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Tim, il Presidente di Fondazione Roma Parasassi: “Investimento da €20 MLN nel fondo di F2i per l’acquisizione di Netco”

Rientro in Acri per Fondazione Roma, sesta fondazione di origine bancaria in Italia, al 31 dicembre 2022 un attivo patrimoniale di 1,89 miliardi e un patrimonio netto di 1,5 miliardi

22 Dicembre 2023

Fondazione Roma entra nella partita Tim attraverso un investimento da 20 milioni di euro nel fondo di F2i Rete Digitale, che rileverà il 10% di Netco, accanto al fondo americano Kkr e al Tesoro. MF-Milano Finanza da notizia in esclusiva della partecipazione all’acquisto della rete di Tim, che viene raccontata da Franco Parasassi, Presidente dal 2018 dell’ente capitolino, di cui in precedenza era direttore generale. 
Si tratta della sesta fondazione di origine bancaria in Italia, con un attivo patrimoniale di 1,89 miliardi e un patrimonio netto di 1,5 miliardi. Della ex conferitaria Unicredit detiene lo 0,10-0,12% a un prezzo medio di 28 euro.

Le adesioni al fondo di F2i stanno andando molto bene e, sulla base degli impegni già presi, l'obiettivo di 1 miliardo entro fine mese per rilevare il 10% della Netco, a fianco del Mef che ha prenotato il 20%, pare essere a portata di mano. Parasassi illustra come il cda abbia deliberato l’investimento da 20 milioni di euro nel fondo di F2i per partecipare all’acquisizione della rete Tim, Netco. L’operazione ha un significato prettamente finanziario e rientra, sia in termini di prospettive che di salvaguardia dell’investimento e di adeguata redditività, nell'ambito degli investimenti particolarmente diversificati della Fondazione, che dispone di un comparto “real asset e infrastrutture” del valore di circa 150 milioni di euro.

L'investimento per Tim nasce come una proposta, che è stata rivolta alle prime dieci fondazioni bancarie, in particolare è stato l’amministratore delegato di F2I, Renato Ravanelli, ad aver contattato direttamente Parasassi, che ha aderito. Come enti di previdenza, assicurazioni e in generale tutti
gli investitori istituzionali nazionali, infatti, le fondazioni bancarie sono uno strumento per dare credibilità al sistema Italia. Soprattutto quando si tratta di settori strategici, nevralgici per lo sviluppo tecnologico del Paese nelle telecomunicazioni. La reputazione e la funzione delle fondazioni possono svolgere un ruolo attrattivo per tutti gli altri investitori.
Il Presidente pone l'accento sulla necessità di garantire le condizioni di salvaguardia dell’investimento, aspetto su cui viene posta particolare attenzione. Infatti nel 2016, col fondo Atlante, era già stato proposto un investimento, rifiutato categoricamente perché non c’erano le condizioni dal punto di vista finanziario.

Fondazione Roma annuncia inoltre, a distanza di 13 anni dall’uscita dall’Acri col presidente Emmanuele Emanuele, il rientro nell’associazione delle casse di risparmio. La svolta sarebbe dettata dalla mancanza di far parte di un sistema, che è importante per partecipare alle scelte strategiche che possono interessare la Fondazione Roma. Al tempo stesso, essere nel sistema degli enti di origine bancaria consente anche di poter apportare un contributo su varie attività, dagli investimenti al perseguimento delle finalità istituzionali. L'uscita dall'Acri era stata legata alla volontà di passare sotto la vigilanza della prefettura, anziché del Tesoro, dato che la partecipazione nella conferitaria era ed è assolutamente residuale. Con il rientro in Acri, la Fondazioneriprende a far squadra con le più importanti fondazioni bancarie e le altre associazioni per rafforzare le iniziative benefiche a supporto di sanità, ricerca e a sostegno di nuove e vecchie povertà.

La Fondazione Roma trae origine dalla banca ed una volta si chiamava Fondazione Banca di Roma. L'aggettivo “bancaria” non indica come obbligata la scelta di continuare ad investire negli istituti di credito, infatti la normativa e il protocollo d'intesa Acri-Tesoro vanno in direzione opposta. L'obiettivo sono investimenti che salvaguardino il valore del capitale ma con un'adeguata redditività.
La banca conferitaria pesa per il 4% del portafoglio, diversificato in molte categorie, merceologiche e di stili di investimento. L'attuale asset allocation è per circa il 65% sull’obbligazionario e il 35% sull’azionario. 

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