26 Luglio 2025
In un video diffuso mercoledì 23 luglio, al quarto giorno di sciopero della fame, Wadih Abu Al-Saud, Abu Al Lulu e Mohammed Khaled appaiono mentre bevono un bicchiere d’acqua con sale, unico "pasto" che si concedono dall'inizio della protesta contro la carestia nella Striscia di Gaza.
I tre giornalisti palestinesi hanno deciso di intraprendere uno sciopero della fame per denunciare, oltre al genocidio in corso, la drammatica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza, colpita da mesi da una carestia crescente. Il loro gesto, carico di valore simbolico, è stato rilanciato attraverso i social e ripreso da numerose testate internazionali.
"Continueremo finché anche l’ultimo bambino di Gaza potrà nutrirsi", ha scritto Al-Saud su Instagram, accompagnando il filmato che documenta il loro gesto.
Nel video, Wadih Abu Al-Saud spiega le ragioni profonde della protesta: “Oggi è il quarto giorno. Facciamo sapere al mondo che abbiamo scelto di non restare in silenzio”. Le sue parole hanno fatto il giro del web, diventando un appello alla coscienza collettiva.
Intervistato dall’agenzia Anadolu, Al-Saud ha raccontato con commozione l’episodio che lo ha spinto ad agire: ha visto una donna anziana collassare e morire di fame davanti ai suoi occhi. “Aveva la stessa età di mia madre”, ha detto con voce rotta.
Nonostante il progressivo peggioramento delle condizioni fisiche, i giornalisti hanno deciso di proseguire con lo sciopero. Al quinto giorno senza cibo, Al-Saud ha ribadito la sua determinazione: “Il mio corpo sta crollando, ma la mia coscienza è salda”.
Solo ieri gli ospedali di Gaza hanno segnalato 9 casi di palestinesi deceduti per fame nelle ultime 24 ore, secondo il ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas. Il ministero ha dichiarato che il numero complessivo dei casi di morte per fame è salito a 122, di cui 83 bambini.
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