09 Aprile 2024
Luca Dal Fabbro, Presidente Iren
"Egea per Iren è un'operazione strategica. Dobbiamo ancora crescere nei nostri territori di riferimento, Piemonte, Liguria ed Emilia: questo rappresenta un nuovo passo, non prendere in considerazione questo dossier sarebbe stato un grave errore".
A fine marzo Iren ha sottoscritto gli accordi vincolanti per rilevare il 50% della newco in cui confluiranno tutti i business di Egea, multiutility di Alba piegata dall'impennata delle commodity nel 2022 e poi finita in profonda crisi. Oggi, il presidente
Luca Dal Fabbro, in un colloquio con Il Sole 24 Ore Radiocor, delinea numeri e razionali industriali di un riassetto chiave per tutto il Nord Ovest:180 milioni di investimenti su Egea al 2028 con un mol che si stima cresca del 5% annuo fino a 65 milioni.
Non solo: apre, in ottica futura, a possibili alleanze tra grandi utility su filiere di business, "a partire dall'acqua", e vede un 2024 per Iren "nel segno della continuità dopo un 2023 che è andato molto bene". Gli accordi su Egea, fa notare il
presidente, devono ancora ottenere l'ok di alcune banche e dell'Agenzia delle Entrare, l'omologa del Tribunale, il golden power e l'Antitrust. "Credo che il closing si potrebbe realizzare tra luglio e agosto. — aggiunge - Intanto però stiamo lavorando a un
importante piano di investimenti per Egea: 180 milioni al 2028, di cui 40 sul commerciale, 60 sul regolato e 80 su teleriscaldamento e servizi idrici integrati. Grazie alle rilevanti sinergie con Iren, stimiamo un mol in crescita del 5% l'anno da 50-55 milioni fino a 60-65 milioni". Tutto ciò, "garantendo la piena occupazione e la sede ad Alba per cinque anni".
Certo, a tutti i creditori sono stati chiesti sacrifici importanti, a partire dalle banche, che tuttavia — dice il
numero uno di Iren — hanno buone probabilità di uscire da Egea, in futuro, con piena soddisfazione, come avvenuto sul caso Sorgenia: questo perché "la società ha business sani, ben radicati su un territorio industrializzato e di grande valore".
In ogni caso, secondo Dal Fabbro, il riassetto della multiutility di Alba dimostra che il tempo delle aggregazioni territoriali non è finito: "Ci possono essere ancora opportunità e se sono sui territori di riferimento vanno sfruttate". Se poi ci riferiamo
ad operazioni tra big, prosegue, "credo che oggi non siano di facile realizzazione, anche se in futuro prossimo non escludo spinte di mercato tali da indurre le grandi a realizzare per esempio partnership su singoli business dove serviranno grandi
sinergie, a partire dall'acqua".
Infine, come sarà il 2024 di Iren?
"Il 2023 è andato molto bene e le prospettive sono nel segno della continuità. Gli investimenti potranno risalire un po', ma senza mai superare il rapporto di 3,4 volte tra posizione finanziaria netta e Ebitda, fermo restando che non consolideremo il debito di Egea". Le principali sfide, per tutto il comparto, saranno tre. "Innanzitutto l'acqua, con la necessità di investimenti e le nuove normative. — argomenta il presidente - Poi la riorganizzazione del mercato libero dopo le aste del tutelato, con un forte incremento dell'intensità della competizione. Infine la filiera ambiente, che avrà grandi sviluppi: noi stiamo investendo molto sul riciclo della plastica e sul recupero dei metalli preziosi. Su quest'ultimo a novembre inaugureremo in provincia di Arezzo il primo impianto europeo idrometallurgico per oro, platino e rame, a cui ne seguiranno degli altri».
Eventuali preoccupazioni dal calo dei prezzi dell'elettricità?
"Sono già scesi molto e siamo relativamente sereni perché ben bilanciati e coperti".
Fonte: Il Sole 24 Ore
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