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Ricci, Eni: "Crisi energetica, per troppi anni abbiamo avuto la cultura del no. Abbandonare approccio ideologico"

"Spirito antifrastrutturale e approccio ideologico è nemico dello sviluppo: si è detto no al nucleare, poi al carbone, all'olio, al gas. Dobbiamo invertire la tendenza, ci troviamo in questa situazione anche perché per anni abbiamo avuto la cultura del no"

15 Ottobre 2022

Giuseppe Ricci, Energy Evolution Chief Operating Officer Eni, ha dichiarato a Il Giornale d'Italia:

"Riuscire a rendere disponibile l'energia in modo affidabile e a prezzi contenuti e contemporaneamente proseguire nel nostro percorso di transizione energetica. Il costo dell'energia era aumentato prima dell'inizio della guerra per la concomitanza di diversi fattori: lo spostamento della Cina dal carbone al gas, la ripresa dopo il lockdown dell'economia. Uno sbilanciamento domanda-offerta che ha fatto crescere i pressi.

La transizione deve essere intelligente, pragmatica, non ideologica: cercare efficacia ed efficienza. Elettrificazione dei consumi dove è possibile, ma anche altre sorgenti, il gas è un elemento che va valorizzato, come il biometano, i biocarburanti e l'idrogeno.

Dobbiamo essere consapevoli che la transizione va governata e seguire un approccio olistico, un insieme di soluzioni dove si ricercano sinergie e complementarietà tra le varie soluzioni. 

"L'alternativa al gas russo nel breve periodo c'è: il piano Cingolani è stato un buon piano, Eni ha contribuito alla realizzazione di questo piano, partendo dal diversificazione e all'approvvigionamento di gas, in contemporanea bisogno allacciare i nuovi rigassificatori, riempire le scorte, ormai sono già al 90%, ma il problema sarà riuscire a rifare le scorte per il prossimo inverno. I rigassificatori sono una delle soluzioni indispensabili. In più possiamo cercare di sfruttare il poco gas che abbiamo in Italia, risparmio energetico, fonti alternativi e rimuovere gli ostacoli burocratici e amministrativi che ci impediscono di sviluppare le rinnovabili come dovremmo. I nostri obiettivi al 2030 sulle rinnovabili prevedono un inc remoto di almeno 6 gigawatt all'anno di installato, ma riusciamo a farne solo uno perché non arrivano le autorizzazioni. Bisogna sbloccare le autorizzazioni. 

Queste resistenze sono nate anni fa, c'è stata una progressione di opposizione da parte dell'opinione pubblica, non dell'industria ma delle infrastrutture. Questo spirito anti-infrastrutturale è nemico dell'economia e dello sviluppo. Dobbiamo cercare di rimuovere e poi invertire la tendenza cercando di puntare suoi gruppi di opinione. Università, media... la cultura del no ci porta nel baratro. 

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