15 Settembre 2022
Prenderà il via il 15 ottobre 2022 l'Executive in Corporate Communication della Luiss Business School diretto da Gianluca Comin, Presidente di Comin & Partners, docente di Strategie di Comunicazione presso l’Università. Il programma di alta formazione è rivolto ai professionisti della comunicazione, responsabili delle pubbliche relazioni, high potential o middle manager e vanta un’offerta formativa corposa, tracciata da un Corporate Advisory Board composto da un folto gruppo di top manager delle più importanti organizzazioni ed aziende italiane e multinazionali.
Tra i nomi presenti nel comitato scientifico: Patrizia Asproni, Presidente Confcultura; Rosalba Benedetto, Responsabile Direzione Comunicazione, Marketing e Relazioni Esterne di Banca Ifis; Gianluca Comin, Docente di Strategie di Comunicazione dell’Università Luiss Guido Carli; Silvia De Blasio, Direttore Relazioni Media e Comunicazione Corporate di Vodafone; Elena Di Giovanni, Vice Presidente e Co-fondatrice Comin & Partners; Ivan Dompè, Responsabile Comunicazione di Terna e Adjunct Professor, Luiss Business School; Gianluca Giansante, Docente di comunicazione politica presso l’Università Luiss Guido Carli e Partner di Comin & Partners; Paolo Iammatteo, Responsabile Comunicazione del Gruppo Poste Italiane; Sara Mazzarella, Docente di Strategie di Comunicazione, Luiss Guido Carli e Responsabile Affari Regolatori e Rapporti con le Istituzioni di Open Fiber; Lorenza Pigozzi, Direttore Comunicazione e Ufficio Stampa, Mediobanca; Manlio Pisu, Responsabile Ufficio Stampa, CONSOB; Patrizia Rutigliano, Executive Vice President of Government Affairs, Corporate Social Responsibility & Communication, Snam.
Il programma sarà articolato in 5 moduli, organizzati in 10 incontri, per un totale di 80 ore di formazione. Ogni modulo approfondirà una diversa area tematica proprio al fine di fornire gli strumenti necessari e le competenze per inquadrare il contesto nel quale operano le organizzazioni, individuare e gestire crisi aziendali e sfide da affrontare, per identificare la chiave di lettura più efficace per raccontare ciò che sta avvenendo, sia agli stakeholder interni sia a quelli esterni, e per rafforzare la visione strategica, l’integrazione delle capacità, l’accreditamento interno e la trasparenza.
Gianluca Comin, Presidente di Comin & Partners, docente di Strategie di Comunicazione presso l’università Luiss Guido Carli e Direttore del Master in Corporate Communication della Luiss Business School, ha spiegato a Il Giornale d’Italia come un’analisi strategica della comunicazione possa trasformare un momento di crisi in un’opportunità e l’importanza della creazione del consenso dal basso. Direttore del programma del Master Executive in Corporate Communication della Luiss Business School, Gianluca Comin ha inoltre delineato i principali obiettivi del corso di alta formazione, che si articola in sei moduli dedicati ad aree specifiche della comunicazione.
Prende il via l'Executive in Corporate Communication della Luiss Business School. Come sarà articolato, soprattutto dal punto di vista della comunicazione di crisi?
“Il Master Executive in Corporate Communication si rivolge a professionisti che già svolgono questo lavoro in aziende, in organizzazioni e istituzioni ma anche a coloro che vogliono scoprire il mondo della comunicazione d’impresa. Nell’ambito di questo Master, che si svolge in sei moduli, il modulo sulla comunicazione di crisi è in particolare rivolto a chi vuole attrezzarsi ad affrontare le crisi aziendali in termini di comunicazione.
Quali sono gli strumenti che contribuiscono a trasformare un momento di crisi aziendale in un’opportunità? E qual è il ruolo della comunicazione in questo senso?
Il ruolo della comunicazione, ovviamente insieme alle altre strutture operative, è fondamentale nell’affrontare la crisi dal momento che ogni crisi ha un risvolto di opinione pubblica, colpisce le persone, i cittadini, i clienti, le istituzioni e quindi il coordinamento tra le attività operative dell’azienda in difesa dalla crisi e quelle della comunicazione sono fondamentali. Ma la comunicazione è necessaria anche per ripristinare, dopo una crisi che intacca la reputazione dell’azienda, un grado di rispetto e credibilità che viene persa durante la crisi. In questo caso si parla di una comunicazione di recupero del danno provocato dalla crisi e viene immediatamente dopo la soluzione della crisi.
