11 Luglio 2025
L’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, ha riportato un dettaglio che – se confermato – potrebbe rimettere in discussione l’intera ricostruzione processuale dell’omicidio di Chiara Poggi. “Alle 11:30 del 13 agosto 2007 a Vigevano si sapeva dell’omicidio”, ha affermato il penalista, ricordando con assoluta chiarezza che già tra le bancarelle della fiera cittadina, quella mattina, si parlava della morte della giovane. Un particolare che stride fortemente con la versione ufficiale, secondo cui il corpo di Chiara fu scoperto soltanto nel primo pomeriggio, intorno alle 13:50, da Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima che chiamò il 118.
Secondo Lovati, la dinamica raccontata da Stasi sarebbe tutt’altro che credibile. “Non aveva nemmeno le scarpe sporche di sangue”, ha osservato il legale, evidenziando quelle che considera incongruenze determinanti. L’ipotesi è che l’ex studente della Bocconi non abbia mai realmente scoperto il corpo della ragazza. Una versione “suggerita”, come la definisce l’avvocato, costruita per reggere sotto il peso dell’accusa, ma – a suo dire – poggiata su fondamenta fragili. Anche la telefonata al 118 viene definita “tardiva e sospetta”, elemento che contribuisce ad alimentare i dubbi sulla veridicità della narrazione processuale.
Le parole di Lovati assumono ulteriore rilevanza alla luce della recente riapertura del fascicolo da parte della Procura di Pavia. Andrea Sempio è tornato ad essere indagato, ma il suo avvocato chiarisce: “Non sto difendendo Sempio in televisione – precisa – lo difendo in tribunale”. Lovati ci tiene a sottolineare che non seguiva il caso all’epoca dei fatti e che ha assunto la difesa di Sempio solo a partire dal 2016. Eppure, quel ricordo, tanto nitido quanto fuori dagli schemi, sembra poter aprire nuove piste d’indagine, specie in merito alla tempistica con cui si diffuse la notizia dell’omicidio.
Non è la prima volta che l’avvocato fa parlare di sé per dichiarazioni che lasciano il segno. Negli ultimi tempi ha raccontato pubblicamente di sogni ricorrenti legati al caso, tra cui uno in cui un vasetto di yogurt Fruttolo conteneva il DNA di Sempio. Racconti che hanno suscitato perplessità e, in certi ambienti, anche ironia, ma che non hanno impedito alla magistratura di tornare a indagare. Lovati parla di memorie visive, incubi, sensazioni che lo avrebbero spinto a ipotizzare scenari alternativi, arrivando a sostenere che Alberto Stasi possa essere stato solo “una pedina” in un contesto più ampio e oscuro.
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