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Etno, al via il report sulle telecomunicazioni Ue; 45 operatori e ricavi medi bassi frenano investimenti

Lo studio conferma quanto dice da tempo Labriola, Amministratore Delegato di Tim: "Le telecomunicazioni sono soggette a una pressione sui costi, i prezzi e il capex"

09 Febbraio 2024

Etno, al via il report sulle telecomunicazioni Ue; 45 operatori e ricavi medi bassi frenano investimenti

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Lo 'State of Digital Communications' di Etno, l'associazione che riunisce i principali operatori europei di tlc, ha evidenziato come il comparto delle telecomunicazioni europeo, con 45 operatori con oltre 500mila clienti, soffre rispetto a quelli statunitensi, dove ce ne sono solo 8 e cinese che ne ha quattro, con un effetto che penalizza gli investimenti.

I risultati della ricerca dimostrano che la forte pressione concorrenziale che subisce il mercato continentale impedisce alle compagnie di telecomunicazioni di investire con la stessa velocità che caratterizza altri Paesi, problema causato inoltre dal forte aumento dell'inflazione che ha fatto diminuire i ricavi degli operatori in termini reali, considerato che l'aumento dei prezzi è stato trasferito solo parzialmente nelle tariffe.

Come riportato da Ansa, il fatturato del mercato consumer è aumentato solo dello 0,7% e del 2,1% rispettivamente nel 2021 e nel 2022, a fronte di tassi di inflazione molto più elevati, con i prezzi europei che restano più bassi.

Etno spiega che, nel 2022, sul mercato mobile, il ricavo medio per abbonato è stato di 15 euro in Europa, rispetto ai 42,5 euro degli Stati Uniti, ai 26,5 euro della Corea del Sud e ai 25,9 euro del Giappone.

Nonostante il valore assoluto degli investimenti del comparto nel 2022 sia salito ulteriormente, arrivando a sfiorare i 60 miliardi, la spesa per persona sarà comunque più bassa a quella degli Usa o della Cina; ciò comporta il fatto che l'Europa continui a rimanere indietro in termini di infrastrutture di rete rispetto ad altri mercati.

Nel 5G, ad esempio, il tasso di copertura della popolazione era dell'80% nel 2023, rispetto al 73% dell'anno precedente, in miglioramento ma più basso rispetto agli Stati Uniti e alla Corea del Sud (che ha una copertura 5G del 98%), al Giappone (94%) e alla Cina (89%). Il problema principale, denuncia Etno, è che gli operatori europei si confrontano con un mercato troppo "frammentato".

Lo studio rivela uno scenario sul quale Pietro Labriola, Amministratore Delegato di Tim, si era già espresso in precedenza al Mobile world congress di Barcellona: “Il settore delle telecomunicazioni si trova di fronte a una tempesta perfetta, con pressione sui costi, i prezzi e il capex; operando in uno dei mercati più regolamentati al mondo. In questo contesto, dove i prezzi dei servizi mobili sono scesi in Europa del 16% in 10 anni e in Italia del 32%, il quadro regolatorio europeo prende come riferimento un mondo di 20 anni fa, che non c'è più, e quindi deve evolversi. Le regole devono aiutare o facilitare un consolidamento: è l'unico modo per avere un futuro, perché in Europa ci sono 120 operatori mobili, negli Stati Uniti 3, in Cina 3, in Brasile 3 e così in Europa non si può fare economia di scala”.

“Abbiamo uno scenario macroeconomico in peggioramento, con l'aumento dei prezzi di energia e materie prime e le telco sono i più grandi consumatori di energia.”, continua Labriola, “Dopo 20 anni in cui l'inflazione in Europa non c'era e per 10-15 anni è stato facile chiedere soldi in prestito, ora con il rialzo dei tassi il quadro è più complesso. In queste condizioni, tuttavia, i prezzi fatti ai clienti dalle telco sono scesi, mentre il consumo di dati è raddoppiato; quindi, i consumatori chiedono di più e pagano meno, quando le esigenze di capex delle aziende non si sono ridotti, anzi. Di fronte al fatto che il mercato europeo delle telco è il più regolamentato al mondo, e in Italia lo è ancora di più va considerato che le regole hanno come riferimento il mondo di 20 anni fa, quindi visto che le aziende del settore devono accelerare la loro transizione, in quanto l'inazione non è una opzione, il quadro regolatorio si deve evolvere, uscire da una logica di "guardia e ladri" e facilitare il consolidamento tra operatori.”

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