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Gaza, Israele vieta ingresso nella Striscia a 14 Ong internazionali ritenute "ostili e politiche", fuori anche Save the Children

Israele ha bloccato l’ingresso a 14 Ong internazionali nella Striscia di Gaza con un nuovo processo di registrazione ritenuto “politico”, aggravando la crisi umanitaria

19 Dicembre 2025

Valico di Rafah

Valico di Rafah, fonte: X, @swiss

Israele ha ufficialmente vietato l'ingresso a Gaza a 14 Ong internazionali ritenute dallo Stato Ebraico "ostili e politiche". Tra le associazioni escluse, anche Save the Children e American Friends Service Committee.

Gaza, Israele vieta ingresso nella Striscia a 14 Ong internazionali ritenute "ostili e politiche", fuori anche Save the Children

Israele ha negato l’ingresso nella Striscia di Gaza a 14 organizzazioni umanitarie internazionali, nell’ambito di un nuovo sistema di registrazione che, secondo molti attori umanitari, sta diventando un ostacolo alla consegna di aiuti vitali nel contesto della crisi umanitaria in corso. La denuncia arriva da diverse organizzazioni e dalle stesse Ong escluse, mentre il governo israeliano conferma il rifiuto di 14 domande di registrazione su circa 100 presentate fino alla fine di novembre.

Il ministero israeliano per la Diaspora e la lotta all’antisemitismo, che dal marzo scorso gestisce le procedure di accesso a Gaza, ha affermato in una nota che Israele“incoraggia l’azione umanitaria”ma non permetterà a nessun attore ritenuto ostile o sostenitore del terrorismo di operare sotto le spoglie di aiuti.

Tra le organizzazioni non autorizzate figurano Save the Children, storica Ong impegnata nell’assistenza a oltre 120 mila bambini nella Striscia, e l’American Friends Service Committee, secondo un primo elenco reso pubblico. Le altre 12 Ong che compongono l’elenco completo non sono state tutte specificate nei resoconti iniziali, ma fonti di settore e appelli congiunti di gruppi umanitari indicano che la maggior parte dei rifiuti riguardano organizzazioni con lunga esperienza operativa a Gaza, alcune delle quali compaiono con richieste bloccate o negate ai valichi di confine.

I funzionari delle Ong denunciano che la decisione riflette un controllo politico sull’azione umanitaria, in un momento in cui la popolazione di Gaza continua a soffrire per la mancanza di acqua corrente, elettricità e beni essenziali. Sottolineano inoltre che molti camion di aiuti previsti dall’accordo di cessate il fuoco del 10 ottobre non contengono materiali sanitari o alimentari di base, malgrado la richiesta di almeno 600 mezzi al giorno.

Le organizzazioni escluse avranno 60 giorni di tempo per ritirare tutto il personale internazionale da Gaza, dalla Cisgiordania occupata e da Israele, e non potranno più fornire assistenza diretta alla popolazione locale.

La decisione è stata criticata da funzionari delle Nazioni Unite e da oltre 200 gruppi umanitari che avvertono di un rischio di collasso delle operazioni di assistenza nella Striscia, dove ospedali, distribuzione di cibo e servizi di base dipendono in gran parte dalle Ong internazionali.

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