Può farci qualche esempio di comunicazione di crisi che ricorda come particolarmente sfidante?
Dalle grandi nevicate che facevano crollare i tralicci della luce lasciando al buio intere comunità al crollo del Ponte Morandi, la tragedia che ha provocato anche la morte di 43 persone, a crisi finanziarie, crolli in borsa, inchieste giudiziarie che colpiscono manager e di fatto intaccano anche la reputazione dell’azienda. La variabilità delle crisi è molto ampia e necessita di reazioni diversificate, sia che sia una crisi provocata da una catastrofe naturale o dall’atto di un essere umano.
In questo contesto quanto è importante la creazione del consenso dal basso?
Il consenso dal basso è indispensabile alle imprese per rafforzare il proprio rapporto con gli stakeholder. Dobbiamo sempre di più immaginare che si confrontano con l’azienda persone che attendono dall’azienda una responsabilità nel loro comportamento, quindi non solo fare un buon prodotto ad un buon prezzo o un buon servizio al prezzo corretto ma anche essere un buon cittadino. Comunicare con ciascuno di questi stakeholder, con ciascuna di queste persone, è fondamentale per fare in modo che tali persone diventino testimonial della propria azienda e che quindi contribuiscano ad aumentare quel grado di credibilità e reputazione necessaria per difendersi poi dalle crisi”, conclude.
Elena Di Giovanni, Vice Presidente di Comin & Partners e coordinatrice del corso "CSR & Stakeholder Management" presso la Luiss Business School, ha spiegato a Il Giornale d’Italia l’importanza di integrare i principi di sostenibilità e inclusione nel business di un’azienda ma non solo, la Vice Presidente di Comin & Partners ha sottolineato quanto sia fondamentale oggi contrastare la disparità di genere con un’azione congiunta tra pubblico e privato.
CSR e Stakeholder Management sono due dimensioni sempre più legate fra loro. Perché è importante per le aziende inglobare i principi di sostenibilità all’interno della propria strategia di business e quali sono i benefici?
“Oggi è diventato fondamentale e bisogna dire grazie ad un fenomeno negativo che è stato quello del covid che ha creato un’esigenza di sostenibilità e ha accelerato il processo di sviluppo di questo cambiamento. La sostenibilità fino a ieri è stata considerata un plus per le aziende, spesso un green washing o pinkwashing, ma oggi è diventata un’esigenza fondamentale. Dobbiamo pensare al fatto che durante la pandemia molte donne hanno perso il lavoro, si sono creati dei problemi ai quali prima non si pensava e soprattutto ci si è resi conto di quanto sia importante agire in maniera sostenibile non solo a livello ambientale, ma anche sociale e di gestione manageriale. Di questo se ne sono rese conto le aziende grazie anche, questa volta, ad un accompagnamento politico. Il governo ha stimolato questo cambiamento (già previsto da molti visionari che si occupano di economia e finanza). Le aziende stanno seguendo questo passaggio epocale, le quotate hanno già fatto dei passi da gigante e le PMI si stanno adeguando.
Come possono le aziende contribuire alla creazione del valore e dell’inclusività facendo leva sui criteri ESG?
I criteri ESG sono nati negli ultimi anni e le società quotate sono obbligate a rendicontare in base a tali criteri, altrimenti perdono di valore. Mentre prima la sostenibilità era un plus adesso crea il valore dell’azienda a livello ambientale, sociale e di governance. ESG è l’acronimo che indica ambiente, sociale e governance e prima la sostenibilità era un qualcosa che veniva attribuito solo all’ambiente, oggi nonostante i fattori ambientali siano fondamentali e ci sia un’emergenza, si dà peso anche alla parte sociale e di governance. Perché è diventato così importante? In azienda ci si è accorti che dando più attenzione al capitale umano, alla diversity, alle donne, l’azienda genera più valore. Non è dunque un nuovo trend o una nuova filosofia, ci si è accorti che c’è bisogno di tutto ciò per essere un’azienda leader nel futuro.
L’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 è dedicato alla parità di genere, che rientra ormai a pieno titolo nel più ampio concetto di sostenibilità. Perché la parità di genere è così importante per sostenere lo sviluppo sostenibile e quali sono gli strumenti per tenere traccia dei progressi fatti?
