30 Giugno 2023
L’esecuzione di Nael ha segnato un punto di non ritorno nella storia francese. Le manifestazioni, il fuoco aperto in piena città e i roghi sono solo l’inizio di una battaglia che i manifestanti promettono di perpetuare ancora a lungo per le strade francesi. Dal nord al sud del Paese, le tensioni crescono esponenzialmente e si diffondono in altre città, oltre a Nanterre dove il ragazzo di 17 anni è stato ucciso con un colpo di pistola al cuore durante dei controlli stradali.
A Perpignan, Lione e Clermont-Ferrand, i quartieri popolari si sono uniti contro l’ingiustizia subita da Nael. Scene quasi da film, con auto, cestini della spazzatura e bus che prendono fuoco nel cuore della notte ma anche di giorno.
I nostri inviati speciali hanno raccolto le testimonianze sui fatti che stano accadendo in questo momento e le storie delle persone che si sono ritrovati faccia a faccia con la polizia.
Leane Alestra, intercettata da Il Giornale d'Italia, racconta di un episodio di oppressione sulla metro verso Aubervilliers, in un quartiere di Parigi. “Mentre rientravo a casa, nella stazione la polizia ha lanciato delle bombe lacrimogene prima dello stazionamento della metro sui binari. Le persone hanno cominciato ad urlare mentre l’autista si è rifiutato di aprire le porte. Io ed altri abbiamo cominciato a correre verso le scale per l’uscita.” La ragazza continua il suo racconto: “Abbiamo sentiti dei colpi di pistola ma non sapevamo da dove provenissero. Abbiamo cominciato ad abbracciarci e a piangere in sostegno a l’un l’altro. Non sapevamo se fossero dei veri colpi, ma vedevamo le armi e la fiamma uscire dalle pistole. Sono riuscita a tornare a casa, ma sono rimasta traumatizzata dalla brutalità della polizia”.
Il sindacato della polizia francese ha invece difeso il poliziotto che ha ucciso Nael. In un post su Instagram hanno scritto: “Bravo il nostro collega che ha aperto il fuoco sul giovane criminale di 17 anni. Neutralizzando il veicolo, ha protetto la sua vita e quella degli altri civili sulla strada. I soli responsabili della morte di questo teppista sono i suoi genitori, incapaci di educare il proprio figlio”.
Il video del momento dei fatti, mostra che il colpo di pistola che ha ucciso Nael è stato sparato da una distanza molto ravvicinata e il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che l’azione del poliziotto non è per niente scusabile e in linea con il suo dovere di agente. Ha però aggiunto che sarà il giudice a decidere della sua colpevolezza o meno e che per ora bisogna considerare la presunzione d’innocenza fino a prova contraria. Intanto, a Nanterre, i bus e i tram sono stati sospesi per preservare la sicurezza pubblica, mentre per le strade continuano i fuochi d’artificio e gli scontri, come si vede nel video riportato qui di seguito.
Anche la giornalista Fatima Ouassak si è espressa sui fatti: “Sono 40 anni che la brutalità della polizia va avanti nei quartieri popolari francesi. Lo Stato parla di “ricollocamento” delle persone che abitano queste aree e ci trattano come dei criminali a prescindere dal nostro passato giudiziario. I controlli stradali condotti dalla polizia sono razzisti e la Francia ha già subito questa condanna nel 2016”. La giornalista racconta poi di un altro episodio di violenza perpetuato 15 giorni fa, il 14 giugno, su un automobilista di 19 anni al quale la polizia ha sparato al torace perché “rifiutava di obbedire”. Un altro omicidio che si è consumato per le strade di Saint-Yrieix-la-Perche. Nel dettaglio, la vittima (originario della Guinea) ha ferito il poliziotto andandogli contro con il veicolo e l’agente ha aperto il fuoco.
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