11 Giugno 2023
È giunta la data di scadenza fissata dal CDA di TIM come termine ultimo per eventuali offerte migliorative da parte di KKR e della cordata composta da CDP e dal fondo australiano Macquarie.
Se le ultime offerte presentate erano di 21 miliardi di euro da parte di Kkr e di 19,3 miliardi di euro da parte di Cdp-Macquarie, da quanto appreso da questa testata i prezzi al rilancio dovrebbero essere di poco superiori rispetto a quelli di fine aprile.
L'incremento dei valori sarebbe di circa il 10%, rilancio a cui si aggiungerebbe la semplificazione delle condizioni, tra le quali i sussidi richiesti dal Governo per il passaggio ai clienti dalla rete in rame a quella in fibra e alcune condizioni relative all'assenso dell'antitrust all'integrazione con Open Fiber nonché alcune rivisitazioni del perimetro dell'operazione. con anche la semplificazione delle condizioni link al pezzo.
Le due offerte saranno ora esaminate dal consiglio di amministrazione della compagnia nelle riunioni programmate per il 19 e 22 giugno.
Le nuove offerte rimangono in ogni caso lontane dalla richiesta di Vivendi di €31 mld, tanto è vero che adesso in puro stile francese l'azionista si prepara ad alzare le barricate e boccia i rilanci “inconsistenti” di Kkr e Cdp-Macquarie sulla rete di Tim, a valle dei quali ritiene si possa «chiudere in modo definitivo la “stagione delle offerte”».
In questo situazione di incertezza, una possibile soluzione per uscire dall'impasse potrebbe essere quella di un'OPA su TIM, che ai prezzi di Borsa attuali vale meno di un quarto rispetto alle offerte presentate. Alla chiusura di Borsa di venerdì infatti TIM capitalizza € 5,3 mld, €3,84 mld per le ordinarie e € 1,47 mld per le risparmio, entrambe ad un prezzo di 0,25 centesimi.
Offrendo un premio di acquisti di circa il 30%, ossia un'offerta a € 0,325 cent per azione e una valorizzazione complessiva di a € 6,9 mld per l'intera società, che corrisponderebbe a meno di un terzo rispetto alle offerte sul tavolo per la sola infrastruttura di rete si potrebbe aggirare l'impasse e rendere l'operazione meno costosa.
Certo, si potrà eccepire che il 21 novembre 2021 KKR era pronta ad un'Opa “amichevole” sul 100% di TIM a € 0,505 per le azioni ordinarie e di risparmio, valorizzando il gruppo circa 10,8 miliardi rispetto ai 7,5 miliardi (azioni di risparmio incluse) del prezzo di allora (con le azioni ordinarie a 0,3465 euro e le risparmio a 0,3505 euro), e che tale offerta venne rifiutata. Al 31 dicembre 2021 però Tim aveva un indebitamento finanziario netto di € 22,2 mld, cresciuto poi di € 3,2 mld al 31 dicembre 2022. Certo, nello stesso periodo i ricavi annui sono cresciuti "sopra la guidance", ma questo non si è riversato sul debito, e le azioni sono nel frattempo scese del 40% da 0,35 centesimi a 0,25.
Ovvio è che un'acquisto del Gruppo comporterebbe anche la presa in carico dell'indebitamento finanziario netto, ma è anche vero che l'esborso sarebbe complessivamente inferiore e poi si interverrebbe, in sede di scorporo della rete, su un'efficiente suddivisione del debito tra "Tim" e "NetCo".
L'esborso per l'operazione poi sarebbe assai inferiore di 6,9 miliardi, in quanto considerando che Vivendi con il suo 23.75% non aderirebbe, nell'ipotesi (remota) di adesioni al 60% (considerando che CDP già detiene il 10%) l'importo da mettere sul piatto sarebbe di circa € 4,2 miliardi, meno di un quinto della propoata dell'intera infrastruttura di rete.
Con un'operazione in tal senso, il Golden power verrebbe superato dalla partecipazione di CDP alla cordata.
Una volta acquisita la maggioranza della società sul mercato, divenendo la cordata eventualmente convergente di CDP + Macquaire + KKR il primo azionista, con Vivendi come secondo azionista con il 23.75%, si potrebbe poi procedere allo spin off della rete, che convergerebbe con Open Fiber.
L'operazione pertanto non sarebbe più sulla rete ma sull'intera entità, e una volta scorporata la rete si potrebbe cedere Tim sul mercato.
Se poi non si riuscisse ad arrivare al 60%, solo con un altro 14% (ca .€ 1 mld), CDP potrebbe diventare il primo azionista di TIM. Se poi acquisissw direttamente o indirettamente sul mercato il 20% di TIM, rimanendo sotto la soglia del 30% sopra la quale acatterebbe l'obbligo di Opa, con un esborso di meno di € 1, 5 mld. Se CDP poi si fermasse sotto il 50% non consoliderebbe neanche il debito
Se CDP poi si fermasse sotto il 50% non dovrebbe consolidare il debito, e cosi non dovrebbe farlo neanche lo Stato, tramite il MEF.
Ma certo, siamo al limite della fantafinanza.
Da Venezia, al palazzo delle Procuratie di Generali l'amministratore delegato di Cdp, Dario Scannapieco ha spiegato che “sulla trattativa i tempi saranno probabilmente più lunghi di quello che uno immagina, vedremo quello che accade ma non drammatizzerei. Ci sarà bisogno di tempo e lo scenario è in evoluzione".
Inoltre, "l'Italia - ha aggiunto Scannapieco, sottolineando l'obiettivo dell'operazione - è al terz'ultimo posto in Europa come utilizzo della fibra da parte di tutti noi, abbiamo due società che hanno sinergie che possono essere sfruttate perché non ha senso creare due reti per erogare il servizio”.
”La scelta di separare la rete e sviluppare la concorrenza sui servizi come accade sull'elettricità o su altri fronti mi sembra una scelta, che è quella che ha portato avanti il management di Tim, sostenibile", ha concluso spezzando una lancia a favore del piano di Labriola.
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