:1 tra vittime civili e combattenti, arrivando a volte a rivendicare l'uccisione di 20.000 militanti. Tuttavia, fonti dell'intelligence militare hanno confermato al Guardian che il database interno è "l'unica fonte autorevole" per conteggiare le perdite militanti, definendo le precedenti stime come "solo supposizioni" basate su testimonianze di comandanti sul campo.
Un funzionario della sicurezza ha ammesso: "All'inizio della guerra, [ci siamo basati] su comandanti che dicevano 'ho ucciso cinque terroristi'".
Diverse fonti indicano pratiche sistematiche di gonfiamento delle cifre da parte dello Stato di Israele:
Il 21 gennaio 2025, immediatamente dopo il cessate il fuoco a Gaza, Israele ha lanciato l'operazione "Iron Wall" (Muro di Ferro) in Cisgiordania, la più grande operazione militare nella regione da decenni (ricordiamo qui, per chi non lo sapesse, che la Cisgiordania non è territorio israeliano e non regge nemmeno la scusa della presenza di Hamas, in Cisgiordania del tutto assente infatti). L'operazione ha preso di mira inizialmente la città di Jenin con il suo campo profughi, per poi espandersi a:
I dati delle Nazioni Unite documentano un orrore senza fine:
Parallelamente all'operazione militare, il ministro delle finanze Bezalel Smotrich (autodichiaratosi fascista, razzista e omofobo) ha approvato il progetto E1, controverso e fortemente contestato da tutte le organizzazioni del Pianeta, congelato infatti per decenni a causa delle pressioni internazionali:
Tutto ciò, oltre che profondamente illegale, avrà un impatto geopolitico devastante per la popolazione palestinese ivi residente:
Smotrich ha dichiarato esplicitamente: "Questo seppellisce definitivamente l'idea di uno stato palestinese, perché non c'è nulla da riconoscere e nessuno da riconoscere".
L'analisi dei due fenomeni sopra riportati rivela una strategia omicidiaria di estrema aggressività coordinata su più livelli:
A Gaza:
In Cisgiordania:
Il calendario degli eventi non è casuale:
1. 19 gennaio 2025: cessate il fuoco a Gaza
2. 20 gennaio: Insediamento di Trump e revoca delle sanzioni sui coloni
3. 21 gennaio: Inizio dell'operazione "Muro di Ferro"
4. Agosto 2025: Approvazione definitiva del progetto E1.
- Le reazioni internazionali
La comunità internazionale ha condannato unanimemente entrambe le iniziative:
Sul progetto E1:
Sull'operazione militare:
Gaza: popolazione decimata
In Cisgiordania: pulizia etnica strisciante
In conclusione, i dati sopra riportati dipingono senza tema di smentita alcuna un quadro inequivocabile di quello che esperti legali e organizzazioni per i diritti umani definiscono genocidio a Gaza e pulizia etnica in Cisgiordania. La sincronizzazione temporale delle due offensive, la sproporzione delle vittime civili e l'esplicita dichiarazione di voler "seppellire l'idea di uno stato palestinese" configurano una strategia sistematica di eliminazione della presenza palestinese da parte dello Stato occupante di Israele.
La "soluzione" che Israele sta ostinatamente portando avanti sul campo non passa attraverso accordi di pace o compromessi territoriali, ma attraverso l'annientamento fisico e geografico delle possibilità di autodeterminazione palestinese. I numeri dell'83% di vittime civili a Gaza e la divisione fisica della Cisgiordania rappresentano due facce della stessa medaglia: la realizzazione del progetto di "Grande Israele" attraverso la cancellazione dell'altro, vedasi in tal senso mio precedente articolo:
Mentre la comunità internazionale continua a limitarsi a "condanne" e "preoccupazioni", sul terreno si sta consumando quella che potrebbe essere ricordata come una delle più sistematiche campagne di eliminazione di un popolo della storia contemporanea. La domanda che rimane è se il mondo sarà testimone silente o se troverà il coraggio di fermare quello che i suoi stessi tribunali hanno definito come genocidio.
Di Eugenio Cardi
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia