13 Ottobre 2025
“Un fatto attraversa la mente, un'intuizione forse non corretta”. Così esordisce Alberto Bagnai in un suo video pubblicato qualche giorno fa sul canale YT L'anticonformista. Il Senatore della Lega si espone sul tema della sovranità monetaria, affermando con una certa prudenza che la cosiddetta indipendenza della banca centrale è un unicum nella storia dell’umanità, dal momento che è stato sempre il sovrano colui che ha il potere e il diritto di battere moneta. Nihil novi sub solem, dunque. Che a esternare questi concetti - ritenuti dal mainstream puro complottismo o etichettati come bazzecole dai cattedratici altolocati, pagati con i soldi di chi vuole che lo show vada avanti - sia un docente universitario e senatore della Repubblica, è, per usare le parole dello stesso Bagnai, un “fatto che attraversa la mente” o almeno che dovrebbe attraversarla. Ma è, soprattutto, la considerazione che segue a destare attenzione anche da parte di chi scrive, il quale da molti anni denuncia la perdita di sovranità monetaria come un atto di lesa maestà (il titolo “Sovranità, debito e moneta” non era casuale!). Si tratta del concetto secondo cui «uno Stato privato della sua sovranità monetaria alimenta la rendita finanziaria», cioè, che l’indipendenza della banca centrale non è che un modo raffinato con cui le lobby finanziarie scippano la capacità d’acquisto dei salari, dal momento che la rendita è opposta e complementare ai salari. Un aumento del PIL, come sappiamo, apporta un incremento dei salari, dal momento che un aumento dei consumi genera una maggiore domanda di investimenti e lavoro, per cui il monte-salari assume un peso considerevole nella ridistribuzione del reddito, a detrimento della rendita. Insomma, la crescita economica porta a una redistribuzione della ricchezza, mentre una contrazione economica, indotta da crisi innescate a tavolino (e.g. politiche “plandemiche”, crisi ucraina, etc) e curata con alti tassi di interesse e una fiscalità aggressiva, aumentano il tasso di concentrazione della ricchezza.
L’altro truismo evidenziato da Bagnai è che mettersi in mano ai mercati per vendere titoli, vuol dire avere alti tassi di interesse secondo le logiche dei mercati, tassi di rendimento che obbligano gli Stati ad una pesante fiscalità, deprimendo la crescita economica e a lungo andare anche i bilanci pubblici, dato che il gettito fiscale dipende dalla crescita economica. Si tratta di una vera e propria ridistribuzione delle risorse dai popoli alla finanza internazionale. Le politiche di austerity servono proprio a questo, a saziare con il pagamento degli interessi i cosiddetti mercati. Un’ulteriore scomoda ma ovvia verità che il Senatore pone all’attenzione dei suoi ascoltatori è il ruolo dei sindacati, che schierati con il potere finanziario, sono i primi responsabili della caduta dei salari. A questo punto, come non ricordare quella triste e sconcertante immagine di Landini, guidato per la spalla dalla mano di Draghi, l’enfant prodige della finanza internazionale?
