09 Giugno 2023
Tim potrebbe farcela a vendere la rete sul filo di lana. In vista della scadenza di oggi, il fondo statunitense Kkr e la cordata concorrente formata da Cassa depositi e Prestiti con il fondo australiano Macquarie si avviano a presentare delle offerte migliorate per la rete. Le indiscrezioni vengono da fonti vicine al dossier rilanciate dall’agenzia Reuters, in base alle quali sia Kkr sia Cdp rilanceranno in misura contenuta. Cdp presenterà anche alcune proposte per rispondere alle criticità sollevate da Tim sul tema antitrust. Il cda di Tim si riunirà il 19 giugno per un primo esame delle offerte e in seconda battuta il 22 giugno per prendere una decisione, compresa la possibilità di concedere un periodo di esclusiva, hanno spiegato le fonti.
Il mese scorso Kkr e il consorzio guidato da Cdp avevano messo sul piatto rispettivamente 21 miliardi di euro (di cui 2 miliardi di earnout) e 19,3 miliardi di euro per la rete di Tim e la società che gestisce i cavi sottomarini Sparkle. Entrambe le offerte sono state ritenute non adeguate dal consiglio di Tim, che ha fissato il termine ultimo ad oggi per presentare eventuali nuovi rilanci. L’offerta di Cdp e Macquarie ha come presupposto l’integrazione della rete di Tim con quella di Open Fiber, un’operazione promossa dai governi guidati da Giuseppe Conte e Mario Draghi per riportare la rete di Tim sotto controllo pubblico, poi arenatasi su una serie di questioni di natura regolamentare.
La vendita della rete fissa di Telecom Italia e della sua unità di cavi sottomarini Sparkle è centrale nel piano dell’ad Pietro Labriola per tagliare drasticamente i 26 miliardi di euro di debito che pesano sull’ex monopolista telefonico, risollevandone le sorti. Questa strategia, però, non piace al principale azionista di Tim, Vivendi, che chiede una valutazione di 31 miliardi di euro per sostenere la vendita. La sua opposizione si è concretizzata anche in una dura critica alla governance di Tim e nel tentativo di riempire il posto in cda, lasciato vuoto a gennaio dal suo ceo Arnaud de Puyfontaine, con l’ex presidente di Leonardo, Luciano Carta.
L’approccio di Kkr è visto come l’alternativa più forte da Labriola. Kkr, che ha già una partecipazione di minoranza nella rete di Tim ha lasciato aperta la porta alla possibilità che il governo detenga una quota di minoranza nell’infrastruttura direttamente o attraverso entità sostenute dallo Stato, ma il governo vuole assicurarsi la supervisione strategica della rete, principale infrastruttura di telecomunicazioni italiana. Roma potrebbe in ogni caso utilizzare la normativa "golden power" per stabilire condizioni o bloccare i tentativi di acquisizione di asset strategici come la rete di Tim.
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