Sabato, 13 Dicembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Ucraina e asset russi, lo "schiaffo" di palazzo Chigi al Quirinale: il governo frena sull’uso dei beni congelati. Lo strappo tra Meloni e Mattarella che certifica due “Italie”

13 Dicembre 2025

Ucraina e asset russi, lo "schiaffo" di palazzo Chigi al Quirinale: il governo frena sull’uso dei beni congelati. Lo strappo tra Meloni e Mattarella che certifica due “Italie”

Meloni e Mattarella, fonte: imagoeconomica

Questa volta lo strappo è avvenuto alla luce del sole. Non dietro le quinte, non nei corridoi del Quirinale, non attraverso le consuete moral suasion informali. Sul dossier più sensibile della politica estera – Ucraina e uso degli asset russi congelati – Sergio Mattarella è rimasto politicamente isolato, mentre Giorgia Meloni ha imposto la linea del governo, senza arretrare di un millimetro.

I fatti sono chiari. Nel Consiglio Ue di ieri, l’Italia ha sostenuto formalmente la decisione di prorogare sine die l’immobilizzo dei circa 210 miliardi di euro di beni russi, ma ha contemporaneamente sottoscritto – insieme a Belgio, Malta e Bulgaria – una lettera di precisazioni che frena esplicitamente l’uso diretto di quegli asset per rifinanziare subito Kiev. Un atto politico inequivocabile, che conferma la linea prudente e negoziale dell’esecutivo italiano. In una parola pro Trump e con poca Europa.

Poche ore prima, però, il Presidente della Repubblica aveva preso la parola pubblicamente per ribadire che “l’Italia sta con l’Ucraina”, proprio mentre a Bruxelles il governo lavorava per evitare una forzatura giuridica e politica sull’uso dei beni russi congelati. Due messaggi divergenti, lanciati in simultanea. E questa volta non si è trattato di sfumature.

La frattura istituzionale

Non è complottismo registrare una tensione istituzionale evidente tra Quirinale e Palazzo Chigi. Mattarella ha scelto di intervenire nel momento più delicato del negoziato europeo, parlando sopra la voce del governo, mentre questo era impegnato in una trattativa a porte chiuse. Una scelta che solleva interrogativi non solo politici, ma anche costituzionali.

In una Repubblica parlamentare, la politica estera è prerogativa dell’esecutivo, sotto il controllo del Parlamento. Il Capo dello Stato rappresenta l’unità nazionale, non una linea alternativa. Eppure, ancora una volta, Mattarella ha dato l’impressione di voler “correggere” pubblicamente l’indirizzo del governo, collocandosi su una posizione più allineata con Francia e Germania che con l’esecutivo italiano.

Due visioni inconciliabili

Nel merito, la distanza è profonda. Per Mattarella, “stare con l’Ucraina” significa sostenere senza ambiguità la prosecuzione della resistenza militare, anche attraverso strumenti finanziari straordinari come l’uso degli asset russi congelati. Significa, soprattutto, guardare con sospetto al canale negoziale aperto tra Donald Trump e Vladimir Putin, evocato più volte dal Quirinale come una “pace dei violenti”.

Per il governo Meloni, invece, la priorità è un’altra: reggere il gioco al presidente degli Stati Uniti Donald Trump, l'uomo che assieme al presidente della Russia Vladimir Putin regge le fila dell'"Internazionale sovranista".

È una linea alla quale la premier lavora da mesi ma che ora ha trovato una formalizzazione scritta in sede Ue. Una linea che, di fatto, ha prevalso, lasciando il Capo dello Stato senza sponde operative.

Mattarella costretto allo scoperto

È in questo scenario che va letta l’uscita pubblica del Presidente. Senza più una maggioranza politica o europea a cui appoggiarsi, Mattarella è costretto a esporsi direttamente, come già avvenuto un mese fa in Germania, con un discorso esplicitamente critico verso Trump, su invito del presidente Steinmeier.

Due Capi di Stato formalmente “senza poteri”, ma politicamente impegnati a difendere una linea che oggi appare minoritaria. In Italia come in Europa.

La realtà, al netto delle letture ideologiche, è semplice: sul dossier ucraino, il governo Meloni detta la linea e il Quirinale prende atto. Per la prima volta in modo così visibile. Una frattura che non produce una crisi immediata, ma che segna un precedente destinato a pesare.

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x