22 Dicembre 2025
Emergono nuovi dettagli sull’attentato di Bondi Beach a Sydney. Sajid e Naveed Akram, padre e figlio, avrebbero pianificato la strage con largo anticipo: secondo le autorità, infatti, i 2 si sarebbero sottoposti a un “addestramento tattico” durato settimane nel sud dell’Australia. Inoltre, poco prima dell’attacco, avrebbero effettuato un sopralluogo sul luogo scelto per aprire il fuoco, confermando la premeditazione dell’azione terroristica.
Un addestramento durato settimane e un sopralluogo poco prima della strage. Emergono nuovi dettagli dell’attentato di Bondi Beach a Sydney, che il 14 dicembre scorso ha sconvolto l’Australia durante le celebrazioni di Hannukkah, la festa ebraica delle luci. A sparare sulla folla furono Sajid e Naveed Akram, padre e figlio di 50 e 24 anni, provocando la morte di 15 persone.
In alcune foto, tratte da un video non ancora diffuso, si vede il terrorista 24enne allenarsi a sparare in una zona rurale, forse nel sud dell’Australia. Le immagini, che risalirebbero allo scorso ottobre, confermano come l’attacco sia stato preparato da tempo. Gli investigatori parlano di “addestramento tattico” e ricostruiscono una pianificazione accurata dell’azione.
Le autorità hanno inoltre mostrato le foto di ordigni esplosivi improvvisati ritrovati nell’auto degli attentatori. Poco prima di iniziare a sparare, i due ne avrebbero lanciati quattro contro la folla, senza che però esplodessero. Gli inquirenti riferiscono anche dell’esistenza di un video registrato di fronte a una bandiera dell'Isis, nel quale i due terroristi condannavano le azioni di Israele.
Fondamentali per l’indagine anche le immagini delle telecamere di videosorveglianza, che hanno ripreso Sajid e Naveed Akram 48 ore prima della strage mentre effettuavano un sopralluogo sulla passerella da cui avrebbero aperto il fuoco due giorni dopo, a conferma della premeditazione dell’attacco.
Ieri, a una settimana dall’attentato, migliaia di persone si sono riunite a Bondi Beach per ricordare le vittime. All’arrivo del premier Anthony Albanese non sono mancati fischi e contestazioni. Poche ore dopo, il primo ministro ha chiesto scusa alla comunità ebraica per quanto subito.
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