21 Novembre 2025
Itamar Ben-Gvir, fonte Facebook, @Rassegna internazionale sulla Palestina
Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir ha annunciato che sarà alla guida di una delegazione di Tel Aviv inviata negli Stati Uniti per studiare "i migliori metodi di esecuzione" per i prigionieri palestinesi.
Una delegazione del Ministero della Sicurezza Nazionale israeliano, guidata dal ministro dell’Otzma Yehudit Itamar Ben-Gvir, si prepara a visitare diversi Paesi che ancora applicano la pena di morte, tra cui gli Stati Uniti. A rivelarlo è Channel 14, emittente privata israeliana, secondo cui lo scopo della missione è studiare “il modo ottimale” per implementare l’esecuzione capitale contro prigionieri palestinesi accusati di pianificare o compiere attacchi contro Israele.
Fonti citate dalla rete spiegano che la delegazione includerà anche rappresentanti del Servizio Carcerario Israeliano, incaricati di valutare le procedure operative, i protocolli di sicurezza e le tecniche utilizzate nei Paesi che prevedono la pena capitale. Tra i metodi presi in considerazione figurano l’iniezione letale, la sedia elettrica e altre forme di esecuzione contemplate all’estero.
La notizia emerge mentre la Commissione per la Sicurezza della Knesset ha discusso, nella stessa giornata, i preparativi per portare avanti una proposta di legge che intende introdurre formalmente la pena di morte per alcuni prigionieri palestinesi. Il provvedimento ha già superato la prima lettura e si avvia verso le seconde votazioni decisive.
Il documento di principi presentato dal presidente della Commissione, Zvika Vogel — anch’egli membro del partito di estrema destra Otzma Yehudit — specifica che le esecuzioni dovrebbero avvenire entro 90 giorni dalla sentenza. Inoltre, chi fosse condannato per aver ucciso un ebreo “solo perché ebreo”, compresi mandanti e pianificatori, non avrebbe diritto ad alcun appello.
Secondo il quotidiano Haaretz, il testo attualmente suggerisce l’iniezione letale come metodo standard da adottare nelle carceri israeliane. La proposta, però, ha sollevato feroci critiche sia in patria che all’estero: organizzazioni per i diritti umani denunciano che una legge del genere consoliderebbe un sistema già giudicato discriminatorio nei confronti dei palestinesi e rappresenterebbe un pericoloso arretramento rispetto agli standard internazionali.
Nonostante le pressioni e le possibili ripercussioni diplomatiche, il governo Netanyahu — in cui Ben Gvir è uno dei ministri più influenti — sembra determinato a velocizzare il processo legislativo. Nei prossimi mesi, la discussione sulla pena capitale potrebbe trasformarsi in uno dei punti più controversi della politica israeliana contemporanea.
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