01 Luglio 2025
Le immagini del relitto del Bayesian mostrano la scala reale inspiegabilmente aperta e il portellone dell’alloggiamento del tender a prua socchiuso, elementi incompatibili con le dichiarazioni dell’equipaggio, che ha dichiarato di essere rimasto sempre a bordo. Il tender è al suo posto, ma qualcosa non torna. L’ipotesi è che qualcun altro possa essere salito a bordo prima dell’affondamento.
Le immagini trasmesse da Quarta Repubblica offrono uno spaccato inedito degli ultimi momenti a bordo del Bayesian, prima del suo affondamento. I dettagli catturati dalle telecamere di sorveglianza mostrano i saloni interni, la plancia di comando, la sala macchine e la control room, ma a colpire l’attenzione degli inquirenti è un elemento in particolare: la cosiddetta scala reale aperta.
Si tratta della scaletta che consente agli ospiti di salire a bordo quando l’imbarcazione è ormeggiata o all’ancora. Posizionata sul lato di dritta dello yacht, è dotata di un sofisticato sistema di movimentazione, spesso idraulico, che permette di estrarla o ritrarla all’interno dello scafo. Secondo quanto documentato dalle immagini registrate fino alla tarda serata del 18 agosto, la scala risultava regolarmente chiusa e alloggiata. Tuttavia, nelle riprese effettuate poco prima dell’affondamento, la scala appare inspiegabilmente estesa e pronta all’uso.
A ciò si aggiunge un altro particolare inquietante: il portellone anteriore dell’alloggiamento del tender, parzialmente aperto. Eppure il gommone è stato ritrovato correttamente al suo posto. L’equipaggio ha dichiarato di non essere mai sceso dalla barca quella notte, e che il tender non era stato utilizzato. Ma allora, chi ha azionato la scala reale? E chi ha aperto quel portellone a prua?
A rendere il quadro ancora più enigmatico, un’ultima immagine: un uomo che corre lungo il lato di dritta della barca, a 5 minuti dal naufragio. È l’unico movimento registrato in un momento in cui l’imbarcazione appare altrimenti deserta.
Le ipotesi sul tavolo ora si moltiplicano. L’apertura della scala reale e del portellone potrebbe indicare un tentativo di accesso dall’esterno, magari tramite tender, oppure l’imbarco o sbarco clandestino di una o più persone. Di certo, quei dettagli non si spiegano facilmente con la sola dinamica tecnica dell’affondamento.
Le indagini dovranno ora stabilire se questi elementi siano stati azionati accidentalmente, per effetto di malfunzionamenti meccanici, oppure se siano la traccia concreta di una presenza imprevista – e potenzialmente determinante – a bordo dello yacht nelle sue ultime ore.
Questo potrebbe aprire un nuovo scenario investigativo: non più solo un guasto o un evento naturale alla base del naufragio, ma una possibile intrusione, un’azione volontaria, o addirittura un attentato, come anticipato dal Giornale'd'Italia.
Secondo quanto appreso da ambienti vicini alle indagini, il materiale informatico sensibile – tra cui computer, hard disk e memorie esterne – appartenente a Mike Lynch sarebbe stato rimosso dalle casseforti prima ancora dell’avvio delle operazioni ufficiali di recupero. Un’operazione silenziosa e rapidissima da parte dell’MI6, con cui Lynch aveva legami grazie alla sua azienda Darktrace. Lynch non era un imprenditore qualsiasi. Dopo la discussa vendita di Autonomy, nel 2011, aveva cofondato Darktrace, azienda di cybersecurity che vedeva nel Cda la presenza di ex ufficiali del MI5, del GCHQ e persino membri dei servizi americani e israeliani.
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