07 Novembre 2025
Kaja Kallas, fonte: instagram @kajakallas
L’Unione europea ha approvato un inasprimento sui visti destinati ai cittadini russi, motivandolo con la necessità di “proteggere la sicurezza interna” dopo il presunto avvistamento di droni non identificati in Belgio e Svezia e alcuni episodi di sabotaggio definiti “ibridi”. Da Bruxelles spiegano che l’obiettivo è “attenuare le minacce all’ordine pubblico” e “prevenire l’uso improprio dei visti” da parte di Mosca, che secondo la Commissione avrebbe “trasformato la migrazione in un’arma”.
“Viaggiare nell’Ue è un privilegio, non un diritto acquisito” ha dichiarato l’Alta rappresentante Kaja Kallas, annunciando che d’ora in poi i cittadini russi non potranno più ottenere visti per ingressi multipli, ma solo permessi validi per un’unica entrata. Ogni viaggio in Europa richiederà dunque una nuova domanda e nuovi controlli.
Il commissario per gli Affari interni, Magnus Brunner, ha precisato che le verifiche saranno “più frequenti e approfondite”, mentre la vicepresidente Henna Virkkunen ha parlato di “ulteriore passo per garantire la sicurezza dell’Unione”.
Dietro il linguaggio tecnico si cela una scelta politica di forte impatto: la stretta colpisce milioni di cittadini comuni, non funzionari o apparati di Stato. Restano alcune eccezioni — giornalisti indipendenti, dissidenti, difensori dei diritti umani — ma la procedura diventa più complessa anche per chi vive e lavora legalmente in Europa.
Belgio, avvistamento droni: si riunisce Consiglio sicurezza nazionale
La risposta russa è arrivata nel giro di poche ore. “A quanto pare — ha commentato la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova — la Commissione europea ha ragionato così: perché volere turisti che possono spendere, quando si possono accogliere migranti illegali che vivono di sussidi e disertori ucraini?”. Un attacco che ribalta la narrazione europea: secondo Mosca, l’Ue non agisce per tutelarsi da reali minacce, ma per alimentare un clima di ostilità e sospetto nei confronti dei cittadini russi, anche quelli estranei alla politica del Cremlino.
Non è la prima volta che Bruxelles collega la questione dei visti alla sicurezza: già nel 2022 l’accordo di facilitazione era stato sospeso. Ma l’attuale decisione arriva in un momento in cui non esistono prove pubbliche che i droni avvistati nei cieli del Belgio e della Svezia siano di origine russa.
La Commissione assicura che la decisione non è retroattiva e che resta spazio per “casi giustificati”. Ma, di fatto, la libertà di movimento dei russi comuni sarà quasi azzerata.
Chi desidera visitare un familiare, studiare o semplicemente fare turismo in Europa dovrà superare una trafila burocratica sempre più lunga. Sul piano politico, la mossa rafforza la linea dura di Bruxelles, ma rischia di colpire proprio quella parte di società russa più aperta e legata all’Occidente.
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