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Gaza, al-Sisi contro avanzata Idf nella Striscia, accordo Egitto-Israele da 35mld$ su gas a rischio: "Non saremo complici di questa ingiustizia"

Diaa Rashwan, capo del Servizio di informazione dello Stato egiziano, ha dichiarato che “Netanyahu non è pronto ad affrontare le conseguenze politiche ed economiche di uno stop all’accordo”

09 Settembre 2025

Gaza, al-Sisi contro avanzata Idf nella Striscia, accordo Egitto-Israele da 35mld$ su gas a rischio: "Non saremo complici di questa ingiustizia"

A solo un mese dall’annuncio del più grande accordo sul gas nella storia di Israele, il progetto congiunto con l’Egitto per l’espansione dello sfruttamento del bacino offshore del Leviatan rischia di naufragare. Il contratto, siglato lo scorso 7 agosto, prevede la fornitura al Cairo di 130 miliardi di metri cubi di gas naturale a partire dal 2026, per un valore complessivo di 35 miliardi di dollari. Ma oggi quell’intesa è al centro di una delicata partita geopolitica, intrecciata con l’avanzata israeliana su Gaza e le tensioni militari nel Sinai.

Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha inviato circa 40 mila uomini nel nord della penisola, rafforzando le difese lungo il “corridoio Filadelfia”, preoccupato dal possibile afflusso di profughi palestinesi in fuga dalla Striscia. Il Cairo ribadisce da mesi la sua contrarietà a qualsiasi progetto israeliano di occupazione e annessione di Gaza. “L’Egitto non sarà mai complice di un’ingiustizia che cancellerebbe la causa palestinese”, ha affermato recentemente il ministero degli Esteri egiziano.

Gaza, al-Sisi contro avanzata Idf nella Striscia, accordo Egitto-Israele da 35mld$ su gas a rischio: "Non saremo complici di questa ingiustizia"

Secondo Israele, però, la mossa egiziana viola gli Accordi di Camp David del 1979, che impongono la smilitarizzazione del Sinai. Per questo, fonti vicine al governo israeliano hanno lasciato trapelare l’ipotesi di un congelamento dell’accordo energetico come strumento per fare pressione sul Cairo. Netanyahu, finora, non ha smentito le indiscrezioni. Al contrario, la mancanza di una presa di posizione ufficiale ha inasprito i toni tra i due Paesi.

Sono minacce illusorie”, ha dichiarato Diaa Rashwan, capo del Servizio di informazione dello Stato egiziano, aggiungendo che “l’Egitto ha alternative e Netanyahu non è pronto ad affrontare le conseguenze politiche ed economiche di uno stop all’accordo”. 

Il destino dell’intesa, almeno dal lato israeliano, è comunque nelle mani del ministro dell’Energia Eli Cohen, che finora è rimasto in silenzio. Intanto, Israele prova a rassicurare: il giorno dopo le prime indiscrezioni su un possibile blocco, Cohen ha annunciato l’inizio dei lavori per il gasdotto Nitzana, che collegherà direttamente il Leviatan all’Egitto passando per il Sinai. Il governo di Tel Aviv, se l'accordo saltasse, aumenterebbe l'intensità delle operazioni a Gaza City, per conquistare più rapidamente la città e poi tutta la Striscia, come previsto dal piano "Aurora", in modo da sfruttare il giacimento Gaza Marine.

Nonostante le dichiarazioni di autosufficienza, la situazione energetica egiziana resta critica. Negli ultimi anni, il Paese è passato da esportatore a importatore netto di gas, a causa del progressivo esaurimento dei giacimenti domestici. Lo scorso mese, per cercare di rilanciare la produzione interna, il ministero del Petrolio egiziano ha firmato quattro nuovi accordi di esplorazione per un totale di 340 milioni di dollari, coinvolgendo anche l’italiana Eni.

Al momento, l’Egitto dispone di tre navi di stoccaggio e rigassificazione nel Mar Rosso, ad Ain Sukhna, con una capacità combinata di 2,25 miliardi di metri cubi. Tuttavia, il gas liquefatto costa ancora troppo – tra i 12 e i 13 dollari per metro cubo – rispetto ai 6 dollari del gas israeliano. Dunque, almeno per ora, il Leviatano resta la soluzione più vantaggiosa per il Cairo.

Il potenziale congelamento dell’accordo preoccupa anche le aziende coinvolte nel consorzio del Leviatano: l’americana Chevron (che detiene il 39,66% delle quote) e la israeliana NewMed Energy (45,34%). Durante il conflitto tra Israele e Iran dello scorso giugno, le operazioni di estrazione erano già state interrotte per una decina di giorni per motivi di sicurezza. Un nuovo blocco, soprattutto prolungato, avrebbe ripercussioni anche sulla Giordania, altra destinataria del gas israeliano.

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