18 Dicembre 2025
Si apre oggi, a Bruxelles, il primo giorno di Consiglio Europeo dove i capi di Stato e di governo della compagine Ue sono confluiti per discutere del divisivo tema sul finanziamento all'Ucraina attraverso l'utilizzo degli asset russi. La presidente della Commissione Ue, dopo aver ieri gettato altra carne sul fuoco chiamando di fatto alla guerra, è tornata a fare pressing: "Non ce ne andremo da qui senza una soluzione per i prossimi due anni".
Com'è noto, il nodo del problema riguarda la legittimità e le potenziali conseguenze che la scelta di utilizzare gli attivi russi congelati per finanziare l'Ucraina potrebbero innescare nei confronti dell'Europa. Secondo le stime della Commissione, per il biennio 2026-2027 sono stimati, in aiuti collettivi, circa 90 miliardi di euro. L'uso degli asset - cioè la mossa di prendere a prestito la liquidità delle società che detengono il denaro per darla a Kiev - è al momento l'opzione su cui i membri europei guerrafondai stanno più facendo leva, sebbene però non sia l'unica. Una terza via potrebbe esser quella del debito comune, tanto più a fronte delle resistenze del Belgio - il Paese detentore della maggior parte degli asset in questione - che oggi si è nuovamente espresso col freno a mano: "Il Belgio non accetterà una soluzione in cui saremo gli unici a sopportare sia i rischi che la responsabilità", ha ribadito il primo ministro Bart De Wever.
Ma tutto sembra muoversi proprio in quella direzione: "Ora abbiamo una scelta semplice - ha provocato il premier polacco Donald Tusk -, o soldi oggi o sangue domani. E non sto parlando solo dell'Ucraina. Sto parlando dell'Ue". Dal canto suo, la von der Leyen blandisce De Wever: "Il rischio deve essere condiviso da tutti noi: è una questione di solidarietà, un principio fondamentale dell’Unione europea". E anche il cancelliere Merz si è aggiunto alla platea dei tifosi degli asset: "Si sa la mia posizione, voglio che i beni russi vengano utilizzati. Credo che arriveremo ad un accordo". La questione tra l'utilizzo del patrimonio russo anziché il debito europeo, su cui Merz non ha dubbi: scegliere il primo perché tanto "i beni sono già immobilizzati", sta spaccando non solo la stessa Commissione ma le politiche interne di ogni Stato, come dimostra l'Italia.
Intanto, dalla pancia europea, chi ancora fa resistenza contro le folli mosse dell'Unione è Orban: "Garanzie per cosa? L’idea è completamente stupida: ci sono due Paesi in guerra, non è l’Ue, sono la Russia e l’Ucraina. E qualcuno, l’Unione europea, vuole sottrarre i soldi di una delle parti in guerra e darli poi a un’altra: è una marcia dentro la guerra. Quindi il primo ministro belga ha ragione: non lo dovremmo fare". E Kaja Kallas punta il dito contro la "finta" volontà russa di sedersi al tavolo dei negoziati: "Putin conta sul nostro fallimento, quindi non dovremmo dargli questa soddisfazione. Gli asset? Accettarli significa assumersi tutti il rischio, perché si tratta di una proposta europea: quindi rischi e oneri sono condivisi in modo equo".
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