In Italia il governo Draghi ha dato una svolta importante. Per la prima volta è stata fatta una strategia per la parità di genere, strategia che prevede anche dei fondi e dei contributi e si sviluppa attraverso il PNRR. E’ stata fatta anche una legge per favorire la parità di genere, la legge Gribaudo. Questa legge ha creato dei benefici per le aziende, il governo ha dato la spinta creando questi benefici di decontribuzione, di obbligo di rispettare un bilancio di genere se si vuole accedere a gare pubbliche e di maggiori contributi, ma questo anche perché durante la pandemia la maggior parte delle persone che hanno perso il lavoro sono state le donne.
Quali sono gli strumenti per tenere traccia dei progressi fatti?
Strumenti che ci ha dato il governo: la certificazione e il bilancio di genere. Il Ministero per le Pari Opportunità ha avviato questo importante programma di sviluppo della strategia per la parità di genere con l’applicazione della legge Gribaudo che prevede che le aziende sopra i 50 dipendenti sono obbligate alla rendicontazione, quindi con una sorta di bilancio di genere, e prevede anche dei plus per le aziende che si certificano sul genere.
Lei sarà coordinatrice del modulo "CSR & Stakeholder Management" dell'Executive in Corporate Communication della Luiss Business School, può dirci di cosa tratterà?
Il modulo si chiama “CSR Stakeholder Management: sostenibilità, inclusione e parità di genere. Strategie d’impresa in ambito ESG per creare valore condiviso”, un percorso innovativo e a passo con i tempi. Abbiamo creato questo modulo partendo dall’idea di Larry Fink, il CEO di BlackRock, che è stato sempre antesignano nel prevedere questi cambiamenti sul valore della sostenibilità rispetto al valore dell’impresa e sul passaggio dell’importanza da shareholder a stakeholder che ha assunto maggiore rilevanza. Con questo corso vogliamo trasmettere il più possibile know how, competenze, informazioni e passione a chi delle aziende vuole avere una visione ampia di come sta evolvendo non solo il mercato del lavoro ma anche di come stanno evolvendo le leggi. Cercheremo di dare una prospettiva ampia su come bisogna agire nel nuovo mondo sostenibile”, conclude.
VIDEO-Patrizia Rutigliano, Snam: “Green Washing, senza consistenza non può esserci comunicazione”
Patrizia Rutigliano, Executive Vice President, Institutional Affairs, ESG Communication & Marketing di Snam, in un’intervista a Il Giornale d’Italia, ha spiegato quali sono gli asset su cui poggia la comunicazione ESG e l’importanza di veicolare la comunicazione nella giusta direzione, basandosi su basi solide e progetti concreti.
Quale sarà il ruolo della comunicazione ESG nell’ambito dell’Executive in Corporate Communication della Luiss Business School? E quali sono gli strumenti che determinano il posizionamento di un’azienda in chiave ESG?
“In seguito agli ultimi due anni, mai cosa fu più utile di un master in ESG. Le tematiche dell’ambiente, quelle sociali e di governance sono state fondamentalmente all’ordine del giorno. Il Master andrà ad occuparsi in maniera molto dettagliata di quello che rappresenta il rapporto tra sicurezza energetica e transizione energetica perché sono due tematiche che allo stato attuale procedono di pari passo. Il sociale è esploso con la pandemia e con la crisi russo ucraina perché c’è il timore che non sia più possibile una transizione giusta, che dovrebbe essere invece molto più equa di quello che si potrebbe in qualche modo prospettare. Molto rilevante anche l’aspetto della governance: dove metto le risorse, come le gestisco e soprattutto quali sono i ruoli che poi tutti gli stakeholder vengono ad assumere. Questo è un elemento importantissimo per dare autorevolezza alle aziende, che ora come ora, in seguito alla pandemia, come sottolinea anche il Trust Barometer di Edelman, sono ritenute le istituzioni più credibili.
Cosa si intende per Green Washing e quanto può essere dannoso costruire un’immagine dell’azienda ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale?
Fondamentale è anche l’impatto comunicazionale. Il Green Washing e comunicazione vanno assolutamente di pari passo, se non c’è consistency non può esserci comunicazione e ovviamente la comunicazione deve parlare di azioni concrete. Faccio l’esempio di Snam, società energetica nella quale con molti colleghi ESG addicted lavoriamo, in cui abbiamo parlato tanto di transizione energetica. Siamo una società infrastrutturale e abbiamo dei business che si occuperanno di fare in modo che al metano vengano sostituite le fonti non fossili come il biometano e come l’idrogeno, parliamo tanto di inclusione e abbiamo una serie di iniziative rilevanti e importanti con degli obiettivi anche di remunerazione per il top management per quello che riguarda l’equality, non solo esclusivamente di genere. Parliamo tanto di benessere per le persone che lavorano con noi. Questi aspetti devono essere strettamente relazionati perché nel momento in cui l’azienda utilizza tutti gli strumenti allo stato attuale a disposizione, che non sono solo quelli tradizionali e digitali ma anche tanto influencer marketing insieme ad altre iniziative più tradizionali come quelle editoriali, puoi farlo solo ed esclusivamente se hai dei progetti reali e concreti sia di business sia di realizzazione del business.
La comunicazione può essere definita un’arma per accelerare la transizione energetica?
La comunicazione può essere un’arma in positivo ma anche in negativo, nel senso che è un’arma con cui ci si fa male se la comunicazione non poggia su una solidità di progetti avviati e con la possibilità di monitorarli nei tempi di realizzazione. I modelli di sostenibilità devono essere perfettamente integrati nei modelli di business, che se non è un business di sostenibilità non ha senso. Dunque la comunicazione è un’arma positivissima nel momento in cui tutto questo c’è e l’azienda naturalmente, senza neanche calcare troppo l’aspetto, evidentemente brilla delle iniziative ESG oriented. Teniamo conto che l’ultimo rapporto di Consob del 2022 diceva che tutti gli investimenti ESG oriented di fatto hanno performato molto meglio rispetto a quelli tradizionali. Evidentemente ormai c’è un tema di sensibilità non solo a livello finanziario”, conclude.
Rosalba Benedetto, Responsabile Comunicazione, Marketing e Relazioni Esterne di Banca Ifis, in un’intervista a Il Giornale d’Italia ha spiegato l’importanza della comunicazione interna in azienda attraverso trasparenza e immediatezza nei confronti dei dipendenti.
L’Executive in Corporate Communication della Luiss Business School ha introdotto nella prossima edizione un modulo interamente dedicato alla comunicazione interna. Come sarà strutturato?
“Il modulo di Comunicazione Interna che è stato inserito nell’Executive in Corporate Communication della Luiss Business School è un elemento di novità. Durante il passato ci si è spesso concentrati nella comunicazione verso l’esterno, una comunicazione verso gli stakeholder che poi aveva naturalmente un effetto diretto anche sul business. La comunicazione interna riveste la stessa importanza perché sapersi comunicare internamente, saper portare a bordo le persone, creare un ambiente dove si sta bene e si vive bene, dove si ha una condivisione di valori e di obiettivi è fondamentale perché i veri ambasciatori dell’azienda sono i propri dipendenti.
Quali sono gli strumenti per una comunicazione interna efficace?
Gli strumenti sono diversi. Fondamentale una buona intranet interna, cioè uno strumento di comunicazione, che al pari di un sito internet che parla quasi esclusivamente verso l’esterno o di un quotidiano, sia orientato verso l’interno. La intranet interna deve dunque essere il media verso l’interno. Abbiamo lavorato molto sulla piattaforma Ifis4you, utilizzata per tenere i dipendenti sempre informati, per coinvolgerli e per fare in modo che sia un po’ il loro magazine, il loro punto di incontro con l’azienda. Insieme a questa abbiamo sviluppato tante iniziative di coinvolgimento sia sul territorio, sia legate allo sport creando delle squadre di Banca Ifis che partecipano a competizioni, sia eventi culturali. Altri strumenti importanti sono la trasparenza e l’immediatezza dell’informazione verso i propri dipendenti.
Con la pandemia e lo smart working si parla sempre più di leadership digitale..
La pandemia ha un po’ cambiato tutte le logiche e ha digitalizzato anche le relazioni. Ciò che bisogna fare per mantenere una leadership forte è trovare all’interno di questi strumenti le modalità migliori per poter dialogare. La pandemia ci lascia tra le altre cose anche un’eredità importante, abbiamo dunque cercato di rendere attraverso la digitalizzazione una modalità di lavoro più agile e consentire ai nostri dipendenti di migliorare la qualità della vita, un buon bilanciamento tra vita privata e professionale.
Qual è il ruolo della comunicazione interna in momenti di crisi aziendale?
E’ fondamentale. I migliori ambasciatori dell’azienda sono i dipendenti. In un momento di crisi, come anche in un momento di normale amministrazione, i dipendenti devono essere informati di tutto quello che accade, non devono sentirlo o leggerlo da qualche altra parte. In momenti di difficoltà avere una buona comunicazione interna che funziona e aver lavorato già anche precedentemente crei presupposti per essere più forti nel saper superare quella difficoltà”, conclude.
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