Il problema, però, a nostro avviso è molto più profondo. Non possiamo limitarci a indicare nell’indipendenza della banca centrale la causa di ogni male. La causa malattia è ancor più nascosta: si tratta della creazione di moneta-debito dal nulla ad opera del sistema bancario. Cioè, la privatizzazione della moneta e l’evaporazione delle banche pubbliche. Un servizio privatizzato è un servizio a pagamento. L’interesse applicato a un deposito creato dal nulla è un tasso di profitto che non ha alcuna contropartita nel mondo della produzione. In altre parole è una rendita che genera inflazione, la quale logora il potere d’acquisto dei salari (e.g. la crisi energetica durante la crisi ucraina, che ha fatto volare le bollette del gas del 500% e ha allo stesso tempo incrementato i profitti di ENI di 7-8 miliardi di euro). Riappropriarsi della sovranità monetaria non può voler dire solamente liberarsi della BCE ma, soprattutto, riappropriarsi di un bene pubblico come la moneta, oltre che della propria banca centrale. Questo vuol dire mettere fine a molte rendite inappropriate e indebite. Ritornare al tempo subito dopo il divorzio tra Banca d’Italia e Tesoro o addirittura prima del divorzio, è condizione necessaria ma non sufficiente. Oggi, per esempio, con la tecnologia a disposizione il Tesoro -senza necessariamente optare per una moneta digitale programmabile - potrebbe aprire sportelli direttamente ai cittadini, rendendo i crediti fiscali cedibili oppure usando i titoli del debito pubblico come moneta al pari delle banche, ma per fare questo è necessario che la classe politica ne abbia in primo luogo coscienza e poi volontà. Mi torna in mente Crozier quando diceva che per cambiare l’organizzazione bisogna cambiare i quadri, ma per cambiare i quadri bisogna cambiare organizzazione. Finché la classe dirigente non prenderà le debite distanze dalle lobby finanziarie è difficile pensare che il sistema possa cambiare, soprattutto se si va verso uno stato di censura crescente, segno che c’è tensione dall’altra parte delle barricate. E Bagnai sembra confermarlo: a breve, i discorsi di tutti potrebbero essere censurati e quindi, quello che non potrebbe più dirci domani, ce lo dice oggi:
Per questo vi sto dicendo cose relative alla natura del conflitto distributivo sottostante paroloni come "indipendenza della banca centrale". Cioè, potersi dire chi ci guadagna da questa indipendenza diventerà sovversivo, ansiogeno e quindi noi non ce lo potremmo più dire. Per cui diciamocelo adesso, teniamolo da parte, sorvegliamo l'evoluzione degli eventi e facciamo attenzione a chi ci viene a fare quale discorso sui nostri soldi, perché può essere che i miei argomenti siano sbagliati ... ma se non sono sbagliati, allora dobbiamo fare una riflessione ulteriore, pro futuro.
Quanto pensiamo di poter andare avanti con un sistema che dal punto di vista storico è un unicum - non so se c'era l'indipendenza della banca centrale nell'Alto Medioevo, forse sì […] - Insomma, se ho ragione io e non c'è un precedente di una simile amputazione di uno dei bracci della statualità, quanto pensiamo di poter tirare avanti? Sembra che l'atteggiamento di Trump sia piuttosto eloquente. L'indipendenza della banca centrale, cioè, il privarsi della sovranità monetaria, è un suo obiettivo polemico molto chiaro. Non so quanto riuscirà ad andare avanti su questa strada, credo molto poco, ma mai dire mai. Comunque lo osserviamo e già il fatto che la strada sia stata indicata, è indubbiamente un elemento di progresso.
Perché queste esternazioni di Bagnai proprio in questi giorni? È possibile ritenere che il nuovo corso inaugurato da Trump - cioè, riappropriarsi della sovranità monetaria mediante l’emissione da parte di privati di stablecoin con sottostante in Treasuries – abbia aperto un varco che prima era solo un vicolo cieco? Il rinvio del progetto dell’euro digitale da parte della BCE ha a che fare con questo nuovo corso? Se un docente universitario e senatore della Repubblica si espone in maniera così chiara, seppur prudente, è lecito pensare che i tempi siano maturi per un nuovo ordine multipolare all’insegna della crescita economica globale? D’altronde - si domanda lo stesso Bagnai - quanto potrebbe ancora durare un sistema incentrato sull’indipendenza della banca centrale, sulla mutilazione della sovranità di Stato? Orban, non ha forse evidenziato proprio in questi giorni e senza giri di parole che l’UE e l’Euro vanno verso la loro disintegrazione? Le esternazioni del senatore Bagnai costituiscono forse un segnale in questa direzione, cioè, che con Trump potrebbe presto venir meno il dominio della finanza sugli Stati?
Chi vivrà, vedrà.
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