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Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi, presentata indagine Risparmio e scelte finanziare degli italiani 2024: crescita, sicurezza, diversificazione

Nel 2024, il 65% degli italiani punta alla sicurezza negli investimenti, le obbligazioni salgono dal 28% al 34% nei portafogli, gli immobili pesano per il 63% del patrimonio, i giovani proprietari aumentano dal 49,2% al 60%

12 Dicembre 2024

Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi, presentata indagine Risparmio e scelte finanziare degli italiani 2024: crescita, sicurezza, diversificazione

Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi presentano l’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2024. La ricerca è condotta su un campione rappresentativo, distribuito su tutto il territorio nazionale, di circa 1.000 intervistati (in possesso di un conto corrente bancario o postale) che decidono gli investimenti finanziari della famiglia e mette in luce comportamenti e opinioni in merito al risparmio e agli investimenti.

L’edizione 2024 è corredata da un focus sul risparmio gestito, arricchito da ulteriori 335 interviste a possessori di strumenti finanziari di risparmio gestito o previdenziale. Le interviste sono state realizzate face-to-face da BVA Doxa.

Sintesi della ricerca: Economia, reddito e risparmio

Il 95% degli intervistati conferma la propria indipendenza finanziaria, con sensibili differenze di genere (uomini 97,6%; donne 92,0%), livello di istruzione (laureati 97,7%; medie inferiori/elementari 93,0%), professione (imprenditori e liberi professionisti 100%; lavoratori manuali 94,7%) e fasce di età (65enni e oltre 97%; 35-44enni 90,8%).

Il 60,3% degli intervistati si ritiene soddisfatto del reddito corrente, anche in questo caso con una notevole differenza di genere: esprime soddisfazione il 65,4% degli uomini, contro il 54,2% delle donne. Spostando l’attenzione sulle aspettative pensionistiche, solo il 34,2% del campione si dichiara ottimista (uomini 43,9%; donne 24,8%): nonostante ciò, continua la propensione alla sotto-assicurazione previdenziale.

Il 59,4% degli intervistati dichiara di aver risparmiato nei dodici mesi precedenti l’Indagine, in netto progresso rispetto al 53,5% del 2022 e al 54,7% del 2023 ma con notevoli diversità tra i gruppi del campione: risparmiano più della media i laureati (79,2%), gli imprenditori e i liberi professionisti (79,9%) o chi ha redditi elevati (74%).

Le principali motivazioni del risparmio includono obiettivi genericamente precauzionali (37%), il supporto ai figli (20%), gli investimenti per la casa (19%) e la vecchiaia (16%). L'8,2% risparmia per difendersi dall'inflazione (era il 5% nel 2023), mentre lo 0,3% lo fa per realizzare nuovi investimenti (in significativa flessione dal 5% dello scorso anno). La quota media di reddito risparmiata è pari all'11%, in calo dal 12,6% del 2023.

Dalla valutazione delle prospettive a 12-18 mesi emerge una dicotomia. Gli intervistati appaiono infatti particolarmente preoccupati per le possibili evoluzioni del quadro internazionale e per l’andamento dell’economia in generale; lo sono invece assai meno per le entrate della famiglia, dove gli ottimisti praticamente eguagliano i pessimisti. Le donne risultano più ottimiste degli uomini e i giovani più delle altre fasce di età. Anche i consumi familiari sono visti in aumento.

Gli italiani e le scelte finanziarie

Se l’Indagine 2023 aveva evidenziato un risveglio di interesse da parte degli italiani verso gli argomenti economico/finanziari, l’edizione 2024 si riporta su valori storici, con il 30% degli intervistati che si dichiara “per niente interessato” all’economia e alla finanza (24,6% nel 2023).

Torna sotto la metà anche la quota di risparmiatori che si reputa competente in materia finanziaria (cd. ratio di auto-fiducia), malgrado il leggero aumento evidenziato dalla valutazione di competenza finanziaria minima (calcolata come quota di risposte corrette vs. errate ad alcune domande pratiche di alfabetizzazione finanziaria).

La diversificazione dei portafogli si conferma in declino rispetto ad inizio decennio, con solo il 30% dei risparmiatori che, tra il 2021 e il 2024, hanno optato per strumenti diversificati (erano il 40% nel 2019). La sicurezza resta una priorità per gli investitori: circa il 65% la sceglie come prima opzione, in aumento rispetto al 60% del 2023. La liquidità si colloca al secondo posto, con circa il 14% delle preferenze, in linea con lo scorso anno.

Cambia l’orizzonte temporale degli investimenti. Dieci anni fa, il 65% dei risparmiatori si focalizzava su una prospettiva di tre anni o meno: ora la percentuale è del 40 %. Al contrario, appare triplicata la quota di chi valuta gli investimenti su una prospettiva di cinque-dieci anni (dal 6 al 19%). Per il 53,1% del campione risulta difficile comprendere il reale rischio degli investimenti: la scelta del momento giusto per investire preoccupa il 39,5%, mentre il 32,3% fatica a diversificare il risparmio.

In un contesto complesso, la banca rimane la più apprezzata fonte di informazioniraccoglie infatti oltre il 60% delle citazioni in tutte le classi di età, salendo oltre i due terzi per gli intervistati tra i 45 e i 64 anni.

Obbligazioni, azioni e investimenti alternativi

Nel 2024 si consolida l'inclinazione degli intervistati verso le obbligazioni: la quota dei portafogli ad esse dedicata sale dal 28 al 34%. L’indice di soddisfazione segna un massimo storico, con oltre 8 investitori soddisfatti per ogni insoddisfatto: probabilmente una conseguenza del fatto che, nel 2023, le obbligazioni sono tornate finalmente ad offrire rendimenti interessanti. Cala marginalmente rispetto al 2023 la percentuale di chi opera in azioni (dal 6 al 5,6%). Parallelamente, si riduce la quota delle azioni nei portafogli degli azionisti: da un massimo del 21,1% nel 2021 si scende al 18,1 nel 2023 fino al 17,4 nel 2024.

Gli investimenti alternativi catturano un limitato interesse, con il 71,5% degli intervistati che si dichiara “non interessato” (dal 64% del 2023): risultano più attratti gli uomini (33%) rispetto alle donne (24%) e i giovani (37%) rispetto alle altre classi di età. I metalli preziosi rimangono la scelta più popolare (17,6%), seguiti dagli investimenti etici ed ESG (11,4%, rispetto al 13,1% del 2023).

Le interviste evidenziano infine una leggera diminuzione della quota di ricchezza detenuta in forma liquida, che resta comunque rilevante: il processo di “normalizzazione” dei portafogli pare avviato, ma si è ben lungi da poter affermare che la liquidità sia stata drenata.

Immobili e mutui

Il patrimonio medio del campione risulta di circa 300.000 euro, di cui il 63% è costituito da immobili; il valore mediano della casa è stimato in 201.000 euro. L’investimento immobiliare riguarda una quota minoritaria degli intervistati: nei 12 mesi a partire dal gennaio 2023, solo il 2,2% dichiara di aver acquistato un immobile da destinare ad abitazione principale (era il 3,6% nella passata edizione dell’Indagine); lo 0,9% ha comprato una seconda casa (vs. 1,9); lo 0,7% un’abitazione per i figli (vs. 1,1). Un dato incoraggiante è l'aumento della percentuale di proprietari nella fascia di età dai 18 ai 34 anni: sono il 60% nella rilevazione 2024, dal 49,2% del 2023. Si mantiene molto elevata la proprietà dell’abitazione nelle fasce di età più senior (82,4% tra i 55enni e oltre).

Con riferimento alla sostenibilità dei mutui, prosegue il calo del rapporto rata/entrate delle famiglie (17,3% nel 2024, dal 18,6 del 2022). Il 23% degli intervistati destina al servizio del mutuo tra il 16 e il 20% degli introiti netti mensili; il 25% paga tra il 21 e il 30%.

Assicurazioni e previdenza integrativa

Malgrado le preoccupazioni per la sicurezza economica nell’età della pensione, meno del 20% del campione dichiara di aver sottoscritto una forma di previdenza integrativa; aumentano peraltro le adesioni dei giovani al secondo e terzo pilastro pensionistico (dal 10 al 20%).

Emerge infine dall’Indagine un incremento nelle assicurazioni a copertura delle spese mediche (dal 14% al 17,5% dei rispondenti): un buon dato, anche se è presto per considerarlo un aumento strutturale, piuttosto che una conseguenza della pandemia.

Focus: il risparmio gestito

L’Indagine 2024 affianca al questionario storico un sovra-campionamento di 300 interviste aggiuntive a possessori di prodotti di risparmio gestito o previdenziale. Il possesso di strumenti di risparmio gestito riguarda il 17,2% del campione, con una netta prevalenza degli uomini rispetto alle donne (20,9% vs. 12,9%). La fascia di età predominante è quella dei 55-64enni (22%).

Fondi comuni e SICAV registrano, nell’arco temporale degli ultimi cinque anni, una percentuale di diffusione del 13,8%; gli ETF si fermano al 3,9%, con i quarantenni che risultano la classe d'età più attiva (5,6%). Le polizze unit-linked (3,8% del campione) attraggono in particolare le fasce di reddito più elevate (8,1%) e appaiono particolarmente popolari tra gli imprenditori e i liberi professionisti (11,9%). La quota di patrimonio complessivamente investita in strumenti gestiti è variabile: si colloca tra il 10 e il 30% per circa la metà dei risparmiatori e tra il 30 e il 50% per poco meno di un quarto. Solo il 10% investe nel gestito oltre il 50% del proprio patrimonio.

Gli obiettivi principali dell’investimento nel risparmio gestito includono, in particolare, la creazione di una disponibilità finanziaria per la terza età (39,5%) e l’ottimizzazione dei risparmi (38,1%).

La possibilità di affidare i propri risparmi a professionisti esperti e la diversificazione dei rischi sono le caratteristiche-chiave che attraggono i risparmiatori.

La soddisfazione degli investitori rispetto al gestito rimane alta (6 investitori soddisfatti per un insoddisfatto); cala, tuttavia, il numero di persone che ritiene di poter battere l’inflazione affidandosi a questi strumenti. Analizzando le motivazioni di chi non ha investito nel gestito, emerge che il 59% non aveva fondi sufficienti; il 15% non ha ricevuto proposte interessanti; il 10% non ha avuto alcuna proposta; il 12% non conosce i costi dell’investimento o pensa che siano eccessivi. Solo il 5,4% preferisce gestire in autonomia i propri risparmi.

La gestione del risparmio previdenziale rappresenta una forma peculiare di risparmio gestito, finalizzata ad accumulare somme di cui l’investitore potrà usufruire alla fine della vita lavorativa. Sempre considerando il campione dei soli intervistati che detengono strumenti gestiti, l’adesione a forme di previdenza integrativa avviene principalmente attraverso i fondi pensione aperti (22% del campione) o negoziali (7,3%). Seguono i piani pensionistici individuali (PIP; 19,4%), che risultano particolarmente diffusi tra le donne (25,5%, contro il 15,8% degli uomini) e i giovani (29% circa).

La percentuale di sottoscrittori di un fondo pensione ha avuto una lenta crescita nel tempo: era al 10,54% nel 2012 ed ha raggiunto il suo massimo (17,58%) dopo l’esplosione della pandemia nel 2022. Emerge una chiara correlazione tra il titolo di studio e la percentuale di sottoscrittori di fondi pensione: avere un titolo di studio «inferiore» si associa ad una maggiore propensione a sottoscriverli, in quanto l’aspettativa di godere di un reddito sufficiente all’età della pensione (65-70 anni) è più bassa.

Il settore del risparmio gestito globale ha registrato una crescita notevole negli ultimi due decenni. Nel 2005 il suo valore si attestava a 35,1 trilioni di dollari, corrispondenti al 73% del PIL mondiale; nel 2023, questo valore è balzato a 107,1 trilioni di dollari (102% del PIL mondiale). In Europa il settore è cresciuto dal 107 al 167% del PIL e in Italia dal 70 al 95%, compresa la ricchezza assicurativa (2022). In Italia, in particolare, il potenziale di sviluppo appare significativo, non solo per colmare il vuoto di domanda di investimenti più evoluti, ma anche per rispondere ai crescenti bisogni previdenziali degli italiani. La chiave sarà migliorare l’istruzione finanziaria e la consapevolezza dei bisogni di investimento degli individui, superando l’eccessiva fiducia nella liquidità, che offre rendimenti molto limitati e genera perdita di opportunità.

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