31 Dicembre 2022
Non si placa il fermento nel mondo dell’editoria italiana, alla vigilia del nuovo anno giunge l'annuncio della cessione de Il Giornale, alla famiglia Angelucci (a cui fanno già capo Libero e Il Tempo), con un'operazione dal valore di circa € 20 milioni, come già anticipato da Il Giornale d'Italia.
Il Giornale, quotidiano a diffusione nazionale, vanta ad oggi quasi mezzo secolo di storia: fondato a Milano nel 1974 da Indro Montanelli, da cui è stato ininterrottamente diretto per vent’anni, è stato di proprietà della famiglia Berlusconi dal 1997 al 2022, attestandosi dopo la “discesa in campo” del Cavaliere, come una delle principali testate di centro-destra.
Gli Angelucci, freschi della cessione a Polimedia del Gruppo Corriere dell’Italia centrale (Corriere dell’Umbria, Corriere di Siena, Corriere di Arezzo e Corriere della Maremma), prendono ufficialmente dunque il timone della testata diretta da Augusto Minzolini e si preparano a creare il nuovo macro-polo editoriale di centro-destra, che comprenderà Il Giornale, Libero e Il Tempo.
Una decisione, quella della famiglia Berlusconi, che nasce dopo un anno di decisioni, speculazioni e dietrofront e che non è stata sicuramente presa con leggerezza. Il timore era infatti, per la famiglia del leader di Forza Italia, di perdere il proprio punto di riferimento editoriale, che, con la nuova acquisizione, si avvicina a Fratelli d’Italia, a cui Libero guarda dichiaratamente. In ogni caso, l'aria di una possibile vendita si respirava già da diverse settimane: è infatti nota la volontà della famiglia Berlusconi e di conseguenza della società editrice Mondadori (che si ricorda avere una quota del 18,45% nel quotidiano) di abbandonare i propri giornali per dare la priorità a televisione e libri. Il 2 dicembre Paolo Berlusconi aveva dichiarato all’agenzia Adnkronos che «stiamo parlando da un anno con Angelucci, ma non ci sono novità. Stiamo parlando della possibilità di un accordo con loro, ma non ci sono ancora novità in tal senso».
La valorizzazione dell'operazione ammonta a circa € 20 milioni, cifra che sarà precisata una volta completate le due diligence e l’accertamento delle perdite del 2022 che saranno ripianate dal venditore. Ciò sarà fatto al netto di debiti e perdite.
In un contesto generale di flessione dell’editoria italiana, che colpisce in particolar modo il cartaceo, i lettori de Il Giornale non sono in vertiginoso calo. Se prendiamo in considerazione i dati ADS (Accertamenti Diffusione Stampa) di ottobre 2022 il quotidiano diretto da Minzolini ha subìto un calo delle vendite individuali cartacee del 12.34% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (29.178 vs le 32.779 copie).
Il dato negativo del cartaceo influisce sulla diffusione totale che però evidenzia la resilienza dell’online.
Libero registra invece un leggero aumento delle vendite cartacee: se confrontiamo il mese di ottobre del 2022 con quello dello scorso anno notiamo infatti un aumento del 4,28% ( 20.724 vs 19.836).
Più nel dettaglio, se andiamo a vedere la vendita di copie cartacee da inizio anno, queste subiscono un aumento progressivo.
Tuttavia, parliamo di numeri ben lontani dai 'bei tempi di una volta'. Su un lasso di tempo più lungo, va infatti considerato che se nel 2008 Il Giornale vendeva complessivamente quasi 68 milioni di copie, nel 2022 queste flettono del 72%, attestandosi a 19.3 milioni. Vale lo stesso per Libero che dalle 37 milioni di copie nel 2008 scende a ben 10 milioni (-73%)
Questi dati vanno però sempre letti in un contesto di profonda rivoluzione dell’editoria causata dall’avvento dell’online. Staremo a vedere su cosa punteranno gli Angelucci per risollevare le testate.
Il closing è previsto per marzo 2023, alla conclusione dei necessari adempimenti: in primo luogo la convocazione del CdA da parte di Mondadori per la vendita della propria partecipata, in seguito potrebbe passare al vaglio dell'Antitrust e del Dipartimento Editoria del Governo e infine si attende la chiusura dei dati di bilancio al 31 dicembre.
Stando a quanto appreso da Il Giornale d’Italia, quello che pare certo è che la nuova iniziativa nasce al fine di ottimizzare il back-end e creare delle nuove sinergie da un punto di vista di acquisti, stampa e distribuzione primaria e secondaria, per recuperare la redditività e riportare in utile i conti della testata. Tra le maggiori novità vi sarà quindi l'uniformazione dei formati, con l'adeguamento de Il Giornale (ad oggi 29x 45 cm) su Libero (31x46 cm), al fine di poter utilizzare gli stessi centri stampa e struttura distributiva. Il piano industriale sarà definito nei dettagli dopo il closing, ma l'assetto produttivo per stampa e distribuzione prevederà la creazione di quattro centri unificati per coprire l'intero territorio italiano a Milano, Roma, Catania e Cagliari.
Indubbiamente sarà necessario ridefinire i posizionamenti delle varie testate, che a livello organizzativo rimarranno separate per evitare la cannibalizzazione reciproca.
Il Direttore del Giornale sarà deciso una volta compreso il posizionamento de Il Giornale, nomina che è tipicamente pertinenza dell’editore: non si esclude una riconferma di Minzolini.
L'annuncio del signing è stato annunciato nella giornata odierna dall vicedirettore de Il Giornale Nicola Porro con un tweet